I due candidati a sindaco si preparano allo scontro del ballottaggio. E’ assai probabile che stiano pensando anche a eventuali apparentamenti con altre liste o magari soltanto a semplici accordi elettorali più o meno dichiarati.
Al momento, la notizia è che Galdi ha sfidato Servalli a dei confronti pubblici sui vari temi che riguardano la città. E’ indubbio che da questi eventuali confronti Galdi ha tutto da guadagnare. Deve innanzi tutto completare il recupero elettorale di quest’ultimo mese e dalla sua ha la piena conoscenza delle problematiche cittadine in ogni sua sfaccettatura. Non è che, al riguardo, Servalli sia uno sprovveduto, tutt’altro. Tuttavia, su alcuni argomenti potrebbe avere delle lacune non avendo governato direttamente la città in questi ultimi cinque anni. Servalli, però, ha il vantaggio di poter alzare il velo sui limiti dell’operato dell’Amministrazione Galdi. Insomma, da una parte Galdi può portare all’attenzione dell’elettorato quello che ha fatto, nel bene e nel male, e prospettare come dare continuità alla sua azione amministrativa. Servalli, dall’altra, ha la possibilità di far risultare convincente il suo progetto alternativo di città.
Verrebbe fuori, quantomeno dal punto di vista dello spettacolo, un bel dibattito e non sarebbe male tenerlo all’aperto, magari in piazza Duomo. Sarebbe una riedizione dell’agorà dell’antica Grecia, culla della moderna democrazia.
Politica-spettacolo a parte, spulciando le preferenze ottenute dai candidati a consigliere comunale, di primo acchito si resta avviliti. Per qualche ottimo giovane che esordirà nel prossimo Consiglio comunale, ce ne sono almeno il doppio che vengono confermati o rientrano dopo una breve pausa nel parlamentino cittadino.
E’ vero, di questi ultimi, molti rappresentano un passato recente non proprio esaltante. I primatisti cittadini delle preferenze, però, si sono confermati nelle loro performance elettorali, anzi, qualcuno ha fatto pure meglio. Ciò, nonostante che quasi tutti non abbiano fornito prova di grande capacità di governo. Sia chiaro, nessuno di questi può essere annoverato tra i cosiddetti impresentabili, al più qualcuno potrebbe rientrare nella categoria degli improponibili per manifesta inconsistenza politico-amministrativa.
Questa è, però la democrazia e non è possibile accettare soltanto quello che si ritiene buono e utile. In breve, di questo bisogna prenderne atto e farsene una ragione.
Insomma, se per i dieci candidati sindaco, l’elettorato cavese ha saputo scegliere concentrando il voto solo su alcuni di essi, evitando inutili dispersioni di consensi, per le preferenze ai candidati a consigliere sono entrate in gioco altre dinamiche, che hanno condizionato il tutto.
E’ prevalso, quasi sempre per l’assenza della politica, l’aspetto familiare, quello amicale, ma anche quello del clientelismo spicciolo basato più sulla generica disponibilità che non sulla promessa specifica. A ciò si aggiunge la pletora di candidati, con l’oggettiva difficoltà di scegliere, tra i tanti, quelli con maggiore competenza e affidabilità.
E poi, diciamoci la verità, cosa offrivano le liste dei candidati? Un numero sterminato di sconosciuti quanto bravi ragazzi d’ambo i sessi, quasi tutti a digiuno non solo di politica e di amministrazione, ma anche delle più elementari conoscenze sulle modalità di svolgimento di una campagna elettorale, in altre parole, su come va intercettato il consenso e ottenere la preferenza sul proprio nome.
Questo per dire che, ormai da una ventina di anni a questa parte, la politica conta sempre meno, i partiti sono spariti e quel che di loro resta sono solo dei simulacri o, quando va bene, dei comitati elettorali.
In un simile coacervo elettorale, per chiunque, anche per chi è più addentro alle cose, è difficile orientarsi e selezionare, figurarsi poi per la quasi totalità degli elettori, che seguono le vicende politiche spesso in modo distratto o per sommi capi.
Alla fine, per questo insieme di ragioni, le preferenze si concentrano sui soliti noti, forti soprattutto della loro padronanza, della loro pratica nel chiedere e ottenere i voti di preferenza.
Sta di fatto che, quale che sia il vincitore al ballottaggio, il nuovo sindaco metelliano si ritroverà con un po’ di consiglieri comunali inesperti e altri di non eccelsa qualità. In altre parole, se non una palla al piede, di sicuro saranno di poco aiuto per il nuovo primo cittadino.
Per farla breve, cambierà qualche nome, ma i nodi politici e amministrativi sembrano restare gli stessi. E, purtroppo, temiamo anche i condizionamenti e le logiche che sovrintendono e limitano il governo municipale.
La differenza potrebbe, nel limite del possibile, comunque farla il primo cittadino. E con questa speranza che i cittadini cavesi si recheranno di nuovo alle urne per scegliere tra Galdi e Servalli. (foto Angelo Tortorella)