Sono circa otto milioni di italiani che non riescono a sfruttare le detrazioni Irpef, a causa dell’incapienza dell’imposta, lasciando sul tavolo circa 7 miliardi e 250 milioni di detrazioni perse. Il quadro degli “incapienti” è tracciato dai commercialisti attraverso un analisi fatta dalla FNC.
Questa categoria di contribuenti (gli incapienti), include sia pensionati, sia lavoratori autonomi, ed anche lavoratori dipendenti ed inoltre include anche i “totalmente incapienti”, ovvero quelli che non sfruttano un euro di detrazione né per carichi di famiglia, né per spese ed oneri, ed i parzialmente incapienti, soggetti che riescono a sfruttare solo alcune detrazioni per carichi di famiglia o per spese ed oneri.
Al primo gruppo appartengono circa 750 mila persone, tra cui 246 mila con un figlio a carico, 72 mila con coniuge con più figlio, 174 mila con due figli, 72 mila con coniuge con due figli ed oltre 101 mila con tre o più figli a carico.
Invece, sono oltre due milioni e trecentomila, i contribuenti che per incapienza dell’imposta non riescono a sfruttare le tante detrazioni previste per spese ed oneri, accedendo solo in parte a quelle per i familiari a carico. La restante parte è composta da coloro, che pur sfruttando per intero le detrazioni per carico di famiglia, perdono almeno una parte di quelle spettanti per oneri e spese.
Il tema centrale che emerge è quello dei carichi di famiglia. E’ logico che le detrazioni per i redditi di lavoro, abbiano al massimo il compito di azzerare l’ imposta dovuta, così come è ragionevole che le detrazioni per oneri e spese facciano altrettanto. Per i carichi di famiglia l’incapienza non appare ne logica né ragionevole e forse sarebbe opportuno concentrare e rafforzare l’aiuto al “fattore famiglia” sul versante dei trasferimenti, come per il meccanismi degli assegni al nucleo familiare, piuttosto che su quello delle detrazioni d’imposta