SVALUTATION Dall’eresia dell’antipolitica ai “diversamente politici”
A parte la cambiale Monte Paschi di Siena, da tempo in scadenza, l’apocalisse finanziaria del dopo referendum non c’è stata. Almeno, finora non si è manifestata nei modi come era stata paventata in caso di vittoria del “No”.
Il che vuol dire che gli investitori anche quando pensano alle speculazioni sanno distinguere i momenti della propaganda politica dal fare e tutelare i loro business reali. E’ accaduto prima e dopo Brexit e l’elezione di Trump.
Ora i fari sono puntati sulla formazione del nuovo Governo con o senza il ritorno di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Il suo ruolo non si dovrebbe esaurire con le dimissioni rassegnate dopo la bocciatura del referendum. Ha ancora il boccino in mano ed attraverso consultazioni parallele a quelle condotte dal Capo dello Stato sta pilotando il corso della crisi.
E’ un ruolo di responsabilità che gli compete come Segretario del Pd e come promotore di un referendum la cui bocciatura, non messa in conto, ha finito con imbottigliare le istituzioni in un imbuto inestricabile non solo sul piano delle relazioni politiche. Non può essere scaricato sulla cosiddetta “accozzaglia” del “No” il pasticcio di una legge elettorale, l’Italicum, fatta approvare dal Parlamento prima della riforma costituzionale e senza conoscere il responso del corpo elettorale, quasi fosse qualcosa di acquisito, a prescindere. Né è sostenibile che la bocciatura referendaria sia espressione di forze oscure nemiche dell’innovazione. Il corpo elettorale si è liberamente espresso e non può essere criminalizzato per il giudizio espresso.
La vera novità su cui in pochi scommettevano è la ritrovata partecipazione al voto, soprattutto del mondo giovanile, su una piattaforma che non è etichettabile di destra o di sinistra, di conservatori o di progressisti. Perciò, il risultato acquisito, più che un dispetto, può essere accreditato come frutto di una convergenza di pulsioni culturali e di rivendicazioni sociali intergenerazionali. La loro fermentazione non è una specificità contro il renzismo, ma è attiva in tutto l’Occidente, dove periodicamente si incrociano e maturano movimenti epocali che hanno fatto la storia.
Nelle cronache correnti di casa nostra è prevalente la loro registrazione come aggregazioni di contestatori o di protestatari affetti da populismo. Vere o false espressioni di antipolitica, le loro manifestazioni rispondono ad istanze per un cambio del modo di fare e rappresentare la politica attuale. E’ più appropriato l’appellativo di “diversamente politici” e finché si esprimono attraverso il voto sono fornitori di ossigeno per l’esangue democrazia rappresentativa debole con i poteri forti e distante dall’emarginazione silenziosa. Al di là della soluzione di Governo, tecnico o no, il sistema delle istituzioni elettive non può permettersi di snobbare una platea di elettori eretici del politicamente corretto.
La loro consistenza stimata sotto forma di opinione pubblica è destinata ad avere uno sbocco nelle urne del prossimo appuntamento elettorale. Resta l’incognita della piattaforma che ne raccoglierà voci e consensi non intestabili ad alcuna delle tradizionali formazioni in campo.