Il vero nemico del Pd non è Murolo (e neanche Salvini), ma solo se stesso
In tutta onestà, il comunicato del Pd, in risposta ad alcune osservazioni politiche del movimento civico cittadino Responsabili per Cava, per i contenuti e i toni ci sorprende non poco, non fosse altro perché a firmarlo è il segretario cittadino del Pd, l’avvocato Massimiliano De Rosa, persona sempre molto garbata e misurata, per nulla spocchiosa.
A cominciare dal principio, sprezzante e irrispettoso: “i cosiddetti Responsabili per Cava”. Mah, questi ultimi potranno anche dire cose sgradite, non condivise e finanche sciocchezze, ma meritano il rispetto che deve essere riconosciuto ad ogni forza di opposizione. E per questo non sono cosiddetti, ma solo Responsabili per Cava, perché questo è il loro nome. Magari sarà una denominazione un tantino pretenziosa, ma questo vale per tutti, anche per il Pd che non può essere indicato come il cosiddetto Partito Democratico, lasciando così intendere che tutto sia fuorché democratico. O no?
Detto ciò, ma c’era bisogno di scrivere un comunicato di due pagine (errore di comunicazione politica imperdonabile) per controbattere il portavoce dei Responsabili, l’avvocato Marcello Murolo, sulla tragedia del ponte Morandi? Mah, al posto del segretario De Rosa saremmo stati contentissimi che Murolo invece di parlare dei problemi della nostra città -e ce ne sono, anche se per fortuna non tragici- si diletta, per non dire che perde tempo, a parlare del crollo del ponte di Genova, nulla aggiungendo al dibattito, alle polemiche e al profluvio di notizie, commenti, dichiarazioni e post di quest’ultima settimana.
D’altro canto, perché negare a Murolo e ai Responsabili di parlare di Genova? Fossimo in De Rosa, pregheremmo che un giorno sì e un altro pure i temi nazionali distogliessero l’attenzione delle opposizioni dai limiti e dagli affanni di governo dell’Amministrazione Servalli, dai problemi quotidiani dei cittadini e dalle lamentazioni, fondate o infondate, reali o esagerate, dei cavesi. In fondo, non è meglio per il Pd cavese che si parli di Genova o della nave Diciotti piuttosto che di bollette, di sanità e ospedale, di rifiuti, di vigili, di sicurezza e di mobilità urbana, e così via?
Comprendiamo, tuttavia, lo spirito, le buone intenzioni di De Rosa e del Pd cavese, e vale a dire andare in soccorso di quello nazionale, ormai additato, a torto, come la sentina di tutti i mali.
E’ una battaglia, però, persa in partenza, oltre che inutile. Nel senso che il Pd non si salverà attaccando Salvini e Di Maio, né tanto meno il nostro Murolo. Il Pd deve fare chiarezza al proprio interno e rigenerarsi con una nuova classe dirigente, ma anche e soprattutto con un diverso bagaglio di valori.
Mai come oggi, l’impressione è che il Pd non abbia mai avuto una sua identità, piuttosto un’anima di risulta. Ci spieghiamo. Per anni, la sua vera ragione sociale è stato l’anti-berlusconismo. Tutta la scala dei valori, le relazioni e le alleanze politiche venivano fondate in antitesi a Berlusconi. Poi, negli ultimi cinque-sei anni, si è cambiato registro, anzi, si è capovolto lo scenario: tutto si è modellato per rincorrere Berlusconi. E’ una semplificazione eccessiva questo ragionamento? Forse sì, sta di fatto che il Pd è oggi senz’anima e viene percepito dalla stragrande maggioranza degli italiani con un’avversione senza precedenti e con un’intensità che va ben oltre i demeriti, le colpe e le responsabilità.
Gli applausi ai funerali di Genova al governo gialloverde e i fischi, pochi ma comunque fischi, a Martina e Pinotti, due persone perbene che ci hanno messo la faccia mentre gli altri del Pd non si sono fatti vedere (Renzi dove stava? Giocava a fare l’Alberto Angela di noialtri?) sono eloquenti e devono far riflettere i militanti Pd, a Cava come a Canicattì.
D’altro canto, i risultati del marzo scorso sono troppo recenti per essere dimenticati, e i sondaggi predicono anche peggio per il Pd. Insomma, vogliamo davvero credere che almeno sei italiani su dieci sono impazziti? E sulla revoca della concessione alla Società Autostrade, ammesso che ci sarà, in queste ore probabilmente otto se non nove cittadini italiani su dieci sono più che favorevoli. Forse che siamo tutti diventati leghisti o pentastellati?
Per dirla tutta, nulla sarà come prima se il Pd crede di recuperare consensi e potere puntando solo sulle disgrazie dell’attuale governo e non invece lavorando per la sua palingenesi tanto etica e valoriare, quanto politica e culturale, così come di organizzazione e personale politico.
Il problema è la negativa percezione, e non solo, che la stragrande maggioranza degli italiani adesso hanno -a torto o a ragione, e senza per questo essere tifosi gialloverdi- nei riguardi del Pd. Su questo il Pd deve lavorare, con umiltà, coraggio e perseveranza.
Per questo, vogliamo ricordare a noi stessi e al segretario cittadino De Rosa, così come agli amici del Pd cavese, due dichiarazioni politiche di questi giorni.
La prima, con un tweet, del governatore pd della Puglia, Michele Emiliano, rivolta al proprio partito, per la precisione ai renziani: “Siete già stati messi da parte e siete ai minimi storici. Avete già devastato tutto. Rifatevi un partito neo-conservatore a protezione di tutte le lobbies del mondo, Autostrade per l’Italia compresa, e smettetela di rompere i c…. a chi ha sempre lavorato bene”.
La seconda, di Alfredo D’Attorre, un’ex del Pd ora con Leu: “Che per parte della ‘sinistra’ la preoccupazione più manifestata, dopo Genova, sia stata il crollo delle azioni di Atlantia è l’amara conferma che bisogna cambiare tutto. E in fretta, se non vogliamo che la parola sinistra resti impronunciabile, in Italia, per i prossimi 20 anni”.
E consigliamo, infine, di leggere, l’intervista di oggi su il Fatto Quotidiano a Gad Lerner, giornalista specchiato e tra i fondatori del Pd, il quale manifesta la convinzione che adesso “il centrosinistra, per esistere, deve smettere di ragionare come partito degli affari”, e che da anni è subalterno ai grandi capitali.
In conclusione, una riflessione, profonda e sincera, fino alle estreme conseguenze, nel Pd è a dir poco consigliabile. Non c’è altro modo per riconciliarsi e tornare in sintonia con il popolo, soprattutto quello minuto, quello che viene liquidato con insolenza e alterigia come la pancia del Paese. A meno che, come sentenziava ieri sera a In Onda su La7 il politologo Gianfranco Pasquino, il Pd non voglia diventare ancora più politicamente irrilevante di adesso, anzi, scomparire del tutto.