Ella e John sono due anziani coniugi, lei ancora bella nonostante l’età, lui ex docente di lettere, svanito e con alternativi vuoti di memoria a causa del morbo di Alzheimer, ma allegro e innamorato della moglie che lo ricambia con molta dedizione. Hanno un figlio, sposato, col quale convivono, e una figlia, anch’essa sposata.
John non ha grossi problemi di salute, a parte l’Alzheimer; Ella invece, convive con un cancro devastante che gradualmente si sta estendendo a tutti gli organi; ciononostante è allegra, segue e guida il marito svanito, lo cura e lo coccola adeguatamente, ricambiata da John il quale, nei momenti di lucidità, la ascolta e la coccola, mentre in altri la scambia addirittura per una sua vecchia fiamma della quale la moglie non ha mai saputo nulla.
Per sfuggire ad una terapia che Ella deve intraprendere per tentare di rallentare la sua malattia, e che rischia di separarla per sempre dal marito e dai figli, programmano di fare una lunga gita con un vecchio ma ancora efficiente camper (The Leisure Seeker – Il ricercatore di piacere) con il quale in passato hanno fatto numerosi viaggi anche insieme ai figli e hanno vissuto momenti di felicità e di spensieratezza, per arrivare dalla città di Boston dove vivono, fino alla casa di Ernest Heminguey a Key West in Florida, percorrendo circa 1700 miglia (circa 3000 chilometri).
Il lungo viaggio, tra avventure e disavventure varie, affrontate con lucidità e determinazione da Ella, e con distacco e allegria da John, con numerose soste nei camping, offre loro anche l’occasione di ripercorrere la loro vita, attraverso le diapositive degli anni trascorsi che guardano durante le soste nei camping, chiarire qualche disavventura vissuta, qualche scappatella di John precedentemente non svelata.
Ma il disegno che Ella ha in testa è lucido e determinato: concludere con quel viaggio la loro esistenza terrena, per non ricadere nella quotidiana routine dello asfissiante controllo da parte degli apprensivi figli e dei protocolli di cure che li allontanerebbero irrimediabilmente.
E, giunti finalmente nella casa di Ernest Hemingway, oramai trasformata in un pacchiano museo consumistico, Ella concretizza il suo piano, abbandonandosi, insieme all’inconsapevole John, ad una dolce morte nel camper invaso dai fumi dello scarico manomesso.
Il film di Paolo Virzì è una storia d’amore coniugale nutrita da passione e devozione, ma anche un film sulla condizione della coppia anziana, compressa e ossessionata dalle preoccupazioni eccessive dei figli, che quasi li privano dello spazio vitale, e li condiziona nella loro vita di coppia; i figli giustamente si preoccupano che ai genitori non manchi nulla, che seguano le diete alimentari e le prescrizioni terapeutiche con la speranza che il processo di invecchiamento e il processo degenerativo delle malattie si arresti o progredisca con maggiore lentezza, e che li tengano in vita più a lungo.
Ma quella vita, così compressa e condizionata, non è adatta agli anziani, specialmente se le attenzioni altrui diventano ossessive, e non consentono agli anziani di vivere come sono abituati.
A quel punto la ricerca di una dolce morte è la conclusione naturale verso la quale ci si avvia, per evitare che qualche anno in più di vita, condizionata dai ritmi altrui, divenga un periodo di sofferenza ben più grande di quella che gli stessi malanni procurano.
E chi ha purtroppo avuto esperienza di suicidi cruenti, che lasciano tracce indelebili e devastanti nei familiari, non può non apprezzare quello di Ella e John, che avviene all’interno del camper, con i gas di scarico del motore, che procurano una morte dolce e indolore, quasi un sereno ed eterno sonno; Ella e John se ne vanno come due angeli che, addormentandosi abbracciati, si sono librati verso l’aldilà unitamente al fumo dolce e mortale che aveva invaso l’abitacolo del camper: epilogo dolce di una esistenza vissuta dolcemente.
Bel film, ottimamente interpretato da Helen Mirren, Donald Sutherland e altri attori minori; da vedere, specialmente dai figli.