Cava, ieri mattina manifestazione popolare per salvare l’Ospedale civico
Rivoluzione popolare rimandata a data da destinarsi a causa della scarsità dei numeri. Manifestazione pro ospedale Santa Maria Incoronata dell’Olmo organizzata dai sindacati si è regolarmente tenuta ieri mattina alle 9,00 come ampiamente anticipato con manifesti e appelli sui social network.
Una chiamata alle armi e all’unità contro la chiusura delle corsie di ginecologia-ostetricia e ortopedia, nonché un drastico ridimensionamento di radiologia. Una chiamata cui non sono venuti meno il primo cittadino Vincenzo Servalli e i membri della Giunta comunale con lui presenti ieri, insieme anche all’ex sindaco Marco Galdi, nel corteo riunito all’ingresso del nosocomio che ha bloccato per diverso tempo la circolazione stradale.
Una convocazione cui invece è venuta meno la maggior parte della cittadinanza cavese assente al presidio di protesta nonostante l’interesse per la questione e l’ampio, e anche spesso approssimativo, dibattito che si è sviluppato in questi giorni in rete.
La direttiva europea n. 88/2003, come si ricorderà, recepita e applicata con legge ordinaria 161/2014 ed entrata in vigore a partire dallo scorso 25 novembre, prevede che prevede che ogni operatore sanitario non possa essere obbligato a turni di lavoro superiori a 12 ore nell’arco di una giornata e che tra un turno e il successivo ci sia un riposo giornaliero non inferiore alle 11 ore.
La legge è operativa da due anni ma le Regioni vi si sono adeguate con estremo ritardo, anzi, in emergenza, visto che fino ad ora deroga su deroga avevano garantito il servizio con organici sempre più scarni a causa del blocco delle assunzioni (secondo i sindacati occorrerebbero circa cinquemila nuove assunzioni).
Il tempo delle deroghe però è finito e le Regioni sono dunque ora costrette a riorganizzare le strutture e ad accorpare le stesse, ivi comprese le risorse umane. Per quel che riguarda il reparto di ginecologia-ostetricia, esso rientra nel piano di riordino dei punti nascita previsto dal decreto n. 49 dicembre 2010 per parti più sicuri e maggiori standard qualitativi, che prevede la riduzione dei punti nascita con la soppressione di quelli con un numero di parti annui inferiori a mille. Numeri fuori dalla portata di Cava de’ Tirreni, dove la natalità nel nosocomio arriva a poco più di trecento parti l’anno.
Ecco dunque come si è addivenuti alla situazione attuale del plesso ospedaliero metelliano. Come si può evincere, i problemi della struttura sanitaria cavese hanno origini lontane nel tempo e nei luoghi, sono frutto dell’italian style delle Regioni che hanno derogato, rimandato e rinviato fin quando è stato possibile.
Ora la “patata bollente” è nelle mai dell’attuale Amministrazione comunale, peraltro insidiatasi da pochi mesi, che sta cercando di trovare una risoluzione per quel che le concerne. A nessuno fa piacere che si sia arrivati a questo punto. A riprova di ciò è la notizia giunta dal comune di Vietri sul Mare, dove il Consiglio comunale nel corso della seduta consiliare ha approvato all’unanimità un ordine del giorno a difesa del “Santa Maria dell’Olmo”.
Il sindaco Servalli, da noi contattato, ha dichiarato che novità sostanziali al momento non ce ne sono.
“Dobbiamo aspettare -ci ha detto- l’incontro di domani mattina tra il Governatore della Campania Vincenzo De Luca e il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera “Ruggi d’Aragona” Vincenzo Viggiani per sapere qualcosa”.
Intanto gli incontri e i tavoli di confronto continuano a ritmo costante.