L’intervista che pubblichiamo oggi a Marcello Murolo, tra i papabili più quotati quale candidato a sindaco alle prossime comunali in funzione anti-Servalli, stimola a formulare più di una considerazione, anche perché non condividiamo appieno qualche passaggio.
Cominciamo con il dire che, rispondendo ad un interrogativo retorico che pone Murolo, se da un lato certe categorie politiche, come destra, sinistra e centro, sono in larga misura superate, è anche vero che talune differenze culturali e politiche sussistono ancora, sia pure nella confusione più totale in quanto a protagonisti ed esplicitazioni fattuali. Insomma, tanto per fare un esempio, è pacifica ed univoca la collocazione politica di esponenti come Renzi, Fico, Di Maio, Casini? No, con tutta la buona volontà, c’è da perdere la testa.
Marcello Murolo, tuttavia, ha pienamente ragione quando afferma che “le linee di frattura non sono più quelle di trent’anni fa, e la società si divide su problemi diversi, molto meno ideologici di una volta”.
D’altro canto, se non fosse così, risulterebbe davvero inspiegabile il successo elettorale ottenuto dai Cinque Stelle e in questi ultimi mesi dalla Lega di Salvini. La verità è che, come scriveva qualche giorno fa Marcello Veneziani su Panorama, “si è rotto il patto sociale tra governati e governanti, tra media e utenti, tra élite e popolo… Già con la seconda repubblica la società si era rivoltata contro la politica, ed era nato il berlusconismo; ora si rivolta e inveisce anche contro l’economia, contro i potentati europei e l’intera classe dirigente”.
Se questo è, allora è forte il timore che sarà ancora più complicato costruire un’alternativa politico-amministrativa all’attuale maggioranza politica cittadina. L’impresa ci appare addirittura titanica, soprattutto per chi come noi ragiona ancora in termini di una logica politica i cui schemi, però, sembrano essere tanto rodati quanto obsoleti.
Ci consola, tuttavia, un passaggio dell’intervista a Murolo, quando questi ci solleva dal peso di essere risultati troppo severi in questi ultimi tempi verso l’attuale Amministrazione comunale, da noi qualificata come l’espressione del grigiore e dell’ordinarietà. Murolo va ben oltre, il suo giudizio è tranchant: “C’è qualcosa di più grave da un punto di visto amministrativo. La città è ferma, appiattita sull’esistente e sui progetti lasciati in eredità dalle amministrazioni precedenti. Nulla di valido e di duraturo è stato messo in cantiere per il futuro. La nave si è arenata, tirarla fuori dalle secche e rimetterla in moto non sarà facile”.
E’ questa la durissima valutazione, tanto drastica quanto impietosa, dell’operato di Servalli e soci formulata da un oppositore che punta a scalzarli dal potere. E che ci fa apparire come delle anime candide. D’altra parte, ci sta: un conto è la vis polemica politica, diversa è quella giornalistica. Insomma, altro che grigiore e ordinarietà, la critica di Murolo è a tutto campo e, sebbene garbata nei modi, feroce nei contenuti. Chissà se di ciò ne faranno tesoro qualche assessore più intento ad agitarsi sui social che a riparare strade, ma anche gli ascari di questa Amministrazioni, qualcuno finanche stipendiato dai contribuenti cavesi, sempre pronti a difendere il fortino sparando ad alzo zero ad ogni stormir di fronda.
Detto ciò, l’intervista di Murolo in diversi passaggi -dalla qualità dell’attività politica e amministrativa dell’opposizione alla gestione dell’ordinario, dalla promozione di un’industria culturale cittadina all’auspicio della crescita sociale e civile con l’affermazione dei valore del bene comune- meriterebbero una riflessione cui dobbiamo rinunciare per l’ovvia ragione di non abusare della pazienza dei lettori.
Non possiamo, però, non commentare la fiducia che Murolo, un più che possibile candidato a sindaco, nutre nella capacità di mettere insieme un’alternativa politica e programmatica. A quanto pare, questa alternativa secondo il nostro potrebbe venir fuori senza problemi individuando “di comune accordo le priorità”, nonché concordando “le risorse da impiegare”, oltre a “impegnarsi seriamente a fare le cose e a farle bene e per l’intero”. “Se c’è accordo su questo, e se queste linee di azione nascono dalla conoscenza dei bisogni e delle richieste della comunità”, allora l’alternativa è cosa fatta secondo Murolo.
Come non essere d’accordo con simili premesse, il guaio è che per arrivare a questa pluralità di condivisioni ci vorrà tempo e fatica, e non solo. Insomma, come dire, proprio qui casca l’asino. Per ora, ma forse sbagliamo, si vede poca unità di intenti, persino nelle modalità. E più che altro si vedono dei possibili candidati a sindaco. Aspirazioni tutte legittime, ma francamente in numero a dir poco eccessivo e forse in prospettiva divisivo, tanto da lasciare molto perplessi e poco speranzosi che si riuscirà a trovare in tempi ragionevoli, e non magari all’ultimo minuto, la quadra.
Tirando le somme, non si può, come osservatori delle faccende politiche metelliane, che sottoscrivere i contenuti, le modalità e la tensione etica, espressi da Marcello Murolo, il quale è indubbiamente una risorsa preziosa della politica cittadina alternativa a Servalli, al pari di altri, primo fra tutti Fabio Siani.
La politica, però, segue quasi sempre strade diverse, a volte complesse e intricate, in altre occasioni, invece, approssimative e semplicistiche. Chissà allora cosa verrà fuori da qui ad un anno. Per ora l’opposizione, anche se la forma al plurale appare più appropriata, somiglia più che altro ad un pollaio con troppi galli. Non è detto che, alla fine, non si arrivi ad una sintesi. Anzi. Resta da capire, in questo caso, quale sarà la qualità di questa sorta di sublimazione politica e soprattutto in prospettiva di governare la città su cosa essa poggerà e come si espliciterà poi nell’azione concreta.
Come credenti non possiamo che essere speranzosi, sebbene il cinismo di andreottiana memoria ci induce a peccare nel pensar male, nella convinzione che poi spesso si indovina.
In conclusione, guardando lo stato dell’arte, la sensazione prevalente è che il sindaco Servalli forse può dormire sonni ancora tranquilli. La preoccupazione vera, tuttavia, è un’altra: immaginare, in un caso o nell’altro, una città che invece di sognare un futuro diverso e migliore, rischi di vivere l’incubo di ritrovare dietro l’angolo la cattiva politica, o quantomeno una politica sempre più modesta se non ancor più scadente dell’attuale.