scritto da Redazione Ulisseonline - 19 Maggio 2015 10:42

Salerno, alla riscoperta del Medioevo

“All’alto Medioevo risalgono invenzioni e tecniche che contribuirono a migliorare l’agricoltura:  il sistema di rotazione dei tre campi, l’aratro in ferro e il bilancino;  la ferratura degli zoccoli dei cavalli.  Furono inventati gli occhiali; gli orologi meccanici; la staffa, che trasformò la cavalleria leggera in pesante e i mulini a vento.  Furono poi potenziate e perfezionate le invenzioni provenienti dall’Oriente, quali la bussola, la carta, la stampa e la polvere da sparo, raggiungendo risultati sorprendenti”.

A sfatare la convinzione che il Medioevo  fu un periodo oscuro sono stati  il dottor Fabio Piemonte,  Dottore di Ricerca in Filosofia Medievale all’Università di Salerno,  e il professor Maurizio Brunetti,  Docente di Geometria presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” che, nella Cappella del S. Rosario della chiesa di  Sam Domenico, hanno presentato il libro “La genesi della scienza. Come il Medioevo cristiano ha posto le basi della scienza moderna” edito da D’Ettoris,  scritto da James Hannam, che    è stato  tradotto  e curato dal professor  Maurizio  Brunetti e dal dottor Fabio Piemonte.

Il libro è stato presentato durante il convegno  ” La scienza tra Medioevo e modernità” organizzato dalle associazioni: “Alleanza cattolica”;  “Veritatis Splendor”, presieduta dal professor Marco Di Matteo, e “Gens Langombardorum” con la dottoressa Federica Garofalo.  

Il professore napoletano Maurizio Brunetti, ha spiegato che il Medioevo è stato un periodo di grandi innovazioni tecnologiche: “Il Medioevo ha posto le basi della scienza moderna. Un modo particolare di fare scienza che si articola in tre momenti:  l’osservazione di un fenomeno naturale, il tentativo di elaborare delle teorie che rispettano i fenomeni osservati, esperimenti che mettono alla prova queste teorie”.

Il professor Brunetti ha ricordato anche che gli  scienziati dell’epoca si limitarono allo studio degli aspetti quantitativi e che  nel Medioevo nacquero le cattedrali gotiche e le università.

Sulla stessa linea il dottor Fabio Piemonte: “Nel Medioevo si ritrova la stessa consapevolezza degli scienziati moderni, la coscienza cioè che ogni scoperta scientifica non è l’esito di un’intuizione astorica di un ‘illuminato’, quanto piuttosto il frutto di un’attenta e lucida capacità di leggere la realtà della natura per rintracciare in essa i rapporti e i legami tra le diverse cose. Non bisogna perciò accostarsi alla realtà con tesi preconfezionate o mettere in questione un fenomeno prima ancora di osservarlo, bensì è opportuno cogliere e accogliere la realtà a partire dalla bellezza che si dischiude sotto i propri occhi. I medievali furono tutt’altro che beceri e rozzi ignoranti vissuti nei ‘secoli bui’ dominati dalla superstizione religiosa dipinti da una certa storiografia che si è sovrapposta alla storia nella pretesa di coprire la verità con la menzogna, allo scopo di screditare la Chiesa Cattolica e la ‘vittoria della ragione’ nella civiltà cristiana”.

Il dottor Piemonte ha ricordato anche che nel Medioevo tutti erano consapevoli che la Terra non  fosse   piatta e che  la scienza medievale ha  preparato il terreno a quella moderna:”Lo attestano numerosi personaggi illustri, che sono ecclesiastici, monaci, maestri di arti liberali attivi nelle scuole cattedrali francesi e inglesi e nelle università.  Tra questi  Gerberto D’Aurilliac, monaco e primo papa francese, che assunse il nome di Silvestro II, grande studioso di matematica e astronomia, che contribuì alla diffusione dei numeri indo-arabi in Occidente, anche mediante l’invenzione dell’abaco, e che redasse probabilmente un manuale d’istruzione per l’utilizzo dell’astrolabio, uno strumento che consentiva di ricavare l’ora locale dall’osservazione della posizione delle stelle e dei pianeti”.

La dottoressa Federica Garofalo, specializzanda in Paleografia, ha presentato gli strumenti chirurgici utilizzati dai medici dell’Alto Medioevo, tra ottavo e nono secolo:  “Non era ancora nata la Scuola Medica Salernitana, ma già nel nono secolo i medici salernitani erano chiamati a curare i potenti della Francia”.

Presente anche il professor Saul Finucci che ha contribuito a tradurre alcune parti del libro.

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