Cava, oggi all’orizzonte si intravedono solo nubi nere e minacciose
L’intervista sulla nostra città che oggi ha pubblicato il nostro giornale, è quella rilasciata da Luigi Gravagnuolo, già sindaco di Cava de’ Tirreni due consiliature fa, ma soprattutto uomo di cultura vivace, spesso persino spumeggiante. Di sicuro, Gravagnuolo ha una visione della nostra città così completa ed articolata, che le sue risposte, nessuna esclusa, sono una miniera di suggerimenti e di spunti di riflessione. A maggior ragione oggi, in questo sabato successivo al botto prodotto da una vicenda giudiziaria che ha molto colpito la città per le ombre, che speriamo siano fugate al più presto, proiettate sulla politica e sulle istituzioni cittadine.
Per questo, riteniamo assai significativo che tra le cose giudicate degne di essere buttate via, Gravanguolo annoveri l’inerzia intellettuale collettiva della stagione che stiamo vivendo, la quale, “di fronte all’inderogabile urgenza di trovare strade nuove per il profilo futuro, rinunciando alla fatica della ricerca, si fa mugugno sotto i portici e continuo mormorio, ora contro questo, ora contro quest’altro”. E ora soprattutto sui social, aggiungiamo noi.
Ebbene sì, fino a pochi anni fa, non oltre l’ultimo decennio del secolo scorso, in città vi erano molti luoghi e momenti di discussione pubblica su vari temi, dalla politica alla tutela dell’ambiente, dalla cultura al socio-economico. Vi era un fervore intellettuale, una passione civile di tutto rispetto, messe in campo da singoli, circoli, associazioni, giornali, ma anche radio e televisioni, che rendevano l’aria cittadina culturalmente frizzante, civilmente tonificante, politicamente respirabile. Oggi, di quella partecipazione anche emotiva non c’è neanche il più pallido ricordo. C’è il piattume più desolante in compagnia dell’eterno inciucio dei portici e delle volgarità, dell’idiozia, dell’odio a buon mercato, che abbondano sui social, troppo spesso ridotti a fogna mediatica.
Eppure, come evidenzia Gravagnuolo, anche oggi è forte “la generosità delle tante associazioni attive in città, nel sociale, nel campo civico ed in quello religioso”. Eppure, nonostante ciò, come lamenta il nostro, c’è una evidente e disarmante inerzia intellettuale collettiva. Forse come cavesi, ma è difficile ritenere che il problema sia solo nostro, un po’ ci siamo ritirati nel privato, come dire, nel circuito famiglia-lavoro, assolvendo il nostro dovere civico in una partecipazione blanda, quasi sempre particolarmente accorta, in attività e in organismi autoreferenziali e neutri. In altre parole, attenti a non sporcarci le mani con l’impegno politico e civile forte, divisivo, ma anche di prospettiva.
Sarà assai difficile, come immagina Gravanguolo, che in queste condizioni da questa nostra città, una nobile decaduta, riesca a nascere la bimba che porta in grembo, in pratica, un futuro da coltivare. Il nostro, consapevole delle difficoltà, si augura che qualcuno sia capace di usare il forcipe per far nascere questa nuova creatura.
Per ora, con tutta la buona volontà e anche con il conforto socratico, non si vede affatto chi possa essere la levatrice di questa nuova città, di questo nostro futuro. Per ora, soprattutto in questo sabato tanto assolato quanto triste per la nostra città, all’orizzonte politico e istituzionale si intravedono purtroppo solo nubi nere e minacciose…
Tuttavia, non lasciamoci prendere del tutto dallo sconforto. D’altronde, come in modo consolatorio ci suggerisce una afflitta quanto incantevole Rossella O’Hara in Via col vento, dopotutto, domani è un altro giorno…
Si certo Gravagnuolo ha ragione ma forse non ricorda di essere stato sindaco, di avere perso e molto male. E cosa avrà mai fatto per perdere con una vera disfatta non se lo chiede. Ogni tanto un po’ di autocritica sarebbe molto gradita…