L’economia della cultura in Italia: trend in crescita, ma ancora sotto le reali potenzialità
L’appuntamento con Matera Capitale Europea della Cultura 2019 è ormai prossimo. Sarà una grande opportunità per far conoscere un Sud ricco di cultura che ha voglia di fare ed essere attrattivo.
Cultura, creatività e innovazione costituiscono il motore dello sviluppo economico e sociale, trasformando il capitale intellettuale in crescita economica e sociale.
Secondo i dati emersi dalle ultime ricerche in merito, è risultato che la cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana e della ripresa del nostro Paese. 1,5 mil di persone lavorano nell’impresa cultura, ovvero il 6,1% del totale degli occupati in Italia, con una crescita annuale dell’1,6% rispetto alla media nazionale ferma all’1,1%. Tuttavia gli investimenti da parte delle strutture pubbliche in questo settore sono ancora ridotti rispetto a quanto meriterebbe.
La domanda sorge spontanea: l’economia della cultura potrebbe dunque realmente rivelarsi come uno dei possibili veicoli di “exit strategy” dalla crisi? Sicuramente, ma occorre prima di tutto superare la convinzione ancora radicata che la cultura sia qualcosa da conservare e preservare piuttosto che una componente dello sviluppo produttivo su cui puntare. La bellezza è indubbiamente uno dei nostri punti di forza. L’Italia ha un vantaggio competitivo grazie al suo straordinario patrimonio storico, artistico, archeologico. Bisogna puntare al massimo su questi fattori per trarre benefici da questa voglia di Italia che c’è nel mondo.
Se allarghiamo lo sguardo dalle imprese che producono cultura in senso stretto, a tutta la “filiera della cultura”, ovvero ai settori ad essa correlati come il turismo, il commercio, i trasporti, attività immobiliari, marketing e pubblicità, il valore aggiunto prodotto dalla cultura vola al 16,6% del totale dell’economia nazionale. I numeri dimostrano senza ombra di dubbio che la cultura è uno dei motori della nostra economia e della ripresa ed emerge con chiarezza quanto il “sistema Italia” debba a cultura e creatività.
Per quanto attiene alle imprese giovanili, esse rappresentano il 7,7% del settore culturale. Un dato molto basso, se si pensa che il nostro paese detiene il record mondiale di siti patrimonio dell’Unesco e che le dotazioni di tipo museale del nostro paese sono decisamente superiori a quelle di qualsiasi altro competitor internazionale. Viene mestamente da pensare che la cultura non sia un lavoro per giovani in Italia. Non ancora, almeno.
Eppure la cultura è una risorsa grandissima, soprattutto per il Mezzogiorno. Per antonomasia spesso siamo soliti ripetere che il Mezzogiorno è cultura. Nonostante ciò rimane, nella maggior parte dei casi, un capitale spesso inespresso, mal gestito, oppure sfruttato senza le opportuni reti che ne aumenterebbero la valorizzazione. Occorrerebbe, invece, un’importante azione di promozione e rilancio di quelle risorse inesauribili che sono l’ingente patrimonio di cultura che caratterizza il nostro territorio.
E’ questa la sfida che ci attende: puntare sulla cultura e sulla creatività che, di riflesso, significa puntare in alto, su competenze in grado di affrontare la stagione dell’Industria 4.0.