La banalità del male
In quale abisso di sentimenti e di valori può precipitare un giovane che scientemente istiga al suicidio un suo simile? Qual è la ragione, il motivo, ammesso che ci sia, di tanta abietta malvagità? In tutta onestà, ci riesce difficile trovare una spiegazione accettabile

E’ davvero sconvolgente e preoccupante la tragica vicenda del suicidio dello studente universitario Andrea Prospero. Lo scorso 29 gennaio fu trovato morto a Perugia, dove studiava Informatica. A quanto pare, più che altro sembra che si sia trattato un omicidio per così dire telematico. Ieri, infatti, è stato arrestato per istigazione al suicidio un 18enne romano. Sembra che attraverso il canale Telegram lo incoraggiasse in modo pressante a togliersi la vita dandogli indicazioni in tal senso. Un altro coetaneo, invece, che vive nel napoletano, è indagato per spaccio di farmaci. E’ stato quest’ultimo, secondo gli inquirenti, a vendere ad Andrea Prospero i prodotti a base di ossicodone e benzodiazepine che gli hanno poi provocato la morte. Di fronte a una simile vicenda si rimane basiti. Com’è possibile che un giovane si faccia traviare fino al suicidio? Ancor più, in quale abisso di sentimenti e di valori può precipitare un giovane che scientemente istiga al suicidio un suo simile? Qual è la ragione, il motivo, ammesso che ci sia, di tanta abietta malvagità? In tutta onestà, a così tanta perdizione ci riesce difficile trovare una spiegazione accettabile. Forse, una simile nequizia rientra in quello che Hannah Arendt definiva la banalità del male? Probabilmente sì. Ciò non toglie che tanta assurda turpitudine continui a farci paura.