Quando il 7 gennaio 2015 la sede del giornale satirico Charlie Hedbo venne assaltata da un gruppo di terroristi islamici che compirono una strage, uccidendo 17 tra giornalisti, vignettisti e personale interno e ferendone altri 11, l’intero mondo occidentale si strinse intorno al popolo francese ed espresse la sua piena solidarietà.
Tutti noi ci sentimmo francesi, adottammo il tricolore francese, il nostro inno nazionale divenne “La Marsigliese” e nei nostri cervelli e nei nostri cuori risuonavano le parole di quella celebre melodia “Allons enfant de la Patrie…”. E nelle giornate successive tutti noi eravamo insieme ai milioni di persone che manifestavano per la strade di Parigi, seguendo i leader francesi e di tutto il mondo.
Tutti esprimemmo dolore ed esecrazione per l’attentato e sostenemmo che il diritto di critica e di satira, che il giornale satirico aveva espresso nei confronti dell’Islam con vignette anche feroci e dissacranti, non doveva e non poteva avere limiti, e che comunque non erano ammissibili i crimini degli attentatori che, in nome della difesa della loro religione e dei loro sacri testi, si erano lasciati andare a quegli orrendi delitti.
L’effetto emozionale in tutti noi fu grandissimo e nessuno si sognò, in quei momenti, di esprimere critiche nei confronti di Charlie Hedbo, elevato a simbolo della incensurabile libertà d’espressione.
Solo qualche giorno dopo Papa Francesco, sempre lucido e incisivo, espresse la sua chiara riserva nei confronti del giornale, con parole e gesti che più chiari non potevano essere: “Se qualcuno offende mia madre –disse il Pontefice- si aspetta un pugno: è normale… “; e ci fece riflettere sulla gravità della satira che, con la sua esasperata irriverenza, aveva urtato la suscettibilità dei credenti islamici i quali avevano intesa offesa e derisa la loro religione, i loro simboli religiosi e avevano reagito, con quella violenza, alla stessa stregua di chi, vedendo offesa sua madre, avrebbe sferrato un pugno.
Forse incominciammo a riflettere, comunque nessuna altra critica, oltre quella di Papa Francesco, venne pubblicamente espressa.
Ma quello che è avvenuto dopo il terremoto che ha colpito il centro Italia il 24 agosto scorso, e che ha provocato circa 300 morti e migliaia di feriti, con le feroci vignette del Charlie Hedbo è veramente incredibile e insopportabile.
Non è sopportabile, nemmeno da parte della satira più spinta, che esseri umani vittime del terremoto, “Seisme a l’italienne”, vengano definiti “Penne sauce tomate – penne con salsa di pomodoro”, “Penne gratinees – penne gratinate” o “Lasagne”, accumunando esseri umani a pasta o lasagna, e il loro sangue al sugo del pomodoro.
Né mi sarei mai aspettato che, da parte dei giornale e dei suoi redattori, ci fosse tanta insensibilità e tanto cinismo anche in una occasione così drammatica; e non per un senso di riconoscenza nei confronti di tutti coloro che avevano espresso dolore nell’attentato mortale del gennaio 2015, ma solo per in sentimento di rispetto e di umana fratellanza nei confronti delle vittime, dei loro familiari e concittadini e dell’intero popolo italiano, sempre amico e solidale con il popolo francese.
Io non so se la querela fatta dalla città di Amatrice, una di quelle maggiormente colpita dal terremoto, avrà qualche risultato; ma ritengo pienamente giustificata l’azione legale nei confronti di Charlie Hedbo, verso il quale l’originaria simpatia va sempre più scemando.