Elezioni politiche 2018, la gara a chi le spara più grosse
Iniziata da pochi giorni la campagna elettorale, è iniziato anche il bombardamento mediatico di promesse, prospettive, programmi, garanzie di un futuro migliore da parte di tutti, ma proprio tutti i personaggi che aspirano a candidarsi, sia in ruoli di leader, sia in quelli di gregari, tutti impegnati chi a diventare premier, chi a diventare ministro, e via via a scendere nella scaletta delle cariche politiche che la Costituzione e le varie leggi prevedono.
La frammentazione del quadro politico è sotto gli occhi di tutti; al momento l’unica cosa che sembra certa, almeno seguendo sondaggisti, opinionisti e politologi vari, è che le prospettive sembrano assegnare un terzo dei seggi alla destra, un terzo alla sinistra, e un terzo al Movimento di Grillo.
Cosa voglia dire destra, o sinistra, è tutto la approfondire, giacché sul palcoscenico della politica nostrana l’unica forza che sembra abbastanza compatta è proprio il M5S, salvo a vedere l’evolversi della situazione al suo interno in quanto non sembra che sia tutto pacifico, pure tra i grillini non mancano mugugni, invidie, sospetti: certamente, comunque, in misura inferiore agli altri due schieramenti.
Per quanto riguarda lo schieramento di destra, sebbene tutti, da Berlusconi in avanti, proclamino unità di intenti, di vedute e di programmi, non sembra che tutta questa dichiarata unità ci sia; appena dopo la riunione plenaria in una opulenta dimora berlusconiana, ognuno ha continuato a percorrere la propria strada e indicare le linee guida del proprio programma, e sembra che non ci sia alcuna intesa nemmeno sulla scelta del futuro premier, qualora lo schieramento dovesse avere la maggioranza; Berlusconi si sente già presidente del Consiglio, Salvini pure, la Meloni non è da meno, e tutti si guardano in cagnesco e sono in attesa dell’esito del voto.
Certo ha dell’incredibile l’atteggiamento e la sicumera dell’ex Cavaliere, il quale, a seguito delle condanne che gli pesano sul groppone, non può essere né candidato, né eletto e tanto meno aspirare a ruoli istituzionali, eppure si atteggia a premier. Strategia politica? Certamente, tanto l’elettore italiano ha la memoria corta e non ricorda il trascorso ventennio berlusconiano, le tante promesse non mantenute, gli scandali, lo sfascio dell’economia, le analisi volutamente falsate per far intendere che tutto andava bene, fino a quando il Presidente Napolitano, con un colpo di mano, non lo mise in condizione di lasciare, bene accompagnato dalla Unione Europea.
A sinistra non è che stiano tanto meglio; al Premierato aspirano Renzi, ma Gentiloni non si tira indietro, Grasso non è da meno, Bersani e D’Alema giocano al gatto e al topo e, insieme, a sfiancare gli altri, e tutti sono guardinghi e sospettosi verso tutti.
Maggiore compattezza si nota nello schieramento grillino che ha designato, non si sa quanto democraticamente, Di Maio al premierato; e il Di Maio già si atteggia a presidente, e va avanti e indietro per la penisola ad assicurare, promettere e fare il piacione con atteggiamenti volutamente seduttivi.
Ovviamente è tutto prematuro e quello che si vede non consente di fare previsioni, anche perché non è affatto chiaro cosa uscirà dalle urne sulla base della nuova legge elettorale.
Frattanto, magari in attesa di chiarirsi le idee, tutti sparano bordate di promesse, di impegni, e spargono a piene mani i fiori dell’avvenire in base ai quali il futuro sarà oltremodo roseo, l’economia già in crescita farà balzi giganteschi, per tutti sarà ridotto il peso fiscale con una aliquota molto più bassa di quella attuale, a tutti verrà garantito un reddito minimo di sopravvivenza, le tasse universitarie scompariranno: e chi più ne ha, più ne mette; nessuno però si azzarda a fare un minimo approfondimento sulle risorse occorrenti per tutto questo ben di Dio che dovrebbe piovere sulle teste dei cittadini subito dopo le elezioni.
Un libro dei sogni dalla scrittura del quale pochissimi si defilano, come, ad esempio, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan il quale, proprio qualche sera fa, ha fatto intendere che occorre stare con i piedi per terra ed evitare di fare voli pindarici giacché la ripresa dell’economia prima di tutto non è ancora stabile, e poi non è prevedibile che inizi a marciare con passi da gigante tali da consentire di dare quello che oggi in tanti stanno promettendo.
Su questo palcoscenico di giocolieri, funamboli e imbonitori, tanti dei quali fanno rimpiangere personaggi come Vanna Marchi, la chiassosa televenditrice che imperversò sui teleschermi truffando tanti ignari telespettatori, sono veramente pochi i politici pacati ed equilibrati, come, ad esempio, oltre a Padoan, Pierluigi Bersani il quale, qualche sera fa, in uno dei tanti talk-show televisivi, ha espresso un concetto lontanissimo anni luce da tantissimi politici o pseudo-tali: la politica ha bisogno di rappresentare i cittadini e questi vogliono essere rappresentati da politici che debbono fare promesse credibili di benefici realizzabili; non è detto che, all’atto pratico, poi si riesca a mantenerle, frattanto l’elettore va rappresentato da chi lo rispetta.
E’ a tutti noto che non concordo con le prese di posizione di Bersani durante il Governo Renzi, che poi lo ha portato a lasciare il PD, ma apprezzo i suoi ragionamenti e la carica umana e politica che lo distingue: di politici con questo stile non se ne vedono molti in giro.