Nell’interessante intervista all’avvocato Marco Salerno, pubblicata oggi dal nostro giornale, tra i tanti passaggi interessanti uno in particolare merita di essere approfondito. Riguarda la politica e i suoi protagonisti, spesso anche inadeguati e inconsistenti, è vero, ma in ogni caso bistrattati oltre misura.
L’avvocato Salerno, da penalista con esperienza sui reati e sulle responsabilità sia penali che civili dei pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni, ritiene che “l’azione politica che si traduce nell’azione amministrativa e di indirizzo di una città sia, allo stato, uno dei lavori più complessi e usuranti”. Per quel po’ di esperienza che abbiamo avuto anche noi modo di maturare negli enti pubblici, l’affermazione dell’avvocato Salerno non solo è responsabile, ma soprattutto sacrosanta e veritiera. Da qui, la successiva affermazione che andrebbe scolpita nel marmo e che dovremmo sempre tenere a mente: “L’impegno della classe dirigente, dunque, merita rispetto”. Questo, ovviamente, non vuol dire che la politica e i politici non debbano essere soggetti a critiche e quando è il caso a severe censure, ci mancherebbe, ma sempre tenendo presente tanto la dignità delle persone quanto la gravosità dell’impegno richiesto.
“Attività, oltretutto -spiega ancora Marco Salerno- svolta in un clima di diffidenza e svalutazione dell’impegno dei singoli amministratori, spinti, loro malgrado, verso un pericoloso auto-isolamento. Questa condizione induce, come detto, molti ad allontanarsi dalla vita politica”. E’ quello che è successo negli ultimi venti-trent’anni, in cui abbiamo assistito al conseguente e graduale, ma inarrestabile, oltre che evidente e significativo, scivolamento verso il basso della qualità del personale politico, sempre più scadente, incolto, impreparato. Insomma, abbiamo talmente sparato nel mucchio, ci siamo fatti prendere dalla fregola di un giustizialismo a buon mercato da un lato e dalla delegittimazione della politica dall’altro, che alla fine ci ritroviamo un panorama fatto di macerie sulle quali spesso si ergono arruffapopoli e ciarlatani.
Certo, questo è quello che è successo nel nostro Paese, anzi, tutto sommato, nella nostra città è andata pure meglio.
Nella valle metelliana, tuttavia, come a ragione evidenzia con intelligente puntualità e apprezzabile lucidità l’avvocato Salerno, “negli ultimi anni è venuta meno una strategia condivisa di sviluppo, conseguenza di una forte frammentazione politica e scarsa coesione sociale che ha determinato, in ragione dei continui contrasti e avvicendamenti nella leadership, un sistematico rallentamento delle decisioni importanti e il rinvio di scelte di lungo respiro”.
In altri termini, è mancata una visione, come giustamente evidenzia Salerno, ovvero “l’indicazione della direzione che la città avrebbe dovuto percorrere, purtroppo, proprio in periodi che, al contrario, richiedono rapidità di azione e una pronta capacità di risoluzione di problemi”.
Analisi a dir poco condivisibile.
In fondo, riprendendo le battute finali dell’avvocato Salerno, ne viene fuori, quasi di conseguenza, che Cava si rivela vivace, e non potrebbe essere altrimenti per la tradizione storica e culturale che si ritrova, ma anche corrosiva, perché incapace, in questa stagione che stiamo vivendo, di essere coesa socialmente e politicamente.