Ex Cofima, un peso sullo stomaco per il sindaco Servalli e per la città
La vicenda della cittadella sanitaria ha il merito, al di là dei contenuti, di aver un po’ ravvivato una politica cittadina smunta e soporifera. Sì, perché il dato più rilevante è questo: il piattume, il grigiore, che caratterizza la politica locale, ormai scaduta ad un livello davvero modesto per non dire assai peggio. Non ci sono idee, mancano progetti, il dibattito e il confronto o è assente o asfittico. Al più si discute di pinzillacchere o del sesso degli angeli. Su quello che dovrebbero essere le linee guida per lo sviluppo futuro e il destino della città, il silenzio è quasi tombale. Insomma, siamo messi male. La città vivace, vigile, spumeggiante di appena qualche anno fa, è andata a farsi benedire.
Detto ciò, tornando al dibattito sulla proposta della cittadella sanitaria, non abbiamo competenze tecniche e ci asteniamo da valutazioni in dettaglio che esulano dalle nostre conoscenze. Tre considerazioni, però, riteniamo siano doverose. La prima, è che la medicina sul territorio nel complesso funziona, ma va necessariamente potenziata, migliorata e dotata di strutture adeguate, a prescindere di quello che sarà il destino del nostro nosocomio. Ne va della salute di noi cittadini e della qualità della vita nella nostra città. La seconda, è che i riflettori sono accesi solo sul destino del civico ospedale, ma sono quasi del tutto completamente spenti sulla medicina del territorio che, al contrario, assicura innanzi tutto la prevenzione, ma ha scarso appeal mediatico e di conseguenza politico, e quindi presso l’opinione pubblica fa la parte della cenerentola. La terza, per l’area dell’ex Cofima una destinazione dovrà essere trovata, sanitaria o meno che essa sia, di sicuro appare illusorio pensare che possa essere comprata da qualcuno, almeno nelle complessive condizioni in cui l’immobile si trova. In altri termini, l’ex Cofima è come un brutto peso sullo stomaco, ma assai difficile da digerire. Per il primo cittadino Servalli, ma anche per la città.
Ad ogni modo, l’auspicio è che la proposta della cittadella sanitaria da realizzare presso l’area dell’ex Cofima diventi concreta e articolata, ma sopratutto che il dibattito degli ultimi giorni trovi a breve la sua naturale sede istituzionale, ovvero il Palazzo di Città, in particolare l’Aula consiliare. Sì, perché se non si discute su cose realmente fattibili e non si procede in termini di concretezza, allora siamo all’aria fritta ed è preferibile passare ad altro.
In questa vicenda, infine, c’è da segnalare l’apparente ambiguità dell’Amministrazione comunale metelliana. Da un lato, il Pd, ovvero il partito del Sindaco e asse portante della maggioranza consiliare, fa parte dei promotori della cittadella sanitaria, dall’altro ci sono il sindaco Servalli, l’Amministrazione comunale che guida, e la stessa maggioranza che lo sostiene, che si distinguono per l’assordante silenzio sul tema, restando ancora inchiodati sull’idea, ad oggi rivelatosi fallace, di vendere quel po’ po’ di lascito oneroso lasciatoci dalla precedente amministrazione. La cosa appare singolare, ma non più di tanto. E’ il classico modo di tenere il piede in due scarpe, dal momento in cui le idee non sono chiare e ancora di più sono un enigma le possibili soluzioni al problema. Insomma, molto probabilmente il sindaco Servalli non scarta affatto l’idea della cittadella sanitaria, ma ad oggi la trova nebulosa e quindi, prudentemente, non si sbilancia. In altri termini, se qualcuno gli toglie, rispetto all’ex Cofima, le castagne dal fuoco, siamo sicuri che Servalli gli farà ponti d’oro non avendo avuto, finora, nessun’altra idea migliore al riguardo se non quella molto banale di vendere.
E allora? Francesco Musumeci, Cettina Capuano e soci formulino in fretta una proposta concreta con tanto di numeri e fonti di finanziamento non aleatorie. In conclusione, l’idea di fondo è buona ma va valutata in termini di fattibilità. Poi, discutere se fare la Casa del Parto oppure no, viene dopo. Prima di scegliere il dessert, è preferibile capire dove e se sedersi a tavola.