A rischio manipolazione le mappe dei collegi elettorali
Le leggi elettorali affrettate non portano bene ai loro promotori e sono scorrette per la Corte europea dei diritti umani se varate a meno di un anno dalle consultazioni. L’Italia in materia è recidiva: in 23 anni ne ha prodotto tre e ne ha sperimentato due.
Nessuna di quest’ultime ha premiato al primo impatto le forze politiche che le avevano concepite. Il Mattarellum varato sette mesi prima del voto del 27 marzo del 1994 alla prima prova è stato dirompente e punitivo per il ceto politico che lo aveva ideato per auto-conservarsi. Così come il Porcellum elaborato in era berlusconiana per confermare il centrodestra ha premiato nelle consultazioni del 9/10 aprile 2006 il centrosinistra di Romano Prodi.
Adesso, dopo l’archiviazione dell’Italicum inutilizzabile per entrambe le Camere del Parlamento, c’è da sperimentare il Rosatellum divenuto legge a pochi mesi dalla consultazione della prossima primavera.
Si porta appresso risentimenti che non possono non toccare la sensibilità degli elettori, il cui esito, secondo sondaggi, non è rassicurante per il Pd, che gli ha dato la paternità, ed è ballerino per gli altri partiti. Le regole di buona condotta indicate dalla Cedu (Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali) hanno un senso perché servono a far decantare le polemiche ed a fare maturare ed assimilare procedure e sistemi di voto, compresa la definizione dei collegi le cui mappe manipolate all’ultimo momento non sono variabili indipendenti per il dosaggio e la riuscita delle candidature.
Quando la sfida arriva nelle piazze non è facile intercettare per tempo le reazioni degli elettori sull’impostazione di uno strumento che comunque è condizionante per l’espressione delle loro volontà. Perciò, non si capisce l’ostinazione sul Rosatellum considerando le esperienze precedenti in cui gli elettori hanno manifestato di non volere vivere le consultazioni da pecore.
E non è detto che lo vogliano per la prossima.