Salerno, convegno del Club Inner Wheel su “Perché è importante avere una mamma e un papà “
Perché il padre può essere solo maschio e la madre solo femmina? Cosa succede alla relazione quando una di queste due figure manca? A spiegarlo è stato il dottor Maurizio Mastrantuono, uno dei fondatori dell’associazione per la famiglia e la solidarietà sociale “Famiglia InForma”, durante il convegno intitolato: “Perché è importante avere una mamma e un papà “, al Circolo Canottieri organizzato Irno, dalla Presidente del Club Inner Wheel Salerno Carf, la professoressa Marisa Sarnelli Parisi, che ha voluto contribuire al dibattito di grande attualità in questo periodo: ”Stiamo registrando una evoluzione strutturale della famiglia tradizionale e assistendo all’insorgere di nuovi modelli di aggregazione familiare che impongono momenti di seria riflessione”.
Il dottor Mastantuono ha parlato delle minacce che sta subendo la famiglia che rischia di non essere più la cellula fondamentale della società:” Si parla di genitore 1 e genitore 2 per evitare di suscitare malumori nei confronti di famiglie “cosiddette” non tradizionali. Questo tentativo parte da un concetto della figura genitoriale che si limita al suo ruolo sociale, cioè quell’insieme dei comportamenti e atteggiamenti che le figure genitoriali tipicamente assumono nei confronti di un figlio. Se così fosse basterebbe che i coniugi omosessuali si facessero carico, dividendoseli, dei comportamenti ed atteggiamenti delle due figure parentali assicurando al bambino tutto quello di cui ha bisogno. Tuttavia il ruolo dei genitori non è solo di natura sociale ma soprattutto di natura “relazionale”.
La relazione si costruisce con le parole, le azioni ma soprattutto col proprio essere “persona”. È qui che si misura la capacità di essere genitore. È vero, infatti, come viene spesso rimproverato dagli omosessuali, che molte coppie eterosessuali non siano buoni genitori. Ciò avviene proprio quando l’aspetto “relazionale” del proprio ruolo genitoriale è manchevole o viene meno. Dal punto di vista relazionale l’essere persona “maschio” o “femmina” costituisce una differenza abissale. La “femmina” è madre, porta con sé il patrimonio genetico che le consente di generare la vita e per questo possiede il cosiddetto “istinto materno”. Questa propensione naturale condiziona in modo determinante il suo modo di relazionarsi col figlio. In gergo psicologico, la madre costituisce l’“autorità affettiva”, cioè il figlio cresce nella certezza di essere accolto, amato e protetto a prescindere da qualsiasi cosa. A questo riguardo, per quanto la figura materna possa essere surrogata, se a farlo non è un’altra donna difficilmente riuscirà a svilupparsi un analogo ambito relazionale”.
Mastrantuono ha spiegato che l’identità biologica (maschio o femmina) è un carattere predeterminato della persona:” L’orientamento sessuale, invece, si costruisce nel tempo, anche con i comportamenti, le abitudini e i condizionamenti ambientali. Negare al bambino un ambiente familiare completo dei suoi riferimenti essenziali (padre/maschio e madre/ femmina) provoca un pericoloso disorientamento in una fase molto delicata del suo sviluppo. Tutto ciò conferma che un ambiente familiare fondato su una relazione eterosessuale costituisce il migliore fattore di protezione per il corretto sviluppo emotivo-affettivo della persona”.
Il dottor Mastrantuono ha ricordato che :” I figli sono portatori di diritti, i genitori solo di doveri” e approfondito l’ aspetto che riguarda il dibattito che si è sviluppato a proposito della possibilità di adottare un figlio da parte delle coppie omosessuali:” Bisogna riconoscere che nessuno ancora può affermare con certezza quanto gravi siano i danni e le ferite psicologiche provocate e quali capacità riparatorie l’individuo può mettere in atto autonomamente durante il processo di crescita.
Il fenomeno è ancora troppo recente e numericamente poco rappresentativo per trarre conclusioni certe. Fin tanto che non disporremo di una casistica sufficiente di adulti cresciuti in questi nuovi tipi di nucleo familiare non abbiamo sufficienti elementi per suffragare su base sperimentale l’una o l’atra posizione. Ma vale la pena giocare questa scommessa sulla pelle di un individuo?