scritto da Redazione Ulisseonline - 30 Agosto 2016 12:09

Eboli, Anselmo Botte della CGIL dopo lo sgombero dei migranti dall’ex Apof: “Intervento incomprensibile e non condivisibile”

“Credevamo che dopo lo sgombero di San Nicola Varco non avremmo più assistito ad interventi di forza nei confronti dei migranti, e invece a distanza di cinque anni la storia si ripete. Oggi, come allora, ripetiamo che azioni di questo tipo sono assolutamente inutili e non risolvono il problema del degrado. Oggi, come allora, abbiamo denunciato più volte le vergognose condizioni di vita che si vive all’interno di quei ghetti”.

A parlare così è Anselmo Botte gretario della Cgil Salerno, dopo che all’alba di oggi è scattata una maxi operazione contro l’immigrazione clandestina condotta dalla Questura e dal Comando provinciale dei carabinieri di Salerno, Guardia di finanza, Polizia municipale, Forestale e Vigili del fuoco su disposizione della Procura della Repubblica di Salerno.

L’operazione è consistita nello sgombero coatto dell’insediamento di immigrati extracomunitari nell’ex stabilimento Apof  sulla Statale 18 in località Taverna Nova di Eboli.

“Abbiamo anche coinvolto l’Amministrazione comunale di Eboli -prosegue Botte- e dopo una visita nel ghetto, nei mesi scorsi, si era convenuto di risolvere il problema cercando di trovare soluzioni alternative a quello stato di estremo degrado nel quale vivevano poco meno di un centinaio di migranti. L’intervento di oggi vanifica ogni tentativo di mettere in piedi politiche di accoglienza nei confronti di lavoratori agricoli che, è bene sottolineare, reggono sulle loro spalle e sullo sfruttamento delle loro braccia, una florida economia agricola”.

“Gli sgomberi non risolvono alcun problema -afferma Botte- adesso bisognerà capire dove dormiranno questa notte e nei prossimi giorni. Abbiamo parlato più volte con quei migranti, si tratta per lo più di braccianti magrebini che non riescono a lavorare tutto il mese e, con le misere paghe che percepiscono, non sono in grado di pagarsi il fitto di un appartamento, con un minimo di aiuto avremmo potuto pensare a strutture di accoglienza per questi lavoratori”.

“E invece -conclude con amarezza Botte- siamo qui a commentare un intervento che non comprendiamo e non condividiamo, i ghetti bisogna chiuderli, ma prima di farlo occorre individuare soluzioni alloggiative alternative”.

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