scritto da Gianluca Rispoli - 04 Settembre 2015 09:12

Io come voi non sono mai dovuta fuggire da guerre e miseria

Io viaggio per passione, per amore della scoperta di posti nuovi, nuove culture, nuovi visi. Ho viaggiato anche per emigrare, seppur solo da sud a nord Italia e l’ho fatto per avere maggiori possibilità che la mia terra non mi dava, non perché nella mia terra natale non ci stessi bene.

Io come voi non sono mai dovuta fuggire: da guerra, da miseria e da regimi totalitari. Vedere le foto dei morti fa male, vedere le foto di bambini morti fa ancora più male, ti si stringe davvero il cuore e pensi “potrebbe essere mio figlio”.

Io sono per l’umanità, per la pietà verso un mio simile che soffre e mi sento male nel sentirmi impotente di fronte questa tragedia.

Negli ultimi mesi ho letto post dove davvero ti vergogni di chi hai nei contatti e ve lo dirò senza giri di parole perché non sono buonista, no affatto, vorrei che i vostri nonni potessero leggere i vostri post pro fascismo e Mussolini per potervi dare un calcio nel sedere, vorrei che i santi e le Madonne che postate vi suonassero in testa il crocifisso sulla vostra zucca vuota, vorrei che per un giorno foste meno ignoranti e beceri e ricordarvi che se in Italia c’è la disoccupazione o siete disoccupati non è colpa degli immigrati, ma colpa della nostra classe politica e forse anche un po’ vostra.

Infine, vorrei dirvi con tutto il cuore che disprezzo questa umanità, questa guerra tra miserabili, non diventerò ricca o troverò un lavoro migliore se gli immigrati non verranno nel mio paese.

In ultimo, se mi cancellate dalle vostre amicizie mi togliete il disturbo di farlo, seriamente mi vergogno per quello che condividi, ma, nel frattempo, vi condivido questa poesia, non sia mai che la cultura vi apra la mente, il cuore ve lo siete persi già da un pezzo visto che il vostro cane ha pietà per i suoi simili che voi non avete.

 

Voi che vivete sicuri 
nelle vostre tiepide case, 
voi che trovate tornando a sera 
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo 
che lavora nel fango 
che non conosce pace 
che lotta per mezzo pane 
che muore per un sì o per un no. 
Considerate se questa è una donna, 
senza capelli e senza nome 
senza più forza di ricordare 
vuoti gli occhi e freddo il grembo 
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato: 
vi comando queste parole. 
Scolpitele nel vostro cuore 
stando in casa andando per via, 
coricandovi alzandovi; 
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa, 
la malattia vi impedisca, 
i vostri nati torcano il viso da voi.

(Se questo è  un uomo di Primo Levi)

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