Oggi la Rete è ancora il grande mare da cui emergono troppi relitti rancorosi delle paure collettive, alla ricerca di un centro di imputazione su cui scaricare l’irrazionale che è in noi
Allora tv e cartastampata sono proprio una romanticheria del passato remoto, gagliardamente soppiantata dai social media e dalla Rete?
Stando ai commenti dei trend setter disseminati un po’ dappertutto (specialmente nei giornali di carta…) sembrerebbe proprio di si e la vittoria di Donald Trump, generoso disseminatore di pensieri basici su Facebook, twitter, Instagram e via comunicando, sarebbe la prova provata di come la politica ormai debba misurarsi essenzialmente con questi strumenti di comunicazione se vuole sperare di arrivare a dire qualcosa al corpo elettorale.
Del resto, si potrebbe argomentare, anche in Italia abbiamo sperimentato il peso specifico della Rete, con l’epopea dei Cinque Stelle ancora in corso di svolgimento.
Ma è davvero così?
Non c’è dubbio alcuno sul fatto che la Rete si presti a svolgere un ruolo di mediatizzazione immediata e a buon mercato. Un ruolo pervasivo e virale. E non si può contestare che i social media abbiano avuto funzioni “politiche” rilevantissime nelle partite elettorali americana ma anche italiana e, portando la mente a qualche anno fa, anche nelle primavere arabe, poi tramutate in autunni e inverni. Ma, attenzione: la cifra che connota e unifica tutte queste esperienze è il richiamo ” destruens”.
A ben vedere, infatti, in tutte le applicazioni riuscite della comunicazione politica attraverso i social e, più in generale, attraverso il web, ha fatto premio il richiamo antagonistico nei confronti dell’establishment e dei governi in carica.
Perché per sua natura il web è ” contro” e non “per”. Perché l’efficacia corrosiva di un “fattoide”, di un messaggio anche falso ma accettato perché dà corpo alle nostre paure o ai nostri rancori profondi è provata, mentre l’efficacia di una notizia che costruisce reputazione positiva soprattutto su chi è al comando, non è data nella logica della Rete.
Perché chiamare a raccolta il popolo che contesta, scandendo le medesime essenziali parole d’ordine, coagulare la lunga onda protestataria, in una stagione difficile per tutti e, in modo particolare, per le masse giovanili, fruitrici privilegiate della comunicazione on line, è esercizio destinato al successo assai più di quello che prova ad impiegare la Rete in chiave “costruens”, in chiave di proposta.
Un Movimento Cinque Stelle al governo del paese probabilmente perderebbe gran parte dello “share” di cui gode oggi in Rete urlando a voce piena le sue parole antagonistiche. E così un Donald Trump che tornasse a candidarsi tra quattro anni da presidente uscente.
Un giorno sicuramente la Rete sarà lo strumento privilegiato della comunicazione e forse anche della partecipazione politica. Oggi non ancora. Oggi è il grande mare da cui emergono ancora troppi relitti rancorosi delle paure collettive, alla ricerca di un centro di imputazione su cui scaricare l’irrazionale che è in noi.
Nel frattempo, teniamoci stretta la cartastampata, con il suo profumo d’inchiostro e le notizie vecchie di un giorno e già metabolizzate, notizie e commenti che si possono leggere, rileggere e poi persino ritagliare in qualche album. Per tenerle in archivio.
Pino Pisicchio
Presidente del Gruppo Misto alla Camera dei deputati