Continuiamo il ragionamento sul “risparmio tradito”, come l’ha definito più di un prestigioso giornale economico italiano, restando in casa nostra. E’ questo un argomento che fa tremare le vene e i polsi degli italiani e non fa dormire sonni tranquilli a nessuno.
E non è che la preannunciata Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario italiano ci può consolare, giacché è noto come in Italia finiscono le “commissioni”.
I lavori durano anni, tra opacità, sotterfugi e bizantinismi tutto italiani; già è lunghissimo l’iter parlamentare per istituirla, e nel caso specifico è possibile che la stessa si ridurrà ad una specie di pozzo senza fondo nel quale le forze politiche nostrane, notoriamente litigiose su tutto, ma litigiosissime sulla banche, verseranno le animosità e i rancori nei confronti degli ultimi governi rei, a dir di tanti, di aver salvato talune banche solo per salvare i banchieri coinvolti: il che non è tanto vero, ma fa presa sulla popolazione stremata e preoccupata, e porta voti.
Che il sistema bancario italiano attraversi una pesante crisi è un fatto, e dalla metà del 2015 tantissimi risparmiatori hanno avuto legnate a non finire, e se non fosse intervenuto pesantemente proprio il Governo, con i tanto vituperati “aiuti” sia alle banche che ai depositanti, non si sa in quale baratro il sistema sarebbe finito.
Prima sono state “aiutate” le quattro banche del centro Italia, poi sono state salvate alcune del nord-est, oggi siamo alle prese con la più antica banca del mondo, il Monte dei Paschi di Siena che rappresenta la terza banca italiana, e che i diversi tentativi di salvarla con aumenti di capitale non hanno dato risultati, tant’è che, messo alle strette, il Governo, superando pure i mugugni dei vertici della Comunità europea, ha dovuto intervenire prima con la pesante penalizzazione di migliaia di risparmiatori o pseudo tali, che si erano fatti convincere ad acquistare dannati prodotti “tossici” (applicando il famigerato bail-in comunitario), poi con una ulteriore capitalizzazione con soldi pubblici, cioè con i nostri quattrini.
E meno male che è ancora in vigore il Fondo interbancario di garanzia dei risparmi, grazie al quale i detentori di “veri” depositi a risparmio sono tutelati purché i capitali depositati non superino i cento milioni di euro pro-capite: in concreto questo Fondo è una specie di “ombrello di garanzia”, una sorta di polizza assicurativa sui depositi, che sono garantiti fino all’importo pro-capite di 100.mila euro per intestatario.
Ma chi può essere certo che non si verifichino ulteriori emergenze?
Su quello che è stato il ruolo della vigilanza sulle banche, esercitata dalla Banca d’Italia, ne parleremo in un prossimo intervento.