LA FINESTRA SUL CORTILE Le belle chiappe al vento proposte dall’assessore Polichetti
A sorpresa l’Amministrazione Servalli ha deciso di mettere in cantiere la realizzazione di un tunnel per collegare Cava de’ Tirreni alla Costiera Amalfitana. Non è un’idea originale. Circa cinquant’anni fa a parlare per primo di questo tunnel fu un cavese, responsabile tecnico della Provincia di Salerno, l’ingegnere Giuseppe Salsano, nonno materno dell’ex sindaco metelliano Gigi Gravagnuolo. Poi, la cosa finì lì. A riprendere l’idea fu nel suo programma elettorale del 2001 il futuro sindaco Alfredo Messina. Fu, per questo, attaccato e preso in giro dalla sinistra. Non se ne fece niente, avendo ben altro cui attendere, a cominciare dalla ripresa dei lavori del sottovia e del trincerone, affossati dalla precedente Amministrazione comunale di sinistra guidata dal sindaco Raffaele Fiorillo.
Ora quella stessa sinistra ripropone il tunnel di Messina. Oddio, proprio quella stessa sinistra proprio no. Questa di Servalli è un’altra sinistra. E’ quella di Renzi. Quella del governo del fare. E Servalli, ovviamente, si adegua. Insomma, dopo quindici anni possiamo parlare di “maturazione” politico-amministrativa della sinistra di allora oppure, a secondo dei punti di vista, di una sinistra odierna cui è stato lasciato in dote il fare berlusconiano.
Ad ogni modo, al di là del merito che farà indubbiamente discutere (personalmente avevo delle perplessità allora sulla bontà del traforo, ma dopo quindici anni i dubbi sono così fortemente cresciuti da essere prossimo ad una dichiarata avversità), sta di fatto che il governo del sindaco Servalli vive sempre più delle evidenti contraddizioni.
Servalli, infatti, con questa scelta di puntare alla realizzazione di una grande opera contraddice quello che finora ha sostenuto, vale a dire di non voler avviare altre, nuove opere pubbliche, bensì di completare quelle esistenti. In questa ottica, l’attuale Amministrazione comunale ha deciso di spostare i finanziamenti europei da piazza S. Francesco, dove era stato previsto dai precedenti amministratori un parcheggio interrato, per completare un’incompiuta come la struttura del Palazzetto dello Sport di Pregiato, trasformandolo in un Paleventi. Una scelta opinabile, ma più che legittima e che aveva una sua logica. Ora, invece, il cambio di marcia per un scelta non meno opinabile, ma che non rientra, anzi, contrasta con la logica precedente.
A questa prima contraddizione, fa buona compagnia un’altra. Da sempre, la vocazione della valle metelliana è stata quella di essere la porta della Costiera Amalfitana, l’entroterra, la base geografica, ma anche economica dei comuni rivieraschi. Insomma, un tutt’uno, pur nella diversità territoriale, che negli ultimi tempi ha trovato riscontro nella sanità, nel Piano di Zona dei Servizi Sociali, nel Patto Territoriale, persino negli ultimi quarant’anni in un’unica diocesi, quella di Amalfi-Cava. Poi, con questa Amministrazione, nell’ultimo anno ci è stato un sorprendente e inspiegabile cambio di rotta. Il comune metelliano esce dal Patto territoriale, ma soprattutto aderisce al GAL della Valle dell’Irno. Una realtà, quest’ultima, rispettabilissima, ma che Bracigliano o Pellezzano, tanto per fare un esempio, abbiano in comune con la valle metelliana più di Tramonti o Maiori (per non dire di Vietri e Cetara), vuol dire proprio negare la nostra identità, la nostra storia, persino i legami di sangue se pensiamo che una gran parte dei cognomi delle famiglie cavesi hanno origini rivierasche e più ancora tramontine (Apicella, Di Martino, Ferrara, Russo, ma anche Fasano, Ferrigno, Fiorillo, Paolillo…). Ora, invece, Servalli compie un’altra sterzata e ci propone questo collegamento “privilegiato” in galleria con la Costiera. Se questo non è un procedere incongruente, un incomprensibile zig-zag, provate a spiegare cosa altro sia.
L’impressione, a dire il vero, è che tutta questa incoerenza scaturisca dal fatto che i nostri attuali amministratori comunali non hanno alcuna certezza, vivono alla giornata, rincorrendo tutto ciò che gli si para davanti in termini di possibili finanziamenti.
La sensazione, insomma, ma è soltanto una sensazione, per carità, è che non hanno affatto un progetto di città, anzi, per essere più precisi, non hanno un’idea chiara della città che vorrebbero, ma solo una confusa voglia di realizzare qualcosa, qualunque cosa, e quindi si arrabattano, si arrangiano alla meglio, improvvisano una progettualità motivandola a posteriori.
Questo è quello che si percepisce sempre più.
Non c’è da meravigliarsi, allora, se alla fine da tanta confusa incoerenza politico-amministrativa emerge l’assessore Polichetti, cui basta accendere quattro lampadine e proporre qualche bella chiappa al vento di miss nostrane in piazza Abbro per riuscire a marcare la differenza. (foto Gabriele Durante)