Sempre più spesso si vedono messaggi pubblicitari che invitano ad utilizzare lo “smartphone” non solo per navigare in internet, per telefonare, per inviare messaggi o fare autoritratti, ma anche per fare pagamenti.
Si sa che con i moderni “telefonini” dei quali specialmente noi italiani siamo consapevoli e ultra-soddisfatte vittime, si può fare di tutto e di più; il termine inglese “smartphone” rende bene il concetto in quanto, tradotto, sta a indicare che è un telefono intelligente, nel senso che oramai non si limita più a fare o ricevere telefonate, ma ha una miriade di caratteristiche tali da renderlo un vero personal-computer portatile; e in quanto tale può fare tutto ciò che possiamo fare con il computer di casa e anche di più.
Infatti, può scattare foto e molti hanno la possibilità di un doppio scatto perché, grazie a un doppio obiettivo, consentono di fare foto pure a se stessi, in modo da mettere in primo piano i nostri visi e avere alle spalle altre persone o paesaggi: il “self”, appunto.
E di “self” (termine inglese che in italiano si traduce in autoritratto) tutti fanno uso e abuso, per poi “postare” sui social immagini, belle o brutte non ha importanza: è importante che in rete si lasciano tracce dei momenti della vita.
Ovviamente queste sono utilizzi banali dello “smart” il quale, come potente mezzo elettronico, può fare cose veramente utili quali, ad esempio, diventare un vero e proprio mezzo di pagamento.
Finora, oltre alla “vile” moneta costituita da biglietti e monetine, i pagamenti potevano essere fatti con carte di debito, alias “bancomat”, o con carte di credito; con le prime il pagamento viene immediatamente addebitato sul conto corrente, con le seconde gli addebiti sul conto corrente vengono effettuati periodicamente.
Ora le carte bancomat possono essere abolite in quanto la loro funzione può essere assolta dallo “smartphone”; in pratica per pagare il conto del droghiere o qualunque altro non è più necessario presentare la carta bancomat, basta avere uno “smart”: il telefono intelligente, quindi, sostituisce il portamonete nel quale tutti noi teniamo anche le carte bancomat.
Ovviamente, per fare ciò, è necessario scaricare sullo “smart” una apposita “app”, in italiano applicazione, vale a dire un “software”, cioè una serie di programmi che consentiranno di fare tutto ciò.
In altri paesi più avanzati questo sistema di pagamento è molto più diffuso, ma in Italia non sono molte queste applicazioni che si possono caricare sul telefonino, limitandosi a soli tre gestori: Satispay, Tinaba e Hype.
Dei tre il più importante e il più diffuso è Satispay, visto che è convenzionato con oltre 20/mila esercenti, dei quali 48 “online” (pochini): ed è quello che, secondo una indagine fatta dalle associazioni dei consumatori, offre le maggiori garanzie ed è convenzionato con catene importanti come la Coop e la Esselunga; gli altri due sono convenzionati con pochi esercenti e, al momento, con nessuna grande catena di distribuzione.
Il problema, però, è costituito dalle banche le quali anche su questi sistemi di pagamento applicano, come su tante altre operazioni, onerosi balzelli che certamente non incentivano il consumatore.
Ma il sistema, nel volgere di pochi mesi, certamente prenderà piede anche da noi e, ovviamente con la collaborazione del sistema bancario, anche in Italia potremo usare diffusamente il telefonino per pagare, facendo a meno del portafoglio e del portamonete visto che sempre più diffusamente, anche le spese minute, come il bar o il giornale, si possono già pagare con il bancomat e, poi, si potranno pagare con lo “smart”.