Luigi Di Maio, un ignorante per premier?
Chi dice che questa campagna elettorale non offre argomenti di discussione seria non ha il gusto dell’ironia: invece è una delle più adatte sia ad argomentare seriamente sulla politica, sul futuro del paese, sulle vere e false promesse che i vari “politicanti” stanno continuamente travasando sui “poveri” elettori e su quanti fanno i giochi di prestigio per capire qualcosa e raccapezzarsi nella miriade di messaggi che quotidianamente giungono; e noi dei media tra questi.
Qualche giorno fa mi sono lasciato andare a fare qualche commento sulle promesse che tutti fanno, ironizzando sul nostro bel futuro che sarà oltremodo roseo, nel quale saremo tutti più ricchi, più sereni, l’economia già in crescita farà balzi giganteschi, per tutti sarà ridotto il peso fiscale con una aliquota unica molto più bassa di quella attuale, a tutti verrà garantito un reddito minimo di sopravvivenza, le tasse universitarie scompariranno…
Ma in attesa di vedere tutto questo ben di Dio voglio soffermarmi sulle asprezze che stanno venendo fuori, in questo inizio di competizione, anche tra Berlusconi e i grillini, mai tanto distanti e che mai con tanta acredine si sono confrontati.
Berlusconi che, pure se incartapecorito, ha ancora il vigore per mettere insieme, sia pure con lentezza, discorsi su discorsi, per affermare che egli è ancor in campo, vivo e vegeto, giacché, tuttora pieno di amore per il paese che ama, non può privarlo dei suoi servizi; forse dimentica che, privato dei diritti civili, non può né candidarsi, né essere eletto, né ricoprire cariche pubbliche: ma tutto ciò sono quisquiglie che agli elettori italiani, peraltro di memoria corta, non interessano.
E per dimostrare quanto è bravo e quanto sia politico di buon fiuto, si è lasciato andare dicendo che i grillini sono peggio e più pericolosi del PD; e conoscendo il suo amore (sic) per il PD, è quanto dire.
I grillini, dal loro canto, ovviamente non l’hanno presa bene e, benché siano solitamente riservati e mai sopra le righe (sic), hanno ritenuto di non potersi tenere tale offesa e di dover uscire allo scoperto per confutare le affermazioni dell’ex cavaliere al quale hanno recapitato un piccato messaggio per mettere alcuni puntini sulle “i”.
E avendo l’ex cavaliere affermato, fra l’altro, che gli onorevoli grillini non hanno mai lavorato, hanno ritenuto di fare un bell’elenco indicando, uno ad uno, i loro parlamentari alla Camera e al Senato, indicando l’attività di ognuno.
Non prima, però, di aver fatto una statistica dei lavori dei vari onorevoli panta-stellati, dalla quale si apprende che (dal testo della lettera): “Il Movimento 5 Stelle conta 123 parlamentari uscenti tra Camera e Senato. Su 123 parlamentari uscenti 80 sono laureati (65%), 41 diplomati (33,4%) e 2 hanno la licenza media (1,6%). Le professioni svolte dai nostri portavoce sono: impiegati (14), insegnanti (11), studenti universitari (11), ingegneri (10), dipendenti di aziende private (10), liberi professionisti (6), consulenti (5), avvocati (4), piccoli imprenditori (4), medici (3), architetti (2), artigiani (2), ricercatori universitari (2), dipendenti aziende pubbliche (2), soci di piccole imprese (2), praticanti avvocati (2), educatori professionali settore pubblico (1), infermiere (1), sioterapista (1), funzionario tributario (1), operaio metalmeccanico (1), idraulico (1), biologo (1), casalinga (1), operatrice economica (1), amministratore unico (1), assistente giudiziario di tribunale (1), telecineoperatore (1), addetto alla selezione del personale (1), pedagogista 1, operatore Sociale in settore privato (1), Perito Chimico (1), chimico (1), scrittore( 1), commerciante (1), tecnico sala prove ( 1), tecnico laboratorio (1), consulente Informatico (1), settore turismo (1), giornalista pubblicista (1)”.
E proseguono: “I disoccupati di cui Lei (rivolto a Berlusconi – ndr) parla sono 6 su 123, circa 4,8% degli eletti, compresa una lavoratrice precaria. Quindi 4,8%, non 87 per cento. A Lei che è abituato a leggere i numeri, non le sfuggirà certo la macroscopica differenza che passa fra le due cifre. E, a scanso di equivoci, le riportiamo a seguire l’elenco dei parlamentari con le relative professioni, nella speranza di averLe fatto massimo chiarezza”.
Segue l’elenco dei deputati e senatori con le rispettive professioni ed attività. Dando una scorsa al quale non può non balzare agli occhi, destando stupore, che il candidato premier grillino, Luigi De Maio, risulta tutt’ora “studente”, vale a dire che sta (starebbe?) seguendo un percorso di studi che dovrebbe portarlo a conseguire un titolo finito, che attualmente lo stesso non ha (non avrebbe?).
E non può non tornare in mente, a questo punto, una contestazione da parte del Cardiochirurgo pediatrico italiano Mario Fittipaldi, trapiantato negli USA, il quale il 4 maggio 2017, nella Università americana di Harvard, nella quale il nostro ebbe l’ardire di andare a fare un discorso, gli disse che faceva parte di un movimento composto da persone ignoranti e incompetenti: come possono pensare di poter governare l’Italia? E gli ricordò che non aveva mai completato gli studi universitari intrapresi; in quella occasione il Di Maio dimostrò anche di non conoscere nemmeno la grammatica italiana, in quanto nel testo scritto del suo discorso comparve un incredibile errore di ortografia laddove aveva scritto «un’intervento» con l’apostrofo, dopo di che ci fu qualcuno che lo prese in giro con questa frase volutamente sgrammaticata: . «Caro Luigi fosse meglio se tu useresti un po’…».
Il 13 dicembre scorso Corrado Augias, nella trasmissione “Dimartedì” ebbe a dire: “Luigi Di Maio? E’ un ragazzo molto simpatico… ma non gli affiderei nemmeno l’amministrazione del mio condominio“.
E a rincarare la dose c’è anche il confronto con il Presidente francese Emanuel Macron e il Premier canadese Justin Trudeau, per citare qualche esempio: il primo è laureato in filosofia, poi studioso al famoso Istituto di Studi Politici ed infine all’Ecole d’Administration ( ENA); e Trudeau è laureato alla Mcgill University e poi alla University of British Columbia. E mentre insegnava francese e matematica ha seguito studi di ingegneria.
Certo, non sono soli gli studi la garanzia di qualità, trasparenza e serietà, ma il capo di una grande multinazionale viene ricercato non “ad capocchiam”, con una specie di “democrazia della rete” che non offre alcuna garanzia, ma deve mostrare solidissime esperienze di studio e professionali; quali sono quelle di Gigino Di Maio, oltre al diploma di liceo classico conseguito presso l’Istituto Vittorio Imbriani di Pomigliano D’Arco, e, come attività, quelle di agente commerciale, manovale, cameriere e steward allo stadio?
E meno male che è pure diplomato al liceo classico, e ciononostante ignora i principi basilari della nostra grammatica italiana, oltre a tanto altro!
E in considerazione di tutto ciò, come dar torto a Eugenio Scalfari che provocatoriamente disse che avrebbe votato l’odiato Berlusconi piuttosto che l’ignorante Di Maio?
Al quale viene spontaneo dire: “Giovanotto, ma prima di fare il politico non è meglio che tu vada a scuola, prima di tutto per migliorare le tue conoscenze anche grammaticali, poi per conseguire anche uno straccio di laurea?”.
Ma probabilmente ci illudiamo che un ignorante di tal genere non sarà mai il nostro Premier, giacché è molto probabile che, se le elezioni andranno secondo i pronostici, veramente ce lo potremmo trovare a guidare il governo: e come non faranno i vari De Gasperi, Moro, Andreotti e Ciampi a non rivoltarsi nelle tombe?