scritto da Nino Maiorino - 17 Giugno 2017 13:40

La piccola storia dei parlamentari 5 Stelle

Giuseppe Turani è uno dei grandi giornalisti italiani che in passato ha fatto parte del gruppo “Espresso – Repubblica”, scrivendo pezzi notevoli, prevalentemente economici, pure non disdegnando di fare escursioni nella politica.

E’ uno di quelli che ha fatto parte del gruppo di Eugenio Scalfari nella fondazione de “La Repubblica”. Nel 1974, partecipò alla scrittura, con Eugenio Scalfari, del celebre “Razza padrona. Storia della borghesia di stato” edito da Feltrinelli, ma ha scritto numerosi altri libri. Da qualche anno si è staccato dal gruppo per essere entrato in rotta di collisione con l’Editoria dello stesso.

Dall’inizio di quest’anno ha scritto impietosi e illuminanti articoli sui parlamentari del M5S, recentemente segnalatimi da un amico, che soffre, come me, di “orticaria da 5 stelle”, anch’ egli scettico sulle reali possibilità di governo di questi personaggi i quali, prima di fare i parlamentari, erano dei nullafacenti e nullatenenti, e che, pure se continuamente ripetono di non essere legati alle poltrone, di non avere in alcun conto gli emolumenti e i benefit dei parlamentari e che si dicono pronti alle elezioni anticipate solo per la prospettiva di vincerle ed essere riconfermati, in cuor loro sperano che questa legislatura duri il più a lungo possibile, magari anche oltre la scadenza naturale, giacché, se il responso delle urne dovesse essere per loro sfavorevole, perderebbero gli introiti attuali e tornerebbero a fare i nullafacenti e nullatenenti.

E il rischio non è da sottovalutare, come ha dimostrato l’esito delle appena chiuse elezioni amministrative, che ha registrato una disfatta del M5S in tutti i Comuni, addirittura a Genova, città nella quale Peppe Grillo è nato ed è radicato.

Probabilmente il tracollo dei grillini è stato influenzato anche dalla pessima esperienza della grillina Virginia Raggi alla guida di Roma, dai suoi ripetuti e inammissibili errori, dalle sue indecisioni che hanno fatto emergere la sua impreparazione e, per analogia, quella degli altri del movimento i quali, d’altronde, non emergono in nulla se non nella ossessiva ripetizione di slogan sulla loro integerrimità, sul loro spirito di sacrificio, sulla loro autotassazione e restituzione di parte degli emolumenti di parlamentari, cose certamente apprezzabili, ma che non sono indici della loro capacità di governare un Paese complesso come il nostro.

Ed è sintomatico che qualche sindaco ex grillino, come Pizzarotti a Parma, abbia avuto lusinghiero risultato presentandosi con una lista civica visto che da anni, per essere entrato in conflitto con Grillo e Casaleggio, è stato espulso dal Movimento; il che sta a significare due cose: 1) che anche nel M5S vi sono persone all’altezza di governare, ma che sono invise ai vertici; 2) che se queste persone si distaccassero dal Movimento potrebbero essere una buona alternativa al grigiore che si avverte nello scenario politico italiano.

Ma torniamo ai parlamentari pantastellati così come li descrive Giuseppe Turani: di qualcuno di essi, ad esempio Luigi Di Maio, il Governatore De Luca ha già parlato più volte, commentando sarcasticamente le attività del candidato in pectore alla Presidenza del Consiglio in un Governo fatto dal M5S, e mettendolo ampiamente in ridicolo.

E Turani conferma: Di Maio non è niente. Non ha mai lavorato in vita sua, nemmeno un’ora, non risulta abbia fatto studi di qualche spessore, mai amministrato niente, ha mostrato persino lacune spaventose sulla storia recente. In una parola non sa niente: non è vero che ha studiato.

Ripete le sciocchezze che legge sul “sacro blogghe”, quasi certamente la sua unica fonte di informazione. Di Maio è un bamboccione, mantenuto dai genitori fino a quando non ha trovato un posto nelle liste dei 5 stelle: precedentemente, quando si era presentato alle elezioni in una lista civica, aveva preso 59 voti di preferenza, probabilmente solo quelli dei suoi familiari. Altre notizie su di lui non ci sono, come non esistono suoi discorsi o scritti memorabili. Solo una cosa: nonostante l’età, continua a avere problemi con i congiuntivi, che non gli entrano in testa, probabilmente deve aver bigiato molto la scuola già ai tempi del liceo. Prima di essere parlamentare, la sua dichiarazione dei redditi era a zero, aveva appunto dichiarato un reddito uguale a zero: stava a casa e aspettava che la mamma gli mettesse in tavola la minestra e gli comprasse, ogni tanto, dei calzini nuovi.

Di Maio, che si ostina a presentarsi come futuro capo di palazzo Chigi e che oggi gira avvolto in impeccabili grisaglie era questo: uno che non guadagnava nulla, uno sfaccendato.

Ma, si dirà, Giggino è un caso. Mica tanto: Turani ne ha anche per gli altri esponenti noti e meno noti del Movimento.

Prendiamo, ad esempio, Roberto Fico, che ha fatto una gran carriera, diventando addirittura presidente della commissione di vigilanza Rai, un altro che ha denunciato zero redditi prima di diventare parlamentare, e che non risulta abbia svolto alcuna attività.

E andiamo ad Alessandro Di Battista, altro astro nascente del Movimento, che contende il “premierato” a Di Maio; un altro degli eroi a cinque stelle molto noto, avventuroso, giramondo e scrittore di pezzi considerati ridicoli (famosi i suoi colloqui con le scimmie urlatrici), il quale, se non altro, denunciava un reddito, annuale, di ben 3.176 euro. Non si sa di cosa vivesse con così pochi soldi: anche lui, quasi certamente, dipendeva da mammà.

E, per non tediare ulteriormente i pazienti miei “cinque” lettori, anche se l’indagine di Giuseppe Turani prosegue con altri meno noti parlamentari grillini, mi fermo qui.

In conclusione, tanti dei “meravigliosi ragazzi” di Grillo non avevano un’occupazione e non guadagnavano niente. Adesso, invece, guadagnano 100 mila euro all’anno. E con una faccia tosta straordinaria ci vengono a spiegare che sono “gli altri” parlamentari che non vogliono andare a casa. Loro, invece, sognano solo di poter tornare a reddito zero il prima possibile: meravigliosi ragazzi.

Da questa piccola ricerca si scopre che Grillo ha scoperto e mandato in parlamento un gruppo di sfigati, senza una professione e senza un reddito: questi sono i personaggi che si candidano a governare l’Italia, dei quali noi cittadini dovremmo avere fiducia!

Non ci sono grandi commenti da fare.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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