scritto da Nino Maiorino - 26 Marzo 2015 11:53

La fortuna del barbone

Le due fotografie si riferiscono a qualche tempo fa, e sono state scattate sotto i portici di Cava nel mentre due solerti vigilesse contestavano non so cosa con precisione a un barbone che, in compagnia di un cane, tranquillamente se ne stava accovacciato a terra insieme al suo “amico” e aspettava che i passanti, inteneriti non si sa se più dal suo aspetto dimesso o dal “fedele” amico che gli era accanto, elargissero qualche monetina.

Il nostro amico barbone, difformemente dai tanti altri accattoni che stazionano in questa e in altre città, a tutti i semafori, dinanzi a tutti i supermercati, in tutte le piazze e lungo tutte le strade, e sono sempre più numerosi, non ti veniva addosso offrendoti (o intimandoti) l’acquisto di qualche cianfrusaglia, non ti perseguitava con calzini di scadente fattura, accendini o altro: si limitava solo a stare lì seduto e a guardarti; spesso era proprio quello sguardo, umile e quasi umiliato, che ti convinceva a mettere mano al portamonete.

vivili barbone

Orbene il fatto che stesse solo lì seduto senza dare alcun fastidio, senza chiedere nulla, evidentemente ha dato “fastidio” alle due vigilesse che, riscaldate da chissà quale fuoco di efficientismo, e memori dell’alto compito che esse sono chiamate a svolgere in una città civile e degna di tutelare al meglio i cittadini dalle insistenze, dalle pressioni, dalle insolenze di innumerevoli “petenti”, si sono improvvisamente ricordate che è ancora vigente un reato, quasi ridicolo per i tempi che corrono, tanto che oramai è divenuto solo un desueto simbolo della italica efficienza, vale a dire quello di accattonaggio il quale prevede, ai sensi del codice penale, multe e fermi.

E, spinte dall’ardente fuoco dell’efficientismo, gli hanno contestato l’accattonaggio, e sembra che gli abbiano anche sequestrato i pochi spiccioli che il poveretto aveva raggranellato.

Per carità, nulla da contestare alle efficienti vigilesse, che in tal caso hanno fatto il loro dovere:  “dura lex –dice il dotto detto latino- sed lex”, e bene hanno fatto le due vigilesse a svolgere diligentemente il loro dovere. Brave, ben fatto.

Ma dove sono le due efficienti vigilesse e qualche altro loro collega quando, lungo il corso, ai semafori, dinanzi ai supermercati, numerosi e meno pacifici accattoni assillano i passanti e gli automobilisti con le loro richieste e le loro offerte?

Per carità, mi obbietteranno le due vigilesse, mica possiamo essere ovunque, mica abbiamo il dono dell’ubiquità. E poi, potrebbe obbiettarmi, una cosa è fare servizio a piedi lungo il corso, altra cosa è scovare i questuanti dinanzi ai supermercati o, peggio, vicino ai semafori.

Ben detto, ma allora perché non vengono in loro aiuto gli altri vigili motorizzati, magari più numerosi, magari più disponibili a colpire i molestatori, i questuanti e i falsi venditori?

In questo Paese ciascuno di noi, vigili compresi, dobbiamo fare il nostro dovere al meglio, non limitarci a perseguire solo i “poveri cristi” come il nostro povero barbone, certamente non protetto da nessuno, ma essere rigorosi ed efficienti anche nei confronti di altri “poveri cristi” che, magari meglio organizzati, magari meglio protetti, imperterriti da anni fanno a Cava e altrove quello che vogliono, come e quando vogliono, incuranti di tutto e di tutti: e anche le Forze dell’ordine, specialmente quelle preposte a questi tipi di reato, dovrebbero fare un poco di più, meglio e in maniera più imparziale, il proprio dovere, proprio per non essere accusate di parzialità e di far finta di non vedere le cose che non è comodo vedere.

In punto: il reato di accattonaggio non molesto è stato soppresso con sentenza della Corte Costituzionale del 1995, e il relativo articolo di legge è stato abrogato dall’art. 18 della legge 25.6.1999 proprio in virtù di quella sentenza (appena quattro anni dopo! ma vuoi mettere la velocità della politica italiana?);  è rimasto, però, l’arresto per l’aggravante della simulazione dello stato di infermità o sfruttamento dei bambini.

Ma non è mai stato soppresso l’obbligo dei Sindaci di emettere ordinanze in proposito: mi chiedo perché i Sindaci non l’abbiano mai fatto, e se l’hanno fatto (ma non sembra) quali risultati pensano di avere ottenuto.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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