scritto da Mariano Avagliano - 08 Febbraio 2019 15:28

LIBRI & LIBRI M – Il Figlio del Secolo

Lui è la Bestia. Che avanza e sente, anzi, fiuta i tempi. Le angosce delle genti e i tanti sparsi latenti fermenti.

Principia così uno dei romanzi storici più letti dell’anno appena andato. “M – il figlio del secolo” di Antonio Scurati ripercorre i passi storici salienti della storia di Benito Mussolini e, o meglio, soprattutto del nostro Paese.

Tra continue lotte intestine e indecisioni incede, il romanzo, tracciando, piano piano, l’emergere, dall’abisso, di un personaggio che, comunque nel Bene e nel Male, ha saputo farsi interprete della sua epoca. Fatta di contrasti, contraddizioni, incapacità e indecisioni tipiche dell’essere italico.

A distanza di quasi cent’anni, sta qua la grandezza dell’opera di Scurati, tutto questo risuona ancora in tono. La storia è sempre quella di un Paese in bilico, in continua attesa di un avvenire che, forse, non viene mai dato.

Ne viene fuori il personaggio, contraddittorio e impetuoso, in lotta con sé stesso anzi tutto, prima che con le fronde di cui si circonda. Nella tensione, animale, del possesso e dominio di tutto quello che trova davanti a sé.

Per capire il Male bisogna conoscerlo, andarci a fondo, dentro e, addirittura, immedesimarsi in esso. E qui sta la vera, e concreta grandezza dell’opera di Antonio Scurati. Anzi, dell’Antifascista Scurati.

Nell’opera che sembra, come un diario, accompagnare la vita giorno dopo giorno del duce del fascismo, viene fuori con facilità l’incapacità del tempo dell’epoca di leggere quello che stava succedendo e, quindi, di porvi dovutamente rimedio.

Al contempo, viene fuori l’imprevedibilità degli eventi. L’uomo, M per dirla col romanzo, diventa per certi aspetti vittima della sua creatura. Il fascismo, per come fiabescamente lo poteva aver immaginato, sarebbe dovuto esser movimento puramente rivoluzionario fine al rinnovamento della italica classe dirigente dell’epoca troppo avvezza, come il Primo Ministro Facta, a lustrarsi e lisciarsi i baffi piuttosto che a comprendere il contesto. E invece, per molta roba, sfugge di mano, la violenza che fa la sua forza, al deflaglare iniziale, diventa sin da subito la sua più sincera condanna.

Scurati riesce, comunque, senza nessuna difesa e nessuna critica anzi, a dare un’immagine quasi veritiera del fenomeno di quegli anni. Il duce osannato dalle potenze europee come “Alessandro Magno del tempo” si fa interprete, comunque, del rinnovamento, in potenza, dell’Italia.

In contrasto, anzi, in competizione col Vate Dannunzio che, alla fine, dopo Fiume, viene riccamente esiliato.

La parentesi fiumana è ben ricca: Scurati ci porta dentro la vita, frenetica, dei primi giorni euforici di Fiume che sembra voler, a tutti gli effetti, rappresentare un’alternativa, reale, di vita al mondo dell’epoca, tutta quanta fatta di trionfo e di estetica. D’altronde col Vate non poteva esser diversamente.

M, nonostante la sua capacità di leggere il tempo, interpretarlo farsene cavaliere e condottiero, rimane, alla fine schiavo della sua creatura. Schiavo perché non riesce a dominarla. La Bestia, ch’egli fa nascere, o rinascere, non riesce, alla fine a governare gli istinti che ne sono alla base.

Ecco perché, forse pure per questo, dopo poco soccomberà alla Potenza della Germania che tutto, letteratura, storia e liturgia, prenderà del culto di Potenza dell’Antica Roma che M, pazientemente e con impeto, sa unicamente far rinascere.

Non s’entra nel senso degli eventi, M interpreta il racconto del personaggio, voluttuoso come se tutto il mondo fosse vortice animale e polvere da sparo, senza, per fortuna, profilare giudizio alcuno. Unica, forse, opera del suo genere. Unico racconto del duce del fascismo senza un giudizio distruttivo o celebrativo.

E qui sta anche la grandezza perché, tra messaggi, comunicati stampa dell’epoca e racconti in prima, si riesce quasi a vivere il Personaggio M, nel Personaggio.

Come tutti i libri che si profumano di grandezza fanno, veramente, “M – Il figlio del secolo” sembra quasi voler aprire una finestra sul quotidiano. La Bestia, vuoi o non vuoi, nel nostro Bel Paese, fatto di passioni immense e incomprensibili, rimane sempre in agguato.

Sta a noi, giorno dopo giorno, saperla riconoscere e, nelle mille imperfezioni del Presente, metterla a cuccia. A tacere.

Come si fa coi brutti sogni. Si beve un sorso d’acqua e ci si gira dall’altra parte per riprendere sonno.

Importante è non perdere tempo, solo, a lisciarsi i baffi.

Ha iniziato a scrivere poesie da adolescente, come per gioco con cui leggere, attraverso lenti differenti, il mondo che scorre. Ha studiato Scienze Politiche all’Università LUISS di Roma e dopo diverse esperienze professionali in Italie e all’estero (Stati Uniti, Marocco, Armenia), vive a Roma e lavora per ItaliaCamp, realtà impegnata nella promozione delle migliori esperienze di innovazione esistenti nel Paese, di cui è tra i fondatori. Appassionato di filosofia, autore di articoli e post, ha pubblicato le raccolte di poesie “Brivido Pensoso” (Edizioni Ripostes, 2003), “Esperienze di Vuoto” (AKEA Edizioni, 2017).

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