SVALUTATION Il braccio di ferro De Luca-Renzi che non fa bene alla Campania
La convention di Afragola convocata sull’emergenza lavoro è stata percepita dai media e da ambienti del Pd come una sorta di conta delle forze che il Governatore Vincenzo De Luca è in grado di mettere in campo dopo la caduta dei consensi ai suoi appelli sul referendum.
L’uso della civica “Campania libera” da lui concepita a sostegno della sua elezione alla Regione ha concorso a rafforzare l’idea di una partita a scacchi giocata all’interno del Pd in vista delle prossime scadenze congressuali e delle candidature al Parlamento.
Tale interpretazione non è completamente infondata dato il raffreddamento di rapporti con Matteo Renzi: magnificati da De Luca prima del referendum per il flusso di risorse finanziarie veicolabili verso la Campania ed ora sfilacciatisi con il Governo su rivendicazioni di più poteri autonomi nella gestione di settori strategici, come sanità e mondo del lavoro.
La risposta di De Luca sul senso della convention legittima i dubbi dei media, quando egli contrattacca dicendo che ad Afragola si sono dati appuntamento “quelli che risolvono i problemi”. Come dire: noi siamo i bravi, gli altri sono politicanti inconcludenti.
Il tono è quello di una presa di distanza dal personale dirigente del PD. Lo ha più volte contestato, a livello locale, definendolo “anime morte”. Ma non è nelle sue corde la rottura con l’ambiente umano e politico che è stato suo riferimento costante nelle diverse fasi di trasformazione del maggiore partito della sinistra: dal PCI al PdS e Ds fino all’attuale Pd.
Il modello da lui praticato è stato quello di un partito fatto a sua immagine e/o funzionale al suo modo di amministrare e di governare le istituzioni. L’esperienza salernitana gli ha dato ragione e gli ha consentito di dare vita ad una leadership personale, sganciata da ideologismi e da militanze. Altra cosa è il trasferimento del modello di Amministrazione comunale per il Governo della Regione Campania: non è detto che funzioni sia per diversità di competenze che per complessità di contesto politico ed economico le cui sorti non si giocano soltanto a Napoli nel Palazzo di Via S. Lucia. Senza il supporto e l’alleanza con una rappresentazione politica capace di operare nel contesto nazionale sulle determinazioni dei progetti di sviluppo del Mezzogiorno non si va da nessuna parte.
Sul punto si incrocia il protagonismo di un leader non omologabile su schemi ideologici o politicamente definiti, come finora si è rivelato De Luca. La partita aperta ad Afragola ripropone una antica questione sul ruolo del ceto politico meridionale sospeso tra la soddisfazione di istanze clientelari e l’assunzione di responsabilità nelle dinamiche di sviluppo del sistema nazionale delle relazioni politiche ed economiche.
A meno che il braccio di ferro che si vuole intravedere tra De Luca e Renzi non si esaurisca in un semplice regolamento di conti locali all’interno del PD. Con tanti saluti alle sorti per la Campania. Al di là delle cose dette o maldette dai media.