scritto da Nino Maiorino - 24 Marzo 2017 08:55

Rifiuti e l’assenza della politica

L’aumento della tassa sui rifiuti e la mancanza di un assessore al ramo con una visione politica

Con il precedente articolo, sempre sul tema rifiuti, pubblicato in data 21 marzo, abbiamo affrontato il problema dell’aumento della Tari da un punto di vista generale: il diminuito potere d’acquisto derivante dalla introduzione dell’Euro e dal ristagno della economia che ha impoverito la maggior parte della popolazione; poi siamo scesi nei dettagli tecnici della tassa, dei costi del servizio e della necessità, per l’amministrazione comunale, che vada a totale carico dei contribuenti in quanto il Comune non può né guadagnarci né rimetterci.

Vogliamo ora affrontare il discorso politico che riguarda l’amministrazione cittadina la quale non può dichiararsi esente da responsabilità giacché, se è vero che il Comune deve pareggiare costi e introiti, è altrettanto vero che deve porre in essere tutti i meccanismi finalizzati a rendere il servizio efficiente e il più possibile economico.

Che Cava sia diventata una città sporca è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti, e non tutto può trovare giustificazione nelle traversie che la città ha subito, in un recente passato con il fallimento della vecchia società Se.Ta. e il trasferimento della raccolta alla Metellia Servizi; e da qualche mese con la incorporazione nella Metellia del Consorzio che provvedeva ad effettuare il ritiro della carta e quant’altro, con un servizio non del tutto efficiente che ha indotto il Comune, prima l’Amministrazione Galdi, ora quella Servalli, a procedere alla fusione con l’onere dell’assunzione del personale del soppresso Consorzio.

E’ ovvio che una operazione di tale importanza porterà benefici nel futuro; oggi si sopportano solo gli aumentati costi del personale assorbito, beneficiando comunque delle attrezzature e delle procedure del soppresso Consorzio, procedure che, peraltro, non sembrano ancora bene messe a punto.

E’ stata una scelta politica che prelude al conseguimento di un risparmio futuro del costo globale della gestione, ma, al momento, occorre pretendere che la rinnovata struttura funzioni al meglio e quanto meno effettui il servizio di raccolta dei rifiuti in maniera regolare, capillare ed efficiente; il fatto che sia ora un solo organismo a dover ripulire le strade annulla qualche precedente alibi di inefficienza.

Partendo comunque dal dato di fatto, inconfutabile, che la città è diventata più sporca, e ciò era già iniziato con amministrazione Galdi e prosegue con quella attuale, è fuori dubbio che, se è vero che parte della responsabilità cade sull’amministrazione, è altrettanto vero che altra parte cade sulla popolazione: non su tutta, per fortuna, giacché parte della stessa, specialmente quella delle zone centrali, effettua con più attenzione la differenziazione, mentre si registra un lassismo ed una sciatteria nelle zone periferiche e in molte frazioni.

Ma il lassismo e la sciatteria di quella parte della popolazione che ammucchia tutto in un solo sacchetto, è certamente una manifestazione di inciviltà, di mancanza di cultura e di sensibilità di quei cittadini che commettono tale “crimine”, che danneggia non solo l’immagine della città, ma l’ambiente e pesa gravemente sui costi del servizio; ma la causa di tutto ciò è anche dell’amministrazione cittadina che in questo campo, specialmente nelle due ultime consiliature, è stata a dir poco carente.

All’avvio del servizio, epoca Fiorillo, l’amministrazione comunale si era bene organizzata, anche perché supportata dalla vecchia Se.Ta. alle cui spalle c’era un colosso della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in Italia; l’oculatezza dell’amministrazione cittadina, col supporto della Se.Ta., fecero in modo che Cava fosse uno dei primi comuni ricicloni d’Italia, raggiungendo in breve la percentuale di differenziazione del 75.per cento.

Come fu possibile tutto ciò lo spiegano coloro che lo realizzarono: distribuzione di sacchetti di colore e caratteristiche diverse, capillare diffusione dei metodi per differenziare, capillare sensibilizzazione del territorio, grazie alla collaborazione di associazioni e circoli, che si fecero anche carico, in alcune zone, della distribuzione dei sacchetti e del supporto a coloro che erano restii a differenziare; non era facile modificare in poco tempo le vecchie abitudini, ma la buona macchina organizzativa ci riuscì, anche perché la cittadinanza veniva tenuta sotto pressione costantemente: il risultato di diventare comune riciclone ci premiò.

Ma la politica, e torniamo al discorso iniziale, in Italia, e a Cava non fa differenza, raggiunto un risultato, ritiene che se ne possa lavare le mani, nella certezza che, oramai, la testa delle persone è cambiata, la gente si è abituata, non è necessario fare più nulla.

E qui casca l’asino; un amministratore attento e scrupoloso deve (dovrebbe) porsi il problema di verificare periodicamente se le sue convinzioni corrispondono alla realtà, e intervenire tempestivamente allorquando si accorge (dovrebbe accorgersi) che la popolazione si lascia andare, che tornano le vecchie abitudini: nello specifico che la gente non differenzia più.

Dov’era la politica quando venne stravolto il programma che aveva reso Cava comune virtuoso? Dov’era la politica quando, ad esempio, all’epoca dell’amministrazione Galdi, si decise di sopprimere l’acquisto e la distribuzione dei sacchetti che consentivano una più facile differenziazione, per conseguire un esiguo risparmio, se non ricordiamo male, di qualche centinaia di milioni delle vecchie lire? Quale fu la “ratio” della abolizione dei cassonetti?

All’epoca il comune risparmiò, ma con quali risultati? Quelli che ora sono sotto gli occhi di tutti.

Già all’epoca di Fiorillo il programma della differenziazione, sebbene abbia portato a quei risultati, non era certamente dei più avanzati, giacché amministrazioni più lungimiranti avevano già predisposto ulteriori strumenti, più sofisticati, proprio per evitare che la popolazione, poco per volta, si disabituasse: parliamo delle individuazione degli utenti con i codici a barre, parliamo delle isole ecologiche meccanizzate alle quali i cittadini possono accedere con la lettura bel badge magnetico individuale; parliamo di strumenti semplici, adottati in civilissime città, qui in Italia, che già all’epoca avevano conseguito la qualifica di comuni ricicloni, e che, grazie a quella organizzazione, non l’hanno più persa.

Questo è il ruolo politico al quale ci riferiamo, nel quale la nostra città, purtroppo, non ha mai brillato e che è andata sempre più perdendo per strada.

Se la “Politica”, quella con la “P” maiuscola, vuole ottenere un risultato, non deve far altro che guardarsi intorno, alzarsi dalle “dorate” poltrone del palazzo, andare in giro a vedere cosa hanno fatto gli altri, rientrare in città e farlo, magari chiamando anche a collaborare coloro che hanno esperienza: l’Assessore a questo serve, a fare politica e risolvere al meglio i problemi nell’interesse della popolazione; altrimenti che ci sta a fare?

Solo così la politica assolve  al suo ruolo e può conseguire, per tornare al problema Tari, il risultato di evitare aumenti di costi e potersi magari vantare di aver conseguito risparmi.

Tutto ciò non è stato fatto (né da Servalli né dai precedenti recenti amministratori) ed è quindi comprensibile perché oggi ci troviamo non solo nella situazione che è sotto gli occhi di tutti, ma anche con l’aumento della tassa.

Quello che l’attuale amministrazione deve fare è di intervenire seriamente e al più presto per evitare le nere previsioni di ulteriori aumenti futuri.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

Una risposta a “Rifiuti e l’assenza della politica”

  1. Ho avuto in passato un esperienza diretta. Mi sono interfacciato con tante gente davvero capace e con delle qualità. Abbiamo insieme affrontato il problema e risolto in una zona molto critica della città , che ovviamente non è il centro ma la sempre più spesso isolata periferia. Ci siamo rimboccati le maniche come cittadini e con il sostegno di alcune persone ai vertici della macchina organizzativa abbiamo raggiunto un ottimo risultato. Oggi la spazzatura si raccoglie con una responsabilizzazione del cittadino e il problema è stato risolto.Appena insediato il nuovo sindaco gli scrissi una lettere per testimoniare la bella esperienza e magari poter essere da spunto, un modello da esportare in altre aree della città, come risposta mi fu detto di non preoccuparmi non avevano bisogno di questa esperienza e che si stavano attivando per migliorare il sistema con tecnici specializzati.
    Tanti Saluti

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