Salerno, al Circolo Canottieri Irno Salvatore Di Giacomo “Un poeta fanciullo”
“Un poeta fanciullo” è stato definito Salvatore Di Giacomo, l’ autore di “Pianefforte ‘e notte” e di “Marechiaro” che è stato raccontato dalla poetessa salernitana, Elena Mancuso Anziano, durante un’ interessante serata organizzata, al Circolo Canottieri Irno, presieduto dal dottor Alberto Gulletta, dalla Presidente dell’Associazione Culturale “Parco Storico Sichelgaita”, la professoressa Clotilde Baccari Cioffi, che ha voluto concludere l’anno sociale con il ricordo del poeta che “cantò la vita e l’amore”.
La poetessa Anziano ha ricordato che Benedetto Croce definì Di Giacomo “Poeta tra i poeti italiani”:”Per la capacita che aveva di evocare con i suoi versi la musica e di rappresentarla come sensazione fisica” e che Di Giacomo non era un verista, ma un “verista sentimentale”, come lui amava definirsi:”Verismo e sentimentalismo si fondono nella sua poesia. Egli guarda la realtà che lo circonda sublimandola con la fantasia: è un verista che guarda la realtà attraverso la lente della fantasia”.
Elena Anziano ha raccontato che Di Giacomo frequentò il Liceo Vittorio Emanuele:”Ebbe come compagno di scuola Nicola Zingarelli, autore del famoso dizionario della lingua italiana. Dopo essersi iscritto a medicina abbandonò gli studi a causa di una brutta esperienza vissuta in una sala operatoria. Comincia a scrivere per “Il Corriere del Mattino” dove pubblica alcune novelle di genere tedesco che piacquero molto. Nel 1896, lasciò il giornalismo attivo per entrare come bibliotecario della Lucchesi-Palli di Napoli. Nel 1929 fu nominato Accademico d’Italia. Alla sua fama contribuì la sua affermazione come poeta di celebri canzoni di Piedigrotta.
La Anziano ha ricordato che Di Giacomo aveva una grande pena per la sofferenza umana e che:”Ha scritto di tutto. E’ stato un fiume inarrestabile. Aveva una “incontinenza espressiva”. Fu anche autore di opere teatrali, tra cui Assunta Spina, probabilmente il suo dramma più noto, tratto dalla sua novella omonima, ripetutamente rappresentato e poi adattato per il cinema e per la televisione”. Con grande bravura e professionalità, con una gestualità delicata e una presenza scenica da grande attrice, Lella Anziano, modulando la sua voce, è riuscita a comunicare le emozioni delle liriche più belle di Di Giacomo:”Donn’Amalia ‘a Speranzella, ‘Na tavernella, Pianefforte ‘e notte, ‘E cecate ‘e Caravaggio, Tutto se scorda, e Buongiorno Ro’ terminata con un sorriso semplice e dolce che ha illuminato il volto della Anziano e appagato il cuore di tutti.
A cantare le più belle canzoni di Di Giacomo è stata la cantante salernitana Giovanna Petretta, definita da Remo Remigi:” La Piaf italiana” che, accompagnata al piano dal Maestro Paolo Monizzi, ha interpretato: “A Marechiare”, Oilì oilà, ‘E spingule frangese, Lariulà, Serenata napulitana, Palomma ‘e notte ed Era de maggio, cantata coinvolgendo tutti i presenti, creando un’atmosfera unica e suggestiva.