scritto da Nino Maiorino - 25 Giugno 2018 08:43

Pace fiscale: evasione autorizzata

foto Angelo Tortorella

Si sono inventati una locuzione fascinosa e tranquillizzante i due leader della politica italiana (in verità la proposta viene dal leghista Matteo Salvini, ma sembra che non dispiaccia nemmeno al grillino Luigi Di Maio) per mascherare, con la espressione di “pace fiscale” una perfida e ingiusta sanatoria a favore di quei contribuenti furbi che debbono pagare imposte arretrate non oltre la “modica” cifra di euro 100.mila e che, grazie a tale provvedimento legislativo allo studio, potrebbero vederle azzerate.

Altri governi populisti prima di questo, con minore ambiguità chiamavano simili provvedimenti con il loro vero nome, e cioè “condoni” o “sanatorie”, termini che pure scatenavano le rimostranze delle opposizioni, ma che almeno facevano comprendere chiaramente di cosa si parlasse: ora, parlando di “pace fiscale”, si vuole addolcire la pillola per turlupinare gli italiani.

Vediamo nei dettagli di cosa si tratta e perché un tale provvedimento, se passasse in Parlamento, sarebbe estremamente penalizzante per tutti gli italiani che hanno sempre correttamente assolto agli obblighi fiscali, i quali, con una cosa del genere, subirebbero la beffa di dover pagare anche per i furbetti che non lo faranno.

Oltre a far esplodere i conti pubblici, perché sarebbe privo di copertura finanziaria, un tale provvedimento non è altro che una sanatoria a favore di contribuenti con cartelle inferiori ai 100.mila euro, e aiuta i furbi a convincersi sempre di più che a pagare c’è sempre tempo, e più il tempo passa, più aumentano le possibilità di non farlo.

Manovre del genere, che indiscutibilmente avranno il consenso dei cittadini più sprovveduti, indotti a pensare che Grillini e Leghisti si interessano della “povera gente”, del popolo, certamente portano boccate di ossigeno a coloro che effettivamente non ce la fanno a pagare -per i quali già i precedenti governi erano intervenuti in loro aiuto- ma certamente incentivano tutti gli altri, quelli finora ligi al rispetto delle regole, a non rispettare più la legge nella certezza che, prima o poi, un colpo di spugna azzererà tutto.

Non è giusto perdonare l’evasore se c’è chi, nello stesso tempo, ha stretto la cinghia per essere in regola, magari ha rinunciato a mandare i figli a un’università, ha dovuto chiudere l’azienda di famiglia o lo studio professionale, magari ha dovuto vendere qualche bene per tirare avanti.

E cosa dovrebbe dire chi è stato vittima di un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate e magari ha perso la casa o il Tfr quando saprà che altri sono stati “assolti” senza dover sborsare un euro?

Non è da sottovalutare che il minore gettito derivante da questa “pace fiscale” farebbe cadere il costo dell’evasione su coloro che le tasse le hanno già pagate, e che così finiranno per pagarle due volte, in quanto, fermi gli importi delle spese pubbliche da sostenere, se si restringe la platea dei contribuenti, aumenta il contributo da parte di chi rimane; il sano criterio di “pagare tutti per pagare tutti meno” andrebbe a farsi benedire. In tal caso una cosa è sapere che c’è una evasione nascosta da perseguire, altra cosa è accettare supinamente che i più furbi la fanno franca a discapito degli altri.

Insomma, questa cosiddetta “pace fiscale” non può certamente considerarsi, dal punto di vista etico, espressione di un fisco equo, indipendentemente da tante altre considerazioni, tra le quali la possibile incostituzionalità dì un tale provvedimento che, in definitiva, andrebbe contro l’art. 53 della nostra Costituzione, per il quale tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, aggiungendo che il sistema tributario è ispirato a criteri di progressività.

Un tale provvedimento non assolverebbe certamente all’obbligo del criterio di progressività, anzi sarebbe esattamente contrario.

C’è da augurarsi che i due statisti rinsaviscano, e che la smettano una volta per tutte di fare ancora campagna elettorale e si mettano seriamente, se sono capaci, a governare. E i cittadini debbono sperare che il Presidente Mattarella, che finora non ha espresso alcuna opinione in proposito, svolga pienamente, come ha fatto finora, il suo ruolo, non esimendosi dal bocciare un eventuale provvedimento di questo tipo.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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