Da molti era ritenuto un paladino della lotta alla mafia. Ora, invece, Giuseppe Maniaci, il direttore dell’emittente televisiva Telejato di Partinico, in provincia di Palermo, è indagato per estorsione. E per lui è scattato il divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani. A quanto pare, Maniaci avrebbe creato con la sua tv “un vero e proprio sistema di potere”. “L’emittente antimafia –scrivono i giudici nell’ordinanza– era utilizzata solo come un ingranaggio per accrescere la sua popolarità e ottenere quindi tornaconti personali”. Tant’è che Maniaci nelle intercettazioni si vantava di essere “una potenza”. Non è il primo caso di un esponente dell’antimafia che invece si comporta nella realtà da mafioso. Uno su tutti, Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo, arrestato l’anno scorso per aver imposto una tangente di centomila euro ad un commerciante dell’aeroporto di Palermo, mentre era “attivamente” impegnato nel suo ruolo pubblico a spendersi contro il racket e la mafia. Questi personaggi fanno venire in mente quello che sostenne quasi trent’anni fa Leonardo Sciascia, quando parlò, per la prima volta, di professionisti dell’antimafia, scatenando non poche polemiche. Come ha scritto qualcuno, “Sciascia sbagliò bersaglio (il giudice Paolo Borsellino), ma ebbe certamente la vista lunga”. Insomma, aveva anticipato i tempi, avendo intuito prima di tutti il fenomeno che in molti definiscono ora la “mafia dell’antimafia”. Anche questo, purtroppo, succede nel nostro Paese, ma non solo nel nostro. Per questo, se è giusto far valere sempre la regola dell’onestà fino a prova contraria, lo è altrettanto ritenere che nessuno è al di sopra di ogni sospetto. (foto Giovanni Armenante)