Nonostante la notizia sia stata divulgata nella serata del 16 novembre, e sia stata subito confermata dai frati dei due conventi, solo dopo qualche giorno ho avuto modo di approfondirla interpellando tutti i diretti interessati.
La conclusione della vicenda di Frate Luigi Petrone con l’avvenuto trasferimento al convento francescano di Santa Maria degli Angeli a Nocera Superiore, ha messo nuovamente in subbuglio l’ambiente cavese e principalmente i sostenitori e fans di Fra Luigi, i quali fino all’ultimo hanno sperato che le cose evolvessero diversamente e che l’amato (da molti) e contestato (ugualmente da molti) frate rimanesse a Cava e che il tutto rientrasse nei binari da essi vivamente auspicati.
Purtroppo, così non è stato, e perciò il trasferimento, avviatosi oltre un anno addietro (ma se ne cominciò a parlarne già dal momento in cui fra Luigi venne privato dai suoi superiori dalla carica di padre guardiano, affidata a Fra Pietro il quale, affiancato inizialmente dallo stesso Fra Luigi e dagli altri frati, un poco alla volta lo ha estromesso da ogni attività), è avvenuto e dal 30 novembre Fra Luigi sarà definitivamente a Nocera.
D’altronde, Fra Luigi me lo aveva dato per certo già nel colloquio di fine ottobre, pure mantenendo il riserbo sulla destinazione; in quella occasione fece intendere che il tutto fosse stato concordato con i confratelli di Cava e con il Padre provinciale della Provincia Religiosa Salernitano-Lucana.
Il che, se da un lato viene confermato, dall’altro sembra smentito.
Infatti “seraficamente” i Frati che lo hanno sostituito affermano che il tutto è stato concordato con lo stesso Fra Luigi, il quale, però, sembra smentirlo e, sebbene molto provato da tutto ciò, sembrerebbe intenzionato a battagliare ulteriormente.
L’avvicendamento nella guida del Convento cavese sembra fosse non più rinviabile giacché è regola che un frate non possa rimanere tanto a lungo presso la stessa struttura; il che, se da un lato è comprensibile e sensato (dura lex, sed lex), contrasta però con la realtà visto che in tanti conventi ancora oggi la norma viene ignorata e che anche in passato i vecchi Frati, parliamo di Fra Fedele, Fra Agnello, Fra Giuseppe, Fra Damaso ed altri, per decenni sono stati lasciati a Cava, e a me risulta pure che tanti frati, personalmente conosciuti, siano rimasti per decenni, a volte fino alla morte, nel convento di Nocera; e lo stesso fra Luigi è rimasto a Cava per un ventennio, periodo lunghissimo giustificato dalla necessità di fargli completare la ricostruzione post-terremoto; il che mi spinge a fare un’amara riflessione: anche nell’ambiente francescano, come in tanti altri, fin quando servi vieni lasciato in pace, anzi incentivato a fare ed a continuare, ma quando poi non sei più utile scatta la legge, e… via.
E sebbene non fosse (e ancora non è) facile gestire Fra Luigi, tutto gli è stato concesso, e non si è badato, da parte dei suoi superiori, alla venuta a mancare, in parte, per un ventennio, quella spiritualità, che ora si invoca e alla quale si intende riportare i fedeli; ben vengano, dicono i Frati, tutte le attività esterne alla Chiesa, che continueranno, ma in subordine alla spiritualità, che torna ad essere centrale rispetto a prima.
E che le attività esterne aggregative continueranno è un dato di fatto, tant’è che è già pronto il programma delle festività natalizie, è in fase di completamento quello per la festa della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria (8 dicembre), così come sono stati i festeggiamenti, religiosi e civili, in occasione della festa di San Francesco, sebbene, a mio avviso, in tono minore rispetto al passato; ma, ribadiscono i Frati, la centralità sono le funzioni religiose.
Senza tralasciare, a detta dei frati, quelle opere sociali tanto apprezzate, come l’aiuto ai poveri e ai bisognosi, ai quali da anni il Convento offre pasti caldi, che aumenteranno; ma anche le attività di formazione, con corsi biblici e tanto altro: tutto incentrato sulla spiritualità.
Nessuno peraltro disconosce (e come potrebbe) i meriti di Fra Luigi, che è riuscito a ricostruire convento e chiesa solo con gli oboli dei fedeli con i quali il tutto è stato pagato, rimanendo, allo stato, un unico debito relativo alla pasticceria.
Ma le direttiva principali sono di tornare alla centralità della spiritualità, senza preoccuparsi di attrarre i fedeli con manifestazioni esterne: “il cristiano deve andare in chiesa perché avverte l’esigenza di farlo –dicono i frati- e non perché attratto da suoni, canti, balli, pizzette e altro”: personalmente nutro non poche perplessità, ma ora “questo passa il convento”.
Ovviamente tutto ciò è stato recepito da Fra Luigi come una mancata riconoscenza per ciò che ha fatto, ed è davvero tanto; e non riesce ad ingoiare il boccone troppo amaro, e cerca di darsi forza tentando di convincersi, e convincere gli altri, che vi sono ancora margini di manovra, e che ancora tanto si possa fare per ritornare in auge, cosa sulla quale pure esprimo qualche dubbio; avrebbe potuto farlo se i suoi superiori l’avessero trasferito con la prospettiva di affidargli, poi, le redini del convento, cosa che non sembra, al momento, possibile, tant’è che lo stesso fra Luigi lamenta di essere stato mandato a Nocera ultimo tra gli ultimi: e a Fra Luigi il ruolo di ultimo non è congeniale.
Staremo a vedere se ci saranno ulteriori sviluppi; personalmente mi auguro, e gli auguro, che si acquieti, che lasci fare al tempo il quale, più e meglio di altri, può rendergli (se ancora fosse necessario) atto dei suoi meriti e delle sue indubbie capacità, che potranno ancora essere poste al servizio del Signore, per maggiore Sua gloria.
Gli uomini passano, i Superiori si alternano, ed è possibile che nuovi responsabili avranno direttive o idee diverse; Fra Luigi stia ora tranquillo, ricordando che comunque egli appartiene ad una comunità religiosa che ha fatto dell’obbedienza uno dei suoi pilastri; e se il Signore Iddio vorrà, in futuro, avvalersi ancora delle sue capacità, certamente saprà come e cosa fare, per fargli riprendere il ruolo di “Imprenditore di fede”.