Cava, Stefano Cicalese sempre più come una trottola per cercare una via di… uscita
E’ ancora al centro dell’attenzione a Cava de’Tirreni l’ormai sempre più probabile ritiro dalla competizione elettorale di Stefano Cicalese, candidato sindaco di Città Democratica.
E’ ormai un vero e proprio tormentone, questa sorta di giro laico e politico delle sette chiese, che Cicalese sta compiendo come una trottola pur di trovare alleati, ma soprattutto le giuste motivazioni per tirarsi fuori da una competizione elettorale dalla quale si è ormai convinto che non ne verrà niente di buono.
Dopo il fallimento dell’ipotesi di alleanza con la destra di Fratelli d’Italia, sembra ora tramontata anche l’ipotesi di un accordo con Armando Lamberti. Fatto sta che nella giornata di ieri si è tenuto un incontro conviviale -organizzato da un uomo di fiducia del candidato sindaco Pd Enzo Servalli, vale a dire Peppe Bisogno– tra Cicalese e Monica Bisogno per Città Democratica e per il Pd lo stesso Servalli, il segretario cittadino democrat Giuseppe Aliotti e il presidente del comitato per le primarie Marco Ascoli.
Insomma, a quanto pare, Cicalese ha chiesto al Pd e a Servalli di accogliere quel che resta delle truppe di Città Democratica e, in un certo modo, riunire sotto la guida del Pd buona parte del centrosinistra.
Servalli sembra, com’è nella sua indole, più che disponibile a raccogliere questo ramoscello di ulivo, ma, pur senza mortificare nessuno, vorrebbe un’adesione non condizionata da parte di Cicalese e dei suoi. Insomma, bisognerà lavorare, come si fa capire negli ambienti vicino a Pd, per evitare che questa riconciliazione non sia letta da una parte come una resa incondizionata e dall’altra come un’ammucchiata che pregiudichi la futura autonomia del sindaco.
Un fatto però sembra certo: l’accordo tra Cicalese e Servalli c’è. Resta da superare uno scoglio, vale a dire l’ex sindaco e fondatore, ma anche il leader e l’anima di Città Democratica, Luigi Gravagnuolo. E’, infatti, antico e profondo il solco che divide Gravagnuolo e Servalli, i quali in questi ultimi cinque anni si sono “amabilmente” odiati.
Decisivo, quindi, sarà l’incontro che dovrebbe tenersi nelle prossime 48 ore tra Servalli e Gravagnuolo a capo delle rispettive delegazioni.
E’ evidente che l’accordo si farà se seppelliranno l’ascia di guerra sia Gravagnuolo che Servalli. Non sarà facile, ma in politica bisogna spesso fare di necessità virtù. Certo, Gravagnuolo, e non solo lui, dovrà rinnegare e gettare alle ortiche cinque anni di lavoro politico e organizzativo molto intenso e impegnativo.
A meno che la tattica non prevalga sulla strategia. In altre parole, trangugiare il boccone amaro in attesa di tempi migliori.