LA FINESTRA SUL CORTILE Per il bene comune un patto sociale per la città
Questa sera, come riferiamo in un servizio pubblicato ieri, si terrà un convegno sull’amministrazione condivisa che vedrà tra i protagonisti il professore Luigi Senatore e la sua associazione.
All’apparenza può apparire un tema astratto e lontano, al contrario, è molto probabilmente la possibile e auspicabile soluzione alle angustie politiche, finanziarie e amministrative che affliggono la Pubblica Amministrazione, e in particolare gli Enti locali, in primis i comuni. Ma è anche uno strumento formidabile per superare d’un colpo solo, ma non magicamente, la mala politica e la cattiva amministrazione, oltre che la demagogia populista e la crisi di credibilità della stessa politica e delle istituzioni. Insomma, un modo per recuperare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni.
Oddio, questo presuppone innanzi tutto una classe politica aperta e preparata culturalmente, molto più di quella che, nel suo complesso, ci ritroviamo adesso. A Cava come altrove. E richiede anche dei cittadini più attivi, più partecipi, più motivati rispetto a ciò che rappresenta il bene comune e la gestione dello stesso.
Ad ogni modo, non è mai troppo tardi per impostare certi discorsi, per quanto all’apparenza avveniristici se non addirittura utopistici.
D’altro canto, quel che propone il professore Senatore, come del resto lui stessa ci tiene ad evidenziare, trova già esempi concreti, anzi, talune impostazioni sono il frutto di elaborazioni teoriche alquanto datate.
Non a caso, sulla necessità dell’Amministrazione pubblica di mettere in comune con i cittadini la percezione e la ricerca della soluzione dei problemi o di uno specifico di esso, già un bel po’ di anni fa il professore Gregorio Arena, attuale ideatore e promotore dalla rete Labsus, e a cui si ispira l’associazione del prof. Senatore, parlava della necessità di “convincere nel senso letterale di «vincere insieme», risolvere insieme un problema di interesse generale. Nel senso “che la sua soluzione è nell’interesse di tutti e che è necessario il contributo di tutti per risolverlo, perché nessuno può risolverlo da solo” . In altri termini, sforzi congiunti di più soggetti, dove l’insieme dei “contributi non dà luogo ad una semplice addizione di energie, bensì ad una loro moltiplicazione” (AA.VV., Teoria e tecniche della Comunicazione pubblica – Capitolo 2 – Comunicazione e amministrazione condivisa di Gregorio Arena- Etas 2001).
In altre parole, l’idea fondante è che i cittadini non sono solo portatori di bisogni, ma anche di capacità tali da contribuire a dare soluzione ai problemi cui attende la Pubblica Amministrazione.
Uno di questi problemi, ma non il solo, è la gestione dei rifiuti. Se vogliamo per davvero avere meno costi e città più pulite è indispensabile, come scrivevamo già nel luglio 2015 (Cava, la sfida di rifiuti), “sollecitare la collaborazione dei cittadini, non solo richiamandosi giustamente a principi etici e civici, ma anche e soprattutto con un sistema oggettivo di premialità, che concretamente promuova chi fa bene il suo dovere di cittadino rispetto alla raccolta differenziata dei rifiuti, e penalizzi chi, invece, è negletto o crede di fare il furbo”.
Purtroppo, in questo campo, come in altri, l’Amministrazione Servalli è stata una totale delusione, credendo di risolvere il problema esclusivamente con multe più salate e cercando, invano, di perseguire i trasgressori mettendo in campo più controlli e più vigili.
E, su questo tema (ma anche su altri come la mobilità, il verde pubblico, la gestione del patrimonio comunale, la sicurezza, la promozione culturale e turistica), l’iniziativa di stasera ci dà il la per ribadire che “la città, se ben sollecitata e indirizzata è, nel suo complesso, più che matura per raggiungere risultati significativi anche in tempi più ristretti. Occorre, però, saper lavorare in termini politici, amministrativi e di comunicazione”.
E’ quello che, in fondo, in larga misura è mancato a Servalli e ai suoi.
Ciononostante, continuiamo a ritenere che l’attuale Amministrazione comunale, o meglio il suo Sindaco, abbia le carte in regola per voltare pagina e dare alla città un governo migliore di quello finora messo in campo.
E siamo convinti che con un diverso approccio da parte dell’Amministrazione comunale la stragrande maggioranza dei cittadini metelliani, quale che sia l’orientamento politico, saranno capaci e ben lieti di dare una risposta positiva e una partecipazione fattiva. Siamo certi che, se adeguatamente motivati, i cavesi sapranno e vorranno contribuire alla res publica con i gesti concreti, i comportamenti quotidiani, ma anche con qualche azione materiale in più.
I cavesi, come dicevamo prima, sono sufficientementi maturi per dare qualcosa in più alla comunità sia come cittadini singoli sia come componenti di associazioni o di qualsiasi altra formazione sociale.
Se così è, siamo tutti chiamati, a partire dal sindaco Servalli, a valorizzare la sussidiarietà orizzontale, sviluppare la civicness, promuovere la solidarietà, la coesione sociale e il bene comune.
Non abbiamo altra strada se vogliamo davvero bene alla nostra città, ai nostri figli. Non possiamo continuare solo a chiedere, a pretendere, ma imparare responsabilmente a dare, in modo organico e strutturato, e non più sporadico e occasionale.
Come abbiamo avuto già modo di scrivere, “se vogliamo evitare l’arretramento e il degrado delle nostre comunità locali, se non intendiamo rassegnarci ad avere minori servizi, dobbiamo giocoforza concorrere a rivedere il nostro rapporto cittadino-pubblico, ovvero società civile-istituzioni. A Cava come altrove, e a prescindere da questa o da una qualsiasi altra amministrazione, per forza di cose dobbiamo puntare a ripensare all’organizzazione delle nostre comunità attraverso un nuovo patto sociale” (Cava, dai rifiuti un nuovo patto sociale).
Ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo fare. E speriamo di farlo da subito, già con il sindaco Servalli.