A colloquio con Silvana Di Giuseppe sulla risorsa idrica e la sua gestione
Silvana Di Giuseppe, geologa cavese, autrice di numerosi articoli sia su riviste scientifiche che su quotidiani economici, in materia di ambiente e gestione delle risorse. E’ di recente pubblicazione il suo saggio La risorsa idrica potabile Amministrazione, gestione e tutela edito da Flaccovio.
Dottoressa Di Giuseppe, in questo clima torrido che ci sta regalando l’estate tutti anelano acqua, e chi più di lei è indicata per parlarne?
Sono una geologa, ho avuto un’esperienza di carattere amministrativo in veste di vicepresidente all’interno di un’autorità che si occupava del controllo della gestione delle società che effettuano il servizio idrico integrato (AATO 4) e da quell’esperienza è nato il mio libro “La risorsa idrica integrata”. Quando si parla si acqua viene prevalentemente fuori l’aspetto politico, la gestione di qualcosa che può portare introiti (si pensi a tutti i movimenti dell’acqua pubblica…), concetti totalmente al di fuori di quella che è una risorsa naturale. Durante tutti i miei anni di lavoro ho cercato di far passare un messaggio, ossia che “l’acqua non si fa”. Bisogna fare i conti con la natura perché l’acqua non è un qualcosa che ha una produzione sempre uguale a se stessa bensì come elemento naturale è soggetta a una flessibilità di quantitativi che dipende da tanti fattori.
D’estate puntualmente sentiamo parlare di emergenza idrica. Come porre rimedio? E’ Possibile?
Questo accade perché c’è una gestione distorta della quantità di acqua disponibile; la bravura di chi gestisce, ovvero di chi pianifica (il legislatore), sta nello scrivere norme in cui la disponibilità della risorsa si tramuta poi nella possibilità di utilizzarla. Quindi se piove di meno e c’è minore disponibilità d’acqua debbono essere vietati o ridotti determinati usi e dare la preferenza a quello di tipo potabile fino a quando non si ristabilisce l’equilibrio. C’è una citazione dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco che mi ha particolarmente colpito, dice così: “Molte volte è stato trasmesso un sogno prometeico di dominio sul mondo che ha provocato l’impressione che la cura della natura sia cosa da deboli. Invece l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile”. Un uomo che dice queste cose è avanti, rispetto agli altri, anni luce! Quando sento poi che si fa bagarre per un posto nel consiglio di amministrazione dell’Ausino capisco che già l’approccio è sbagliato. Si pensa esclusivamente ad accaparrarsi un posto al sole senza capire veramente cosa significhi gestire l’acqua.
Cosa significa gestire il servizio idrico?
Vuol dire avere tutte le informazioni, quanta acqua c’è, dove è… Dopo si può pianificare la gestione in senso manageriale della risorsa. Bisogna avere prima di tutto una fotografia realistica della situazione. Una gestione priva di ottimali informazioni di partenza inevitabilmente ha ricadute negative sui cittadini. Occorre un’attenta programmazione rispetto a quella che è la disponibilità materiale di sorgenti e pozzi, altrimenti una cattiva gestione produrrà un aumento dei costi. Quando parlo di cattiva gestione non intendo un fattore economico-finanziario ma la scarsa aderenza tra gli aspetti industriali del servizio e gli aspetti naturali di disponibilità della risorsa. L’uno non può prescindere dall’altro.
Che lei sappia questo lavoro di cooperazione è stato fatto in passato?
Assolutamente no. L’Autorità d’ambito dovrebbe provvedere a fare la pianificazione di tutte le strutture, i censimenti delle risorse , dovrebbe insomma provvedere ad un enorme screening, ma l’unica cosa di cui si preoccupa è solo ed esclusivamente trovare la possibilità di ottimizzare la fognatura o il tratto di acquedotto del caso e poi magari in alcune situazioni risultare assolutamente inutile. Si ritorna sempre al punto di partenza: non può essere solo un manager a gestire una risorsa naturale, così come non ci può essere solo un tecnico, ma ci deve invece essere un’attenta collaborazione tra chi è in grado di leggere le possibilità che dà il territorio e chi programma. Questo manca perché non è stata approvata dalla Regione Campania la legge sul riordino del servizio idrico per cui ci troviamo in assenza di un qualsiasi indizio legislativo in materia.
E’ per questo che nel napoletano è scoppiata la “questione Gori”?
Con la Gori abbiamo un’anomalia, e cioè l’Autorità d’Ambito di quella parte di territorio è socia della Gori per cui il controllore e il controllato coincidono, una cosa incompatibile perché non si può contemporaneamente rappresentare l’ente che controlla le società ed essere nell’assetto societario, è una follia.
Passando invece a noi, precisamente all’Ausino S.p.a. Servizi Idrici Integrati, che giudizio può darci sulla sua gestione?
L’Ausino è una società sana che ha tutte le caratteristiche per essere un ottimo gestore del servizio idrico, ed è molto diversa come modello di gestione dagli altri della provincia di Salerno perché è l’unica che possiede delle sorgenti (le sorgenti dell’Ausino) e non deve comprare l’acqua bensì è uno dei distributori. Sono sorgenti molto grosse che alimentano Cava e tanti altri comuni, quindi l’Ausino è un boccone molto appetibile. Vorrei che il sindaco desse degli input molto forti per difendere questa realtà importante per Cava. Ci sono anche qui delle anomalia, per esempio uno dei comuni soci è Salerno che non ha motivo di essere tale perché la legge prevede che possano far parte della società solo i comuni che vengono serviti dall’Ausino, Salerno invece viene servita da Salerno Sistemi. Lo stesso dicasi per Pontecagnano.
Fondamentalmente l’Ausino è una società sana con una dote appetibile quindi questa corsa al suo attacco ha per me un carattere esclusivamente politico, ha poca attinenza con la gestione della risorsa.
E’ stato da poco nominato il nuovo CDA ed il presidente Mariano Agrusta. Dovremo sapere a breve in quale direzione vuole muoversi la società e soprattutto l’amministrazione comunale.
Sono per l’appunto molto curiosa di sapere quali saranno le prossime mosse. Mi auguro che non si verifichi una gestione solo politica della cosa, la natura e l’ambiente sono qualcosa da cui non si può prescindere. Bisogna adeguare la gestione rispetto alla disponibilità che offre il territorio. Questo è un concetto per il quale mi batto da tanto e che fatica a passare eppure coordinare questi due mondi è possibile, basta entrare nell’ottica che si deve lavorare in sinergia con la natura. Si farà meno fatica e si spenderà meno denaro.
Quindi possiamo dire che al momento è in attesa di vedere quale sarà l’andamento della nuova amministrazione riguardo alla gestione dell’acqua.
Sì, voglio vedere l’atteggiamento dell’amministrazione rispetto a delle cose che andrebbero riviste. Mi piacerebbe molto che l’Ausino restasse una realtà cavese.