Candelora, la festa della Madonna Nera venerata dai femminielli a Montevergine
Oggi ricorre la festa cristiana della Candelora, giorno in cui si celebra la presentazione di Maria al tempio dopo quaranta giorni dal parto, periodo durante il quale una donna era considerata impura. La festa venne introdotta tra il 492 e il 496 da Papa Gelasio I in onore della Purificazione della Madonna.
Le origini di questa festa, come per tutte le feste cristiane sono però molto più antiche e si riscontrano in varie parti d’Europa. In Italia, nell’antica Roma si celebravano in questo periodo i Lupercalia, la festa dei Luperci, uomini-lupo vestiti di pelle che, secondo la cerimonia, correvano nudi e colpivano con delle corregge di pelle di capra le donne presenti per assicurare loro fertilità
La festività celebrava la luce, che si manifestava nell’allungamento della durata del giorno, in attesa dell’arrivo della primavera. Era tradizione celebrare la festa accendendo lumini e candele. Le donne in quei giorni giravano per le strade della città con ceri e lampade accese, simboli di luce.
La purificazione di Maria fu fatta coincidere con la festa pagana per togliere ai pagani questo costume. Secondo la legge ebraica la donna dopo il parto di un figlio maschio doveva rispettare un periodo di quarantena al quale seguiva una cerimonia di purificazione che le consentiva di rientrare nella comunità. Fino al secolo scorso qualsiasi partoriente subiva la quarantena dopo il parto e la seguente purificazione che coincideva col battesimo del bambino. Nella quarantena post partum la donna doveva rispettare tutta una serie di restrizioni, come avere un’alimentazione leggera, non mangiare carne soprattutto di maiale, non fare lavori pesanti, non avere rapporti sessuali e non uscire.
Ma oggi è un giorno speciale anche per un’altra ricorrenza sospesa tra religiosità e paganesimo: si celebra la “juta” (ossia il pellegrinaggio) da Mamma Schiavona dei femmenielli. Si ricorda, secondo la tradizione, quel giorno del 1256 in cui la Madonna di Montevegine, che tutti chiamano Mamma Schiavona, salvò dalla morte due giovani scoperti durante un amplesso omosessuale. Secondo la leggenda, in seguito allo scandalo i due amanti furono incatenati sulla montagna e condannati a morire di stenti, ma la Madonna ebbe pietà di loro e li salvò scaldandoli con la sua luce. Da allora i femminielli, ovvero gli omosessuali, divennero devotissimi della Madonna di Montevergine e ogni anno il miracolo viene ricordato e onorato al suono di tammorre e nacchere, con canti licenziosi e vesti coloratissime.
Ma già molti secoli prima di Cristo salivano a Montevergine i Coribanti, i preti eunuchi della grande madre nera Cibele. Il suo tempio sorgeva proprio dove adesso c’è il santuario mariano. I sacerdoti si eviravano per offrire il loro sesso in dono alla dea e rinascere con una nuova identità. Si vestivano da donne con sete dai colori sgargianti. Si truccavano pesantemente gli occhi e attraversavano in gruppo le città.
Da secoli i coribanti moderni salgono sulle cime di Montevergine per rinverdire il legame speciale che li unisce alla Madonna Nera.
Pier Paolo Pasolini, stregato dal fascino arcaico di queste nenie rituali, nel 1960 venne a Montevergine per registrare personalmente dalla viva voce delle devote e farne colonna sonora del suo Decameron. E ancor prima, Cesare Zavattini e Vittorio De Sica parteciparono al pellegrinaggio dei femminielli quando erano in cerca di ispirazioni per “L’oro di Napoli”.