Con i risultati positivi delle ricerche si sono ridotti di 1/3 (-33%), rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, i prezzi del tartufo bianco che hanno toccato i 300 euro all’etto al borsino del tartufo di Alba, punto di riferimento a livello nazionale, per pezzature medie attorno ai 20 grammi, proprio all’apertura della Fiera Internazionale, secondo la Coldiretti. Valori molto piu’ convenienti rispetto allo scorso anno che stanno facendo volare i consumi si registrano dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria dove sono numerosi i territori battuti dai ricercatori del Tuber magnatum Pico che si sviluppa in terreni freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione.
“Si stima – sottolinea la Coldiretti – che siano coinvolti complessivamente circa duecentomila raccoglitori ufficiali che riforniscono negozi e ristoranti ed alimentano un business che comprensivo di indotto sviluppa un valore stimato in circa mezzo miliardo di euro tra fresco, conservato o trasformato anche grazie alla grande capacità di attrazione turistica ed enogastronomica con mostre, sagre e manifestazioni che stanno entrando nel vivo in tutta Italia e che rappresentano una ottima occasione per acquistare o assaggiarlo nelle migliori condizioni e ai prezzi più convenienti”.
Una opportunità anche per i funghi che anch’essi hanno beneficiato delle condizioni climatiche, con una estate con il 56% di precipitazioni in più, poiché la crescita per essere rigogliosa richiede come condizioni ottimali terreni umidi senza piogge torrenziali, una buona dose di sole e 18-20 gradi di temperatura all’interno del bosco. Dopo un 2017 particolarmente negativo per gli effetti della siccità che hanno lasciato a mani vuote molti appassionati ricercatori, le previsioni quest’anno sono per un raccolto ben superiore a quello delle annate normali negli oltre 10 milioni di ettari di bosco che coprono un terzo dell’Italia. Una boccata di ossigeno per gli appassionati lungo tutta la Penisola dove per porcini, finferli, trombette, chiodini si stanno registrando risultati particolarmente incoraggianti.
“Il raccolto 2018 di nocciole si prospetta in crescita, con una ripresa delle produzioni dopo un deludente 2017, anche se, in alcune zone, ci sono state difficoltà legate alle precipitazioni eccessive dell’ultimo periodo, mentre per il kiwi, l’esotico vitaminico Made in Italy, il raccolto – riferisce la Coldiretti – fa segnare un balzo del 18% con l’Italia che è il primo produttore europeo e il secondo mondiale dopo la Cina”.
“Anche la vendemmia – continua la Coldiretti – si prevede in aumento tra il 10% e il 20% attorno ai 50 milioni di ettolitri che garantisce all’Italia il primato mondiale”.
L’annata si prospetta generalmente positiva anche per le castagne che fanno segnare un aumento della produzione dopo la strage provocata da un insetto alieno, il cinipide galligeno del castagno, proveniente dalla Cina che per anni ha infestato i boschi lungo la Penisola. Si tratta del Dryocosmus kuriphilus che provoca nella pianta la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni contro il quale è stata avviata con successo una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e accurata diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale.
Quest’anno la stagione è stata segnata da un aumento in quantità e in qualità anche se in alcune zone ha pesato negativamente l’andamento climatico eccessivamente piovoso. Complessivamente va registrata una netta ripresa dello stato di salute di quello che Giovanni Pascoli chiamava “l’italico albero del pane”, simbolo dell’autunno nei libri scolastici di molteplici generazioni di giovani scolari.
Siamo tuttavia ancora lontano dai fasti del passato tanto che nel 1911 la produzione di castagne ammontava a 829 milioni di chili, ma ancora dieci anni fa era pari a 55 milioni di chili.
“Con la ripresa della produzione nazionale, calano anche le importazioni, ma resta alto il rischio – continua la Coldiretti – di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Turchia, Spagna, dal Portogallo e dalla Grecia. Infatti l’Italia, nel corso del 2017, ha importato oltre 21 milioni di chili di castagne (in frenata rispetto ai quasi 38 milioni di chili del 2016), spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori”.
Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, la Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. (fonte Coldiretti)