La presidente del Senato sale oggi al Colle per riferire le conclusioni del suo mandato esplorativo. I Cinque Stelle chiudono di nuovo la porta a Berlusconi, ma le possibilità di un governo Lega-M5S restano intatte
La via è stretta e all’apparenza sembra indicare che sull’accordo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini con la “partecipazione” esterna di FI-Fdi sia calato il sipario. Ma le diplomazie di M5S e Lega non sono mai state così attive come nella giornata di ieri. Una giornata di contatti fittissimi, proposte, controproposte, che potrebbe preludere ad un’ulteriore accelerazione con un pre-incarico a Di Maio o a Salvini che costringerebbe i due protagonisti in un angolo della trattativa ancora più stretto di quello odierno.
Non a caso al Quirinale sottolineano l’importanza di superare la notte, chiudendosi al momento in un ferreo silenzio, nell’attesa di un accordo che viene dato tutt’altro che morto. I contatti tra il leader del M5S e il leader leghista emergono già in mattinata. Entrambi hanno bisogno di uscire da un “cul de sac” che si sta facendo rischioso e che potrebbe portare uno dei due direttamente all’opposizione di un governo istituito con la regia del presidente Mattarella.
Di Maio, per la prima volta in maniera netta, apre al sostegno esterno di FI e Fdi e, secondo quanto raccontano fonti parlamentari, propone all’interlocutore un tavolo tematico con i capigruppo di M5S e di tutti i partiti del centrodestra.
La proposta viene respinta. Berlusconi non vuole un appoggio esterno ma vuole essere parte del governo. Ma Di Maio non va oltre. Sa che un abbraccio con l’ex Cavaliere gli taglierebbe le gambe di fronte agli elettori. Il suo “no” a Berlusconi è duro e, si apprende da ambienti azzurri, innesca ancora l’ira dell’ex premier a cui, si sottolinea, Salvini aveva garantito dei toni morbidi da parte di Di Maio.
Al punto che, si osserva in FI, anche il leader della Lega sarebbe rimasto sorpreso dalla durezza del leader del M5S. Ma la chiusura nasconde anche un passo avanti. Perché il tempo corre, e dalle parti di M5S e Lega sanno perfettamente che l’alternativa al fallimento potrebbe essere anche un governo del presidente che, seppur breve e propedeutico a nuove elezioni non potrebbe essere, come tutti gli esecutivi, a tempo. Ecco perché nella notte che anticipa la salita di Casellati al Colle potrebbe nascere anche l’accordo M5S-Lega. Un accordo che, comunque, non verrà illustrato a Mattarella dalla presidente del Senato, che si limiterà ad illustrare il contenuto delle consultazioni.
Il borsino delle ultime ore vede un mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico meno probabile rispetto a un pre-incarico. Ma a chi potrebbe andare, a questo punto? Le parole di Salvini, quel “scendo in campo io”, potrebbero presupporre che sia lui a chiedere l’incarico per guidare un governo infarcito di ministri pentastellati, arrivando alla rottura con Silvio Berlusconi. Ed è un’ipotesi che sembrerebbe trovare sponda nelle sibilline parole di Di Maio che, respingendo un tavolo a 4 con i leader del centrodestra, fa riferimento a un esecutivo con “Di Maio al governo senza essere alla presidenza del Consiglio”.
Parallelamente il leader M5S ha rispettato tutti binari tracciati da Mattarella nella politica estera ed Ue. E chissà che il suo atlantismo non lo porti ad avere un pre-incarico dalla duplice soluzione: ottenere il voto (e lo strappo con FI) della Lega o il sostegno di un Pd ancora fermo all’opposizione ma mai così come in queste ore così in fermento. (fonte Confcommercio)