La lettura delle motivazioni, depositate ieri, della sentenza con cui la Cassazione ha assolto i due ex fidanzati accusati del delitto della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto a Perugia il 1 novembre 2007, lasciano semplicemente basiti. I giudici parlano di “un iter obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillance o ‘amnesie’ investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine”. Senza le quali, chiariscono i giudici, si sarebbe “con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell’estraneità”. E ancora: per i giudici c’è un dato “di indubbia pregnanza” a favore dei due giovani accusati, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, “-nel senso di escludere la loro partecipazione materiale all’omicidio, pur nell’ipotesi della loro presenza nella casa di via della Pergola” – la “assoluta mancanza di tracce biologiche a loro riferibili nella stanza dell’omicidio o sul corpo della vittima”. Insomma, i giudici della Cassazione hanno smantellato e censurato l’operato degli inquirenti. C’è poco da aggiungere, se non qualche riflessione a margine. La prima, è che la giustizia nel nostro Paese, nonostante tutto, alla fine funziona nonostante i suoi tanti malanni. La seconda, questa sentenza mostra come sia cosa buona e giusta il terzo grado di giudizio. La terza, se pubblici ministeri e polizia giudiziaria fossero più restii alle lusinghe dei mass media prediligendo, invece, il silenzio delle indagini, forse ci guadagneremmo un po’ tutti. (foto Giovanni Armenante)