Cosa aspettarci nei prossimi impegnativi mesi dalla politica italiana? Speriamo che in qualche modo questo paese riesca a trovare, esplorando il nuovo clima di coesione nazionale che ha fatto capolino tra le macerie di Amatrice, una nuova civiltà politica
Il rispecchiamento nei media del sentimento collettivo di commozione di fronte all’immane tragedia del terremoto, è stato ed è tuttora intenso. Nell’algoritmo delle psicologie della comunicazione il rilancio delle cronache dal terremoto da parte della carta stampata, con l’offerta quotidiana di decine di pagine dedicate al dramma, e della televisione, impegnata in una profusione delle dirette dai luoghi del dolore, ha moltiplicato il senso della partecipazione popolare.
E, se da un lato l’ insistito frugare nelle tragedie private delle famiglie ha rasentato il pericoloso limite del voyeurismo cronachistico, non sconosciuto a certo giornalismo, dall’altro ha finito per condizionare, e stavolta in senso positivo, il dibattito pubblico, creando un contesto in cui le urla scomposte dell’antagonismo ad ogni costo sono apparse immediatamente un fuori luogo.
Come si fa, di fronte ad una tragedia di quelle proporzioni, a farsi trascinare nelle piccole baruffe che animano gli ordinari siparietti della politica italiana? E infatti, salvo sporadiche alzate di ingegno dei soliti noti, in questi giorni si percepisce un clima, una coesione che rappresenta un segnale inedito da coltivare.
Di fronte alla tragedia è come se l’epifania di una qualche sconosciuta civiltà politica avesse fatto capolino nel nostro dibattito pubblico, rendendo subito insopportabili le tronfie comparsate dei politici negli inutili talk show urlati e spedendo nell’angolo i polemisti un tanto al chilo.
Certo, sappiamo bene che questo clima si regge sull’equilibrio precarissimo di circostanze concomitanti: il peso emotivo della tragedia e la coda di una stagione che segna il congelamento della politica politicante,innanzitutto . Ma non è detto che da questo momento non possa essere generato un qualche effetto benefico per la politica italiana. Dove diventa sempre più evidente che, così come avviene in buona parte dell’Europa ( e forse con l’irrompere di Trump anche in America), i vecchi arnesi ideologici sono stati tutti distrutti per dare spazio alla grande divisione tra partiti sistemici” e partiti ” anti- sistema”, e usiamo l’espressione “partiti ” solo per facilità di scrittura, perché ormai più che di partiti si parlerà di occasionali collettori elettorali pronti a mutarsi nel giro breve.
Che dobbiamo aspettarci nei prossimi impegnativi mesi dalla politica italiana, allora? Un nuovo “patto del Nazareno”, come sostengono con argomenti plausibili molti osservatori? Personalmente spero in qualcosa di più: spero che in qualche modo questo paese riesca a trovare, esplorando il nuovo clima di coesione nazionale che ha fatto capolino tra le macerie di Amatrice, una nuova civiltà politica, attingendo ai giacimenti di umanità e di solidarietà che pure sono così ricchi nel popolo italiano.
Non che la politica non debba confliggere e fare dialettica, anche forte, ci mancherebbe. Ma non è più possibile esaurire tutto in quel gesto, nel tweet, nell’urlo televisivo, nella contumelia quotidiana. Ecco, proviamo tutti a fare uno sforzo e quando ci prende la voglia di tornare ai vecchi vizi pensiamo per un momento al terremoto di Amatrice.
Pino Pisicchio
Presidente del Gruppo Misto alla Camera dei deputati