Referendum, Gianni Iuliano: “Sbagliato fare il tifo come se fosse una partita di pallone”
Cavese di nascita, Giovanni Iuliano (nella foto sotto con la figlia Lorena, presidente del Consiglio comunale di Cava de’ Tirreni), ma per tutti Gianni, sempre di fede rigorosamente socialista, è stato per molti anni sindaco di Bracigliano, quindi senatore della Repubblica, nonché vicepresidente della Provincia di Salerno con presidente Angelo Villani. In questa campagna referendaria è impegnato in prima linea e con ferma convinzione a sostegno delle ragioni del No.
Ci dice almeno tre buone ragioni per votare NO al prossimo referendum?
La prima ragione per votare NO al referendum costituzionale del 4 dicembre è che si riduce il potere del Parlamento per rafforzare il potere del Governo e del Presidente del Consiglio: si passa cioè da una Repubblica Parlamentare a una Repubblica Presidenziale alterando gli equilibri delle Istituzioni. La seconda buona ragione è che per la fretta si sono cambiati ben 47 articoli della Costituzione, generando un mostro normativo difficilmente applicabile ed intervenendo in maniera disorganica su argomenti di natura diversa. La terza ragione è rappresentata dal fatto che al popolo sarà impedito di votare i Senatori, che saranno eletti dai consigli regionali, e quindi una ulteriore mortificazione agli elettori.
Una quarta ragione (la aggiungo io) è che se consideriamo la legge elettorale (cosiddetto Italicum) avremo una Camera di nominati quasi per la totalità dal Presidente del Consiglio, e questa Camera eleggerà il Presidente della Repubblica, il Consiglio Superiore della Magistratura, la Corte Costituzionale, i Presidenti delle Autorità di garanzia ecc.. Cioè tutte le Istituzioni di controllo e garanzia dipendenti da una sola persona! Follia pura.
Da almeno trent’anni si sta parlando di eliminare il bicameralismo perfetto, di cancellare le Province e il CNEL, di dare più stabilità al governo, in ultimo, dopo la riforma costituzionale del 2001, di rivedere i poteri delle Regioni, e cioè il famoso titolo V della Costituzione. Perché allora votare NO?
Con questa pseudo riforma non si elimina il bicameralismo. Il Senato rimane, con consiglieri regionali e sindaci che voteranno su quasi tutte le leggi votate dalla Camera, con un prevedibile aumento della conflittualità fra le due Camere, con costi per rimborsi spese che ridurranno al lumicino i presunti risparmi. Se si voleva eliminare il bicameralismo bisognava avere il coraggio di sopprimere del tutto il Senato. Mentre sono d’accordo sull’abolizione del CNEL, non sono mai stato favorevole all’abolizione delle Province: averne ridotto ruolo e risorse ha già determinato disfunzioni e disastri sulla edilizia scolastica, sulla viabilità. Meglio sarebbe stato ridefinire dopo più di 40 anni ruolo e funzione delle Regioni, magari riducendo il loro numero con accorpamenti per aree omogenee e soprattutto eliminando le Regioni a statuto speciale (il cui ruolo è ben più forte con questa riforma) che sottraggono ai contribuenti italiani risorse enormi.
Fa un certo effetto vedere uniti per il NO Salvini e Grillo, Berlusconi e Zagrebelsky, Meloni e Ingroia, ma anche D’Alema e Fini, De Mita e Cirino Pomicino, Brunetta e Cofferati, e via di questo passo. Non crede che ciò ingeneri confusione ma soprattutto che un certo mondo politico vuol restare appollaiato in qualche modo sul trespolo che ora si ritrova? Insomma, votare No non è un’occasione mancata per rinnovare il Paese?
Sento dire che chi vota NO è contro il rinnovamento. Affermazione quanto meno bislacca, visto che già votammo No alla riforma proposta da Berlusconi, e parlo dei socialisti come me, ma in generale della sinistra, del PD, di tutti coloro che ritenevano quella una riforma peggiorativa della Costituzione. Io rivendico la mia coerenza, ora come allora. Altri, a sinistra e a destra, hanno cambiato opinione.
Non crede che la vittoria del NO è un assiste formidabile al Movimento 5 Stelle che sarà l’unico a beneficiare della sconfitta di Renzi?
Credo esattamente il contrario, e cioè che il più grande regalo al movimento populista di Grillo sia la vittoria del SI.
Secondo lei la riforma costituzionale di Renzi è diversa da quella di Berlusconi del 2006?
Questa riforma costituzionale è diversa da quella del 2006 se non altro per la vastità delle modifiche su cui vuole incidere. Ha in comune la volontà di demolire un impianto su cui ha lavorato un’Assemblea Costituente costituita da personalità di elevato spessore culturale, morale e politico (non Verdini, Calderoli, Boschi), che ha funzionato bene per 70 anni, e che soprattutto fu varata con una amplissima maggioranza che andava dai comunisti ai liberali. Il contrario di ora e del 2006 quando si propone una riforma con maggioranza risicata.
In tutta onestà, cosa salverebbe della riforma costituzionale per cui chiede di votare contro il 4 dicembre?
Salverei di questa riforma solo l’abolizione del CNEL. Su altri principi sono molto cauto; quando si dice che bisogna velocizzare l’iter delle leggi io mi domando: ma abbiamo veramente bisogno di molte leggi o vogliamo avere leggi fatte meglio e soprattutto che non siano fatte per pochi a svantaggio dei più?
Un’ultima domanda. Quella del referendum più che sul merito della riforma costituzionale, è un voto pro o contro Renzi. Insomma, il 4 dicembre votare NO per liberarsi dell’attuale premier?
La mia opinione a favore del NO me la sono formata solo leggendo il testo di riforma proposto. Ha sbagliato Renzi a personalizzare e sbagliano i suoi avversari a dire che bisogna votare NO per votare contro il Governo. E’ una questione di fondo: le modifiche alla Costituzione le DEVE proporre il Parlamento, non il Governo. Per questo è sbagliato fare il tifo come se si trattasse di una partita di pallone. Qui parliamo delle REGOLE che determinano la vita democratica dello Stato e delle sue Istituzioni, e su queste regole dobbiamo votare, non sulle persone.