Michelangelo Merisi da Caravaggio. Genio e sregolatezza, divino e profano, luci e ombre. Mai tanti paradossi si sono compenetrati in un’unica persona: Caravaggio l’artista più controverso e amato al mondo.
Ha debuttato ieri nelle sale di tutt’Italia, e per soli tre giorni, il film “Caravaggio – L’anima e il sangue”. Un viaggio emozionante attraverso la vita, le opere e i tormenti dell’artista, un excursus attraverso i luoghi in cui Caravaggio ha vissuto e quelli che ancora oggi custodiscono alcune tra le sue opere più note: Milano, Firenze, Roma, Napoli e Malta. Sono quaranta le opere trattate nel film che, girato in formato Cinemascope 2:40, è una delle prime produzioni in Italia realizzate in 8K.
Un percorso sulle tracce e i guai di Caravaggio e alla scoperta delle sue opere, che, grazie all’impiego di evolute lavorazioni grafiche e di luce ed ombra, prendono quasi vita e corpo, si confondono con la realtà dando una percezione quasi tattile. Sarà possibile rivivere la ridda di emozioni che hanno caratterizzato ogni fase della vita di quest’uomo turbolento: la costrizione, la ricerca della libertà, il dolore, la passione, l’attrazione per il rischio ma anche per la misericordia, fino alla richiesta di perdono e redenzione. Caravaggio è stato un uomo dall’eros preponderante, attratto sia dagli uomini che dalle donne, pio ed eretico, violento e sensibile, icona del genio congiunto alla sregolatezza.
Tra le opere trattate nella pellicola: Canestra di frutta, Ragazzo morso da un ramarro, Bacchino Malato, la Vocazione di San Matteo, Giuditta e Oloferne, Scudo con la Testa di Medusa ,Davide con la testa di Golia, Sette Opere di Misericordia, Decollazione di San Giovanni Battista che prendono vita e corpo, calando lo spettatore all’interno dei dipinti, senza far ma perdere di vista la trama e la pittura originali.
Il film nasce da una approfondita ricerca documentale negli archivi che custodiscono le testimonianze della vita e delle opere di Caravaggio.
Particolarità di questo lungometraggio è anche la scelta di far interpretare i protagonisti non da attori, ma da personaggi reali, gente comune, così come comuni e del popolo erano i modelli usati dal Caravaggio. E questa era una delle accuse che gli veniva rivolta più frequentemente, ossia far rappresentare santi e madonne da prostitute e popolani.
Il docufilm presenta anche un’esclusiva. Attraverso evolute tecniche digitali, il film effettua il riposizionamento virtuale dell’opera rifiutata “La Madonna dei Parafrenieri” nella sede a cui era originariamente destinata, ovvero l’attuale Altare di San Michele Arcangelo nella Basilica di San Pietro, proprio di fianco al Baldacchino del Bernini. L’opera fu commissionata a Caravaggio il 31 ottobre del 1605 dalla Confraternita dei Parafrenieri di Sant’Anna. Quando Caravaggio la consegnò, dopo averla terminata, l’8 aprile del 1606, il verdetto fu inappellabile: rifiutata. L’opera rimase così nella sua collocazione originaria solo pochi giorni, per poi essere rimossa rapidamente.