Salerno, ai vertici dell’ortopedia mondiale grazie al professor Nicola Maffulli
E’ il professor Nicola Maffulli, l’ortopedico più citato al mondo nelle pubblicazioni scientifiche di alto impatto con un h – index o impact factor pari a 94. Dal punto di vista tecnico significa che ogni sua pubblicazione è stata citata almeno 94 volte dagli ortopedici di tutto il mondo. L’impact factor quantifica, infatti, la massima prolificità e l’impatto del lavoro degli scienziati e la loro reale influenza sulla comunità di riferimento basandosi sul numero delle loro pubblicazioni ed il numero di citazioni ricevute.
Soddisfatto il professor Nicola Maffulli, Direttore del Dipartimento dell’Apparato Locomotore dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, del quale fanno parte le Strutture Complesse di Ortopedia e Traumatologia, che tra l’altro, la scorsa settimana, ha raggiunto il numero di mille articoli pubblicati su riviste scientifiche di livello internazionale nei quali ha parlato in modo approfondito di traumatologia dello sport, delle innovative tecniche di chirurgia del ginocchio, del piede e delle caviglie, ed anche di ortopedia artroprotesica :” Negli anni, attraverso i miei articoli, ho descritto una serie di nuove tecniche che sono state condivise dagli ortopedici di tutto il mondo che le stanno applicando e citando nelle loro pubblicazioni.
Proprio oggi ho ricevuto la mail di un collega di Palo Alto, in California, che sta applicando i miei insegnamenti e mi ha chiesto l’autorizzazione a citare un mio libro”. Negli ultimi cinque anni, dal 2011 al 2015, il professor Maffulli è stato in assoluto l’autore che ha pubblicato più articoli al mondo sulla traumatologia e l’ortopedia: ” Sono il primo al mondo, primo europeo, seguito da cinque americani e da un giapponese”.
Il professor Maffulli esegue i suoi interventi con meticolosità e precisione certosina ricorrendo a tecniche minimamente invasive. “Per inserire ad esempio una placca di dieci centimetri, pratico solo una o due piccole incisioni di un paio di centimetri”.
Tecniche importanti anche dal punto di vista estetico:” Come quella intradermica utilizzata per la sutura cutanea che essendo lineare non lascia cicatrici perché i punti sono tutti interni e il paziente, dopo l’intervento, non deve tornare a togliere i punti”. Il professor Maffulli sta cercando anche di diffondere una nuova filosofia della riabilitazione attraverso la mobilitazione super precoce nel post operatorio:” Evitiamo la stasi del paziente che esce dalla sala operatoria. Se è in grado di sostenere il carico comincia a camminare immediatamente e una buona parte degli interventi viene eseguita in Day Hospital, soprattutto per l’operazione di ricostruzione dei crociati anteriori del ginocchio. Il paziente entra ed esce dall’ospedale nella stessa giornata”. Naturalmente tutto questo è possibile anche grazie alla collaborazione interdisciplinare creata con il Dipartimento di Fisioterapia, diretto dal dottor Lucio Cannaviello e dalla dottoressa Mariaconsiglia Calabrese, Direttore delle Attività Professionalizzanti del Corso di Laurea in Fisioterapia dell’Università di Salerno, presso l’Azienda Ospedaliera.
Il professor Maffulli ha evidenziato la notevole attività operatoria che ormai caratterizza il Dipartimento di Chirurgia dell’Apparato Locomotore dell’Azienda Ospedaliera:” Operiamo tutti i giorni, mattina e pomeriggio, anche in due sale operatorie tre volte a settimana. Riusciamo a fare circa 1600 interventi l’anno”. Molte delle persone operate arrivano da altre città ed anche da altre regioni d’Italia. Di fatto, grazie al lavoro eccellente del professor Maffulli, si sta invertendo la migrazione sanitaria: mentre prima molti salernitani, per operarsi, si recavano negli istituti ortopedici del Centro Nord, oggi accade il contrario e questo fenomeno crea anche una ricaduta economica sul nostro territorio. Il professor Maffulli si sta dedicando anche alla ricerca insieme al professor Ernesto Reverchon del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno, che da anni sta portando avanti una ricerca nel settore delle nanotecnologie.
“ Stiamo avendo la possibilità di fare “medicina traslazionale” lavorando sulla creazione di strutture biologiche su cui i tessuti molli: tendini e legamenti, possono crescere per poi impiantarli sui pazienti al posto delle protesi di plastica e metallo”.