Non è stato uno spettacolo bello da vedere, anzi. Ma meglio così. Stiamo parlando di quanto è successo alla Camera dei deputati giovedì scorso quando, su un emendamento di poco conto, è saltato quello che sembrava un accordo di ferro siglato da Renzi, Grillo e Berlusconi, con l’aggiunta di Salvini, sulla nuova legge elettorale mutuata da quella tedesca.
Alla fine, tra Pd e Cinque Stelle, sono volati gli stracci. E la pessima legge che era stata concordata ormai è definitivamente affossata.
E ora? Mah, che dire. Da questa vicenda ne escono tutti male. Chi più, chi meno. Renzi peggio di tutti, di sicuro. La fretta, l’attitudine a cambiare le carte in tavola, il suo cinismo nel passare come un carro armato su tutti, compresi alleati attuali e futuri, alla fine lo porta a balbettare confusamente. Peccato, corre il rischio di diventare un perdente di successo. Ogni giorno che passa perde un pezzo di credibilità politica. Tra gli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto nel Paese.
Ora si è trovato costretto a rivolgersi a Campo Progressista per avviare un percorso politico insieme. Pisapia, l’ex sindaco di Milano, gli ha risposto picche, o meglio gli ha dettato le regole e dato una lezione di educazione politica. Non passerà molto, a questo punto, che Renzi si troverà costretto a riprendere il dialogo con Alfano, magari sottobanco, dopo averlo scaricato politicamente in modo assai sgradevole e improvvido.
Ad ogni modo, da questa vicenda sembra emergere un’unica certezza: si voterà nel 2018, a scadenza naturale della legislatura attualmente in corso, nata nel 2013.
Per il resto buio pesto. Nessuno ha la forza per impostare una nuova legge elettorale. C’è bisogno di un accordo tra diverse componenti politiche, ma gli interessi di ciascuna di loro sono in tutto o in larga parte divergenti.
In conclusione, lo stallo politico è evidente e la confusione regna sovrana. Il risultato? Andare a votare con una legge elettorale peggiore di quella affossata alla Camera l’altro giorno.