scritto da Carolina Milite - 20 Luglio 2018 12:04

Cava, sulla polemica sulla Casa del Parto scende in campo anche Cettina Capuano

Cettina Capuano
Sta tenendo banco nella classe politica cavese, in questa estate rovente e, a tratti lenta, la querelle riguardo il progetto di una Cittadella Sanitaria nell’area dell’ex Co.Fi.Ma. all’entrata nord della città di Cava.
Dopo le perplessità espresse sulla Casa del Parto, che sorgerebbe nella struttura, da Enrico Bastolla e il gruppo dei Responsabili per Cava, e i chiarimenti in merito dati dal dottor Francesco Musumeci, è la volta di Cettina Capuano, leader del movimento cittadino “Se non ora quando” a esprimersi in merito, soprattutto per dare risposte precise ai tanti dubbi sollevati sui social dai cittadini che sono venuti a conoscenza della notizia.
Riportiamo integralmente la lettera della signora Capuano:
“A risposta di quanto leggo sulle dichiarazioni di molti in merito alla possibilità di creare  a Cava una struttura di CASA DEL PARTO mi permetto di chiarire cosa si intende. E’ un modo non rivoluzionario di partorire ma che ci riporta indietro alle nostre origini e che da la possibilità a ciascuna donna di mettere al mondo un figlio scegliendo il modo più consono. Una delle scelte più importanti della nostra vita in quanto uno dei momenti più belli della nostra vita.
Un parto dove la donna sia libera di scegliere i tempi e le modalità del travaglio, e di assecondare le specifiche esigenze, riappropriandosi del proprio corpo. Una  mamma che accompagna il figlio alla nascita, e il figlio che si lascia aiutare. Si evitano travagli pazzeschi e, inoltre, la casa parto  dimostra, al di là degli stereotipi, che “le donne sanno partorire e i bambini sanno nascere” (cit. Lorenzo Braibanti, Parto e nascita senza violenza). E’ vero, partorire fa un male boia. Ma il dolore è gestibile dalla donna e quando non lo puoi contrastare, lo puoi assecondare. E, per una magica alchimia tra gli ormoni del travaglio e le condizioni in cui vengono prodotti, l’ambiente circostante può fare la differenza.
 Chi sceglie di partorire “alternativamente”, chi lo desidera, può fare un percorso “protetto” per il parto. Si chiama Casa del Parto naturale , è una struttura pubblica, commissionata dall’Asl , gestita da personale ostetrico, dove le donne ricevono assistenza demedicalizzata dalla gravidanza al puerperio, in linea con quanto raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità.  C’è un ambulatorio per le visite, una sala d’attesa e delle bellissime stanze matrimoniali, per partorire nel calore dell’abbraccio delle persone che scegli di avere accanto. Ci sono grandi letti a due piazze e piccole culle, lenzuola calde che ti porti da casa, liane colorate dove aggrapparsi saldamente e sedie olandesi su cui adagiarsi. Si tratta di case di acqua e di luce, con finestre grandi spalancate verso il mondo e vasche piene d’acqua per accompagnare il bambino dal ventre liquido della madre a quello della terra. E’ la culla dei fiocchi azzurri e dei nastri rosa, dove le ostetriche ti prendono per mano e assecondano le tue spinte con discrezione. Ma soprattutto è il posto dove la fiducia nelle potenzialità umane, e femminili in questo caso, riceve uno stimolo e un riconoscimento. Dare a tutte le donne la possibilità di scegliere il modo più congeniale e rispettoso di diventare madre è una questione di civiltà, oltre che di sensibilità”.

Diplomata al liceo classico, ha poi continuato gli studi scegliendo la facoltà di Scienze Politiche. Giornalista pubblicista, affascinata da sempre dal mondo della comunicazione, collabora con la rivista Ulisse online sin dalla sua nascita nel 2014, occupandosi principalmente di cronaca politica e cultura. Ideatrice, curatrice e presentatrice di un web magazine per l'emittente web Radio Polo, ha collaborato anche col blog dell'emittente radiofonica. Collabora assiduamente anche con altre testate giornalistiche online. Nel suo carnet di esperienze: addetto stampa per eventi e festival, presentazione di workshop, presentazioni di libri e di serate a tema culturale, moderatrice in incontri politico-culturali.

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