Cava, le dimissioni dell’assessore Trapanese e il raffreddore di Breznev
Nei bei tempi andati, si fa per dire, dell’URSS, i leader del regime comunista morivano dopo essersi ammalati di raffreddore. Sì, perché le loro malattie venivano tenute nascoste per mesi e le loro assenze dalla vita pubblica venivano giustificate a causa di un banale malanno come un semplice raffreddore. Fu così per il segretario generale del PCUS Leonid Breznev. E lo stesso avvenne con il suo successore Yurij Andropov morto per insufficienza renale dopo molti mesi di malattia, ufficialmente fatta passare per raffreddore. E così era quasi sempre avvenuto in passato.
In Unione Sovietica succedeva anche peggio, in verità. Accadeva che quando un capoccione, leader di partito o ministro, veniva defenestrato, il tutto era giustificato con la formuletta “per sopravvenute ragioni personali”, che avevano portato alle spontanee dimissioni. Salvo poi scoprire, anni dopo, che l’esilio, o peggio il carcere o un soggiorno coatto in Siberia, era stato il vero destino capitato al “dimissionario”.
Diciamo questo perché quando abbiamo letto che per sopraggiunti impedimenti di carattere personale l’assessore Trapanese si era dimessa, era scontato, per un insieme di motivi che spiegheremo in seguito, pensare che una giustificazione così burocratica e per nulla originale potesse, invece, nascondere motivazioni politiche molto più consistenti.
Sembrerebbe che le cose non stiano così. L’Ufficio Stampa del Comune di Cava deì Tirreni e il Partito Socialista locale si sono affannati a farci sapere che le ragioni erano per davvero personali e che il tutto fosse dovuto ad un lutto che ha colpito la dottoressa Trapanese. Non abbiamo motivo di dubitare di ciò e ci dispiace per l’assessore dimissionaria, cui esprimiamo il nostro cordoglio e comprensione.
Ciò non ci impedisce di dire la nostra. In primo luogo, forse bisognerebbe essere più puntuali quando si scrive un comunicato stampa. Per evitare equivoci, bastava chiarire che i sopraggiunti motivi erano dovuti ad un lutto senza specificare altro. Sarebbe bastato ciò per non ingenerare equivoci e non far pensare che si trattasse di un raffreddore di tipo sovietico.
D’altro canto, in questa vicenda non tornavano e, per certi versi potrebbero continuare a non tornare, molte cose. L’ex assessore Trapanese anche se espressione di un partito resta un tecnico e come tale ha avuto a suo tempo e in prima battuta la delega alla pubblica istruzione, mentre appena dieci giorni fa la stessa delega non l’è stata assegnata. La cosa non torna, possibile mai che una dirigente scolastica, un tecnico, non abbia la delega alla pubblica istruzione? I motivi sono chiari e noti: le polemiche e le accuse di conflitto d’interesse per il piano di ridimensionamento scolastico che avevano avuto come bersaglio, a torto o a ragione, proprio la Trapanese, avevano consigliato al sindaco Servalli di tenersi per sé la delega in questione. Era ed è tuttora legittimo, però, pensare che dietro le dimissioni potessero esserci dei contrasti politico-amministrativi, in aggiunta ai prevalenti motivi di natura personale.
Questo abbiamo scritto, ipotizzando eventuali e più che plausibili contrasti all’interno della maggioranza con il Psi o all’interno del Psi. Non crediamo di essere stati offensivi. Non abbiamo dato dell’incompetente o del disonesto a nessuno, tanto meno alla Trapanese. Abbiamo manifestato e confermiamo legittimi dubbi e perplessità (le ragioni personali, ripetiamo, non escludono la compresenza di altre motivazioni), ed ipotizzati, e non certo dato per certi, possibili scenari politici. Non riusciamo a capire, a questo punto, le reazioni stizzite e fuori luogo di qualche esponente socialista e della stessa Trapanese. Dobbiamo forse pensare che non siamo andati lontano dalla verità? Mah, forse molto più semplicemente qualcuno, a cominciare proprio dai socialisti, non ha le physique du rôle, e addirittura si avventura in espressioni che danno il senso dello scarso rispetto per un giornalismo che si fa domande e non fa la grancassa.
D’altro canto, assumere incarichi politico-amministrativi o svolgere attività politica è il frutto di libere scelte, insomma, non l’ha ordinato il medico per seguire qualche terapia, ragione in più, quest’ultima, per sapere stare al gioco e rispettare i ruoli delle diverse parti in commedia.
Forse i politici, mai come adesso, dovrebbero piuttosto imparare a fare il loro mestiere e non assumere l’atteggiamento da maestrine… Hanno poco da insegnare e molto da imparare, a cominciare dall’umiltà e dai primi rudimenti della comunicazione politica. Noi continueremo ad essere rispettosi ed equilibrati, ma non smetteremo di porre e porci domande e a ragionare con la nostra testa in piena libertà ed autonomia, correndo il rischio di sbagliare in buona fede.
E pretendiamo rispetto… E non solo perché lo svolgiamo gratis, con passione civile e professionalità. Poi, ognuno faccia al meglio la sua parte, assumendosene le responsabilità.