Servalli-Galdo-Bastolla… fra noi è finita così
“Fra noi è finita così” cantava con voce possente una splendida Iva Zanicchi più di cinquant’anni fa. Quello dei ricordi è uno dei privilegi che hanno gli anziani come me. E, in questi giorni del nazional-popolare festival della canzone italiana di Sanremo, questa melodia sembra più che adatta per descrivere lo strappo che si sta consumando nel Pd cavese e nella maggioranza consiliare che sostiene il sindaco metelliano Vincenzo Servalli.
Alle polemiche dimissioni dell’assessore Enrico Bastolla, che non si è risparmiato nel muovere una sferzante quanta ragionata e stringente serie di accuse politiche, oltre che all’UDC del consigliere comunale Giovanni Del Vecchio, anche e soprattutto nei riguardi del Sindaco e del capogruppo consiliare pd Giuliano Galdo, quest’ultimo con un post sui social ha controbattuto rincarando la dose polemica con l’aggiunta di non poco fiele, tanto da risultare difficile distinguere la divergenza di vedute politiche dal dissapore se non da una vera e propria acrimonia.
Galdo è andato giù duro. Da un lato, infatti, attribuisce al lavoro del gruppo consiliare del Partito Democratico “professionalità, serietà, coerenza, lealtà” e senso di responsabilità, dall’altro arriva alla conclusione che tutto ciò è “lontanissimo dal modo di essere” di Bastolla, accusato di farneticare, di essere stato tropo assente quale assessore con un impegno part time, di “voler correre per la poltrona di sindaco”, ma anche di personalismo sfrenato e di eccessivo protagonismo.
Per farla breve, Giuliano Galdo con il suo post ci fa scoprire una specie di mostro politico, Bastolla, indicato come la sentina di tutti i mali. Oddio, ci sarebbe da chiedere come mai, se questo è Bastolla, il Pd ha consentito che amministrasse la cosa pubblica anche in suo nome fino ad ora? E noi cittadini veniamo resi edotti solo oggi di essere stati governati da un personaggio così politicamente immeritevole e solo quando ha presentato di sua sponte le dimissioni? Quanto meno, se così stanno per davvero le cose, da parte del Pd c’è stata una evidente omissione, una mancanza di trasparenza nei riguardi dei cittadini cavesi.
Infine, un Galdo irrefrenabile, con una evidente caduta di stile, conclude le sue invettive con il rammarico dell’inserimento di “un elefante in una cristalleria”, dove ovviamente il pachiderma non è altro che l’ex assessore Bastolla.
Insomma, nel centrosinistra siamo alle torte in faccia. Siamo più o meno agli alterchi sguaiati delle donne dei bassi napoletani che si accapigliano a male parole strappandosi a vicenda i capelli nel cortile dei nostri giorni, i social.
Non sta a me giudicare se Galdo ha fatto bene o male a sfogarsi sui social piuttosto che chiarirsi anche a muso duro nelle sede più opportune, ovvero quelle del partito e istituzionali. Di sicuro, però, non è un spettacolo esemplare quello messo in scena dal Pd in queste ore ed è un vero peccato che sia stata gettata alle ortiche quella che per quasi tre anni è stata la cifra, il segno distintivo dell’attuale maggioranza: la sobrietà, la capacità di non far trapelare sui giornali o sui social dissapori e contrasti politici, l’efficacia della comunicazione positiva.
L’impressione è che in questa vicenda i motivi personali sopravanzano di molto quelli più strettamente politici. E questo è pericoloso, perché avvelena il clima, inquina i rapporti, turba gli animi e obnubila la mente.
La sensazione è che soprattutto per Servalli le dimissioni di Bastolla siano state accolte come una sorta di liberazione, per la serie un rompiscatole, anzi, il rompiscatole numero uno in meno; diversamente, qualora ci fosse stata la volontà di ricucire, il primo cittadino invece di affrettarsi ad accettarle, le avrebbe respinte in attesa di un chiarimento politico a tutto tondo nel partito.
A questo punto, è lecito ritenere che la rottura sia più profonda di quanto si immagini e che il prossimo appuntamento elettorale delle politiche si sia rilevato come l’acceleratore di un processo disgregativo, non si sa ancora bene di quale portata, dell’attuale maggioranza di centrosinistra.
Se così sarà, dal 5 marzo prossimo, fra appena un mese, quando le urne avranno dato il loro responso, c’è il rischio che l’attuale Amministrazione metelliana cominci a ribollire alla stregua del vino nei tini. E, come suggerisce il Carducci, “…per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime rallegrar…” .