Cava, al Liceo Scientifico “Genoino” incontro con Filomena Lamberti sfigurata con l’acido dal marito
Il Liceo scientifco “A. Genoino” è stato sede l’altro ieri di un altro interessante incontro con Filomena Lamberti, la donna di origine cavese, sfigurata con l’acido dal marito e autrice del libro “Una nuova vita”, romanzo corale e importante testimonianza dei soprusi che ogni giorno tantissime donne sono costrette a subire.
La conferenza, fortemente voluta dal team di insegnanti che promuovono il progetto sulla legalità, si è aperta con le note della canzone/poesia “La donna cannone”, dedicata a Filomena, che, proprio come la donna della canzone, ha avuto il coraggio e la forza di ricominciare a volare. Ad interpretarla sono stati gli alunni Niccolò Foglio, alla chitarra e la voce di Francesco Capuano, accompagnati al pianoforte dalla prof.ssa Paola Bucciarelli. Toccante, poi, è stato il racconto della donna, che, con parole semplici ma intrise di speranze, ha ripercorso quell’amore “perfetto” che lentamente si è trasformato in un incubo.
Filomena incontra Vittorio a soli 16 anni e se ne innamora perdutamente, tanto da decidere di sposarlo nonostante la disapprovazione della famiglia e i primi segni di violenza subita. Le cose, però, sono tragicamente declinate: Vittorio si rivela un uomo possessivo e aggressivo e a soli 22 anni Filomena si ritrova a sperare che un figlio in arrivo possa risanare il loro nido d’amore.
Le violenze tuttavia si protraggono per anni, anche in presenza dei bambini e la sua vita si riduce progressivamente in una dimensione di reclusione tra casa e pescheria, lontano da ogni amicizia o parentela, finché la donna non scopre Facebook, che le riapre una piccola finestra sul mondo.
Vittorio, in preda all’ira, la accusa di star pianificando il suo omicidio e non esita a denunciarla; Filomena, quindi, si rende conto che il legame si è ormai rotto e decide di lasciarlo dopo anni di silenzio, ma la reazione non tarda ad arrivare: una notte l’ex marito le versa sul volto una bottiglia di acido solforico, intimandole in dialetto “Guarda che ti do!”.
La donna viene ricoverata d’urgenza al reparto Grandi Ustionati dell’ospedale Cardarelli, dove per settimane ha lottato tra la vita e la morte; cariche di speranza, però, le sue parole: “Credo ancora nell’amore, ragazzi, ma per ora sono innamorata solo della mia libertà, sto assaporando il valore della libertà”.
Dopo l’aggressione, l’uomo viene arrestato, affronta il processo per direttissima e patteggia la pena, da 18 mesi, ne sconta solo 15. “A me non è stata data giustizia” – commenta Filomena, ma invita comunque le donne a denunciare e a rivolgersi ai centri d’ascolto.
Dopo la testimonianza, la preside Stefania Lombardi, commossa ed emozionata dalle parole di Filomena, è intervenuta offrendo numerosi spunti di riflessione a partire da citazioni del romanzo e da un’attenta “analisi testuale” . Ha sollecitato continuamente gli alunni, invitandoli ad aprire gli occhi, ad essere attenti e a vivere in modo consapevole l’ adolescenza, a non aver paura dell’amore, a reagire di fronte ad ogni forma di violenza, a non essere indifferenti nei confronti di tutti i problemi di che affliggono la società odierna.
Subito dopo, la classe IIIA, coordinata dalla prof. Sonia Avagliano, si è esibita in una rappresentazione, “Ali di donna”, ispirata al romanzo della signora Lamberti, con il balletto della ginnasta Valeria Alviani e la recitazione degli alunni Raffaella Lamberti e Antonio Adinolfi. Accorate parole sono state pronunciate, poi, dalla presidente dell’associazione Spazio Donna, la dottoressa Vilma De Sario, e dall’avvocato del Centro Antiviolenza, Simona Onesti, volontarie, che quotidianamente, offrono il loro servizio in difesa delle donne vittime di soprusi.
L’incontro si è chiuso con un omaggio floreale e con un caloroso saluto dei presenti, fino ad allora completamente coinvolti dalle parole e dal messaggio carico di speranza e coraggio mandato dalla donna.
“Oggi io sto bene, vivo con la mia identità violata. Io oggi vivo, per trentadue anni ho sopravvissuto!”. (Giusy Petti)