Qualche giorno fa, su Radio 24, Alessandro Milan ha ospitato Paolo Berdini, urbanista e blogger de “Il Fatto Quotidiano” e il cavese Luigi di Domenico presidente del “Comitato Casa Sicura Associazione Ambiente e Territorio di Cava de’ Tirreni”, il quale ha, ovviamente, perorato la causa degli abusivisti e appoggia i tentativi di riaprire in Campania una specie di condono edilizio per evitare i minacciati abbattimenti.
La trasmissione mi ha fatto trasecolare per due motivi: il primo è che, contro l’abbattimento delle abitazioni abusive si può addirittura ricorrere al Presidente della Repubblica affinché, possa concedere “la grazia” (di questo, appunto, si tratta) onde evitare che la sentenza di abbattimento venga eseguita.
In questo paese accade di tutto, persino che il Presidente della Repubblica grazi un costruttore abusivo: non vedo, fra l’altro, cosa ci “azzecchi”, per dirla col mio amico Di Pietro, il Presidente della Repubblica in una questione di tale genere.
L’altro motivo è che, per l’ennesima volta, si tenta di riaprire, almeno in Campania, il condono edilizio, nefasta procedura grazie alla quale in Italia si è costruito dappertutto, anche dove non si poteva sia per salvaguardare paesaggio, ambiente, beni archeologici e quant’altro, sia per salvaguardare la stessa vita e incolumità degli abusivisti che hanno costruito anche in luoghi ad alto rischio, idrogeologico, sismico ed eruttivo: lo testimoniano le migliaia di costruzioni fatte sulla falde del Vesuvio e negli alvei dei fiumi.
Io ritengo irrisolvibile il problema dell’abusivismo, almeno per quelle costruzioni già edificate in quanto a Cava, come in tutta la Campania e come in tante altre regioni italiane: esso è diffusissimo e, proprio per questo, non si giungerà mai a risanarlo, tanto meno con gli abbattimenti, i quali, pure se si è tutti d’accordo a farli, sono inattuabili: come si fa ad abbattere, in Italia, migliaia di costruzioni abusive? E se pure volessimo farlo, quanti secoli ci vorrebbero, con i tempi biblici del nostro paese? E quanti soldi occorrerebbero, e chi pagherebbe?
Ci si dovrebbe preoccupare, piuttosto, di evitare ulteriori future costruzioni e il Governo, oltre ad evitare ulteriori sanatorie, dovrà far emanare predisporre leggi che non consentano il nascere di nuove costruzioni (spesso interi fabbricati!) abusivi, e richiamare le Forze dell’Ordine, affinché vigilino diligentemente sui territori, specie quelli più lontani dal centro, dove più facilmente, in quanto meno controllati, esse si realizzano, e sensibilizzando anche i cittadini a segnalare tempestivamente l’inizio delle stesse.
Tutto ciò sembra una ovvietà, ma il proliferare dell’abusivismo, in passato (ma anche ora) è derivato anche da ciò, oltre che, spesso, dalle lentezze burocratiche dei Comuni i quali, a fronte di richieste di edificazioni edilizie, quasi mai hanno dato risposte in tempi brevi, spesso non le hanno date, inducendo i cittadini bisognosi ad edificare, tante volte con il tacito assenso degli stessi “addetti ai lavori”, in molti casi “interessati” a rallentare o non dare risposte proprio per consentire quegli abusi: tanto, dicevano, prima o poi un condono sempre arriverà.
E venendo al problema dell’abusivismo a Cava esso non si distacca dalla realtà campana e nazionale.
A Cava de’ Tirreni, cittadina che si distingue per tanti aspetti dalle realtà circostanti, nei decenni trascorsi vi è stato un abusivismo edilizio eccessivo, derivante da tutto ciò che ho detto prima, con la complicità di personaggi cittadini che lo alimentavano a volte per il proprio tornaconto: spesso “suggerivano” di edificare, avvalendosi proprio del ruolo che rivestivano nella pubblica amministrazione.
Da decenni si conoscevano queste persone, ma solo una recente indagine delle Forze dell’Ordine, iniziata per una diversa tipologia di reato, ha portato alla “ufficiale” scoperta di tale realtà e alcuni di quei “personaggi” sono stati, finalmente, licenziati e incarcerati.
L’abusivismo edilizio a Cava ha fatto scempio del vasto territorio, contraddistinto da verdi colline che circondano il centro, con costruzioni di tantissimi immobili, anche di fabbricati, in zone ad alto rischio idrogeologico e, pertanto, le più recenti amministrazioni comunali, affrontando il problema, si sono attivate per abbattere almeno le costruzioni realizzate nelle zone a rischio.
Ma le cose in Italia vanno come vanno: eccessiva lentezza nelle decisioni, eccesso di burocrazia, difficoltà economiche, opposizione dei proprietari abusivi; non dimentichiamo che nelle ultime elezioni comunali fu addirittura fondato il “partito degli abusivi”, e il noto “personaggio storico” dell’abusivismo cavese venne pure eletto.
Il risultato è che, di fatto, è stato possibile abbattere solo poche costruzioni.
Ma, nonostante tutto ciò, le costruzioni abusive negli ultimi anni sono rallentate ma non sono cessate: né c’è tempo, uomini, mezzi ma, principalmente, non c’è una volontà politica per individuarle in corso d’opera o, se si fa, diventa difficoltoso evitare che, pure con sequestri e diavolerie legali varie, si portino a compimento.
E anche se, purtroppo questa è Cava, questa è l’Italia, questi siamo noi, non è giusto arrendersi anzi è indispensabile tenere sempre l’occhio vigile sul problema per evitare che si aggravi.